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Quando brilla la tradizione, non l’invenzione pacchiana

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Certo, sono consapevole del divario tra il flusso turistico di Roma e quello di Forlì, eppure devo riconoscere come i romani sappiano garantire i numeri eccezionali del loro turismo, salvaguardando anche talune tradizioni cittadine, da tempo memorabile note a turisti di tutto il mondo. Una di queste tradizioni è sicuramente la fiera natalizia in piazza Navona, dalla Festa dell’Immacolata sino alla successiva ricorrenza dell’Epifania: una fiera di grande partecipazione romana e turistica, da sempre dedicata alla Befana, la vecchietta dei doni ai bambini nelle calze appese ai camini, ma, in realtà, figura di antiche origini pagane, propiziatrice di buoni raccolti agricoli nel nuovo anno.

Così, a Roma, città di 2,8 milioni di abitanti con 4,5 milioni di presenze quotidiane e oltre 15 milioni di turisti, tra italiani e stranieri, nel 2023, l’odierna Fiera della Befana a piazza Navona chiuderà con circa 720 mila visitatori, un flusso da capogiro, fra l’altro sorvegliato e assistito, in entrata e in uscita, dall’impegno lodevole delle forze dell’ordine e tanti volontari. Dunque, un evento di grande richiamo che offre ai turisti un viaggio nella tradizione natalizia romana dell’artigianato, della gastronomia, dei giochi e dell’intrattenimento: tutto nella splendida cornice barocca, adorna di suggestive fontane, della piazza monumentale, realizzata, a partire dall’inizio del Seicento, dalla nobile famiglia Pamphili sullo stesso spazio del precedente Stadio Domiziano di epoca romana.

La fiera di piazza Navona, ormai da oltre 150 anni, accoglie lo spirito, soddisfa la curiosità, i toni e i gusti di quanti desiderosi ancora di conoscere, vivere o anche soltanto curiosare il tradizionale Natale romano. Sopravvivono con successo il tirassegno con fucili ad aria compressa, quello “tre centri un premio” con palle di pannolenci contro barattoli su diversi piani, infine quello a freccette, forse il più frequentato; “ce sta a presa de’ collo de la paperella”, finta e con altre galleggiante in una vasca, “fortuna sta che er numero sul culo te dica bene per un bel premio”; fanno sempre il pienone i posti a sedere davanti al teatro dei burattini, mattatori Pulcinella, Arlecchino e Colombina, più spettacoli al giorno tra grida partecipative di bambini, non esclusi pure tanti sorrisi adulti.

Eppoi, bancarelle dell’artigianato laziale del legno, della terracotta, del piccolo abbigliamento di maglieria, camicie e camicette, berretti e cappelli, guanti e pelletteria; ancora, bancarelle di addobbi natalizi per albero e presepe; esposizione di giocattoli, antichi o di nuova inventiva, rigorosamente fatti a mano, pure con materiali di recupero, e, comunque, capaci di muovere la fantasia contro la soggezione al gioco elettronico. Infine, la bancarella della porchetta di Ariccia con la mela in bocca; quella della “fraschetta” con la mescita del Frascati; il banco dei dolci con le immancabili ciambelle al vino, i tozzetti alle nocchie ovvero le nocciole del viterbese e le superbe ciambelle dorate, appena un tuffo veloce nell’olio bollente della Sabina; chiudono i “croccantari e torronari “, veloci a spatolare sul marmo croccante e torrone di ogni tipo.
È una fiera che prende, coinvolge, ti scioglie in bocca tanto sapore del Natale a Roma, spinge il turista a tornare a casa con un acquisto in piazza Navona, magari la “mela stregata”, un pomo rigorosamente rosso, caramellato e infilzato da un bastoncino dentro un cellophane trasparente.

Ecco, la mela stregata è il simbolo magico della fiera a piazza Navona, pronta al morso di chiunque abbia gusto della vita, di tanti sogni ancora. Ve lo immaginate se uno svedese o un canadese o un cinese trovasse in piazza Navona una pista di ghiaccio, come quella forlivese in piazza Saffi? Riderebbe della maldestra trovata, proprio da provincialotti, di fargli trovare del ghiaccio tarocco rispetto a quello sicuramente meglio reperibile a casa propria! Anni fa, qualcuno propose maggiori luminarie e nuovi giochi luce in piazza Navona durante la fiera natalizia: nacque una diffusa protesta dei romani e dei turisti, assecondata pure da un parere negativo della locale soprintendenza ai monumenti: si sarebbe offesa la vista materiale e la considerazione immateriale della monumentalità della piazza, unica e suggestiva, di giorno come di notte. Questa è saggezza, non la sconsideratezza forlivese di tanto esibizionistico sfoggio, improprio e senza tradizione, di tante luminarie che fanno di piazza Saffi una volgare Las Vegas natalizia attorno ad una miseruccia, solo patetica pista di ghiaccio per sognare la Lapponia, dimenticando il nostro Natale e la nostra città.

Franco D’Emilio