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“Il biennio nero” e “Noi che siam stati partigiani”

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Ultimo aggiornamento:

Due eventi dell’Anpi caratterizzeranno i primi giorni di novembre. Venerdì 3, alle ore 21,00 alla sala Don Bosco in via Ridolfi 29 a Forlì, presentazione del docu-film “Il biennio nero“. Interverranno l’autore, Lorenzo K. Stanzani e Miro Gori, presidente Anpi Forlì Cesena.

Lunedì 6 novembre, alla sala di Dioniso, a Casa Saffi in via Albicini 25 a Forlì presentazione del libro di Carmelo Pecora “Noi che siam stati partigiani” alla presenza dell’autore che dialogherà con Miro Gori. Introduce Vico Zanetti, Anpi Forlì.

Il Bienno nero. Il docufilm ricostruisce l’ascesa del fascismo attraverso la violenza squadrista, che nel primo dopoguerra si manifestò con particolare virulenza sul territorio emiliano e romagnolo, in cui le organizzazioni contadine e il movimento operaio erano più radicati. Accompagnati dalla troupe di ripresa, una ventina di alunni delle Scuole medie “Guido Reni” di Bologna hanno fatto un viaggio incontrando quattro narratori speciali (Donatella Allegro, Miro Gori, Moni Ovadia, Bruno Stori) che nei luoghi emblematici di alcune città hanno illustrato loro la nascita e lo sviluppo della violenza squadrista fino all’instaurarsi della dittatura. La voce fuori campo, che introduce ogni tappa con l’ausilio di filmati di repertorio, è quella dello scrittore Pino Cacucci.

Il viaggio è suddiviso in cinque momenti:
“Battesimo” a Bologna: l’assalto squadrista del 1920 per impedire l’insediamento della giunta socialista e la strage di Palazzo D’Accursio;
“Egemonia” a Ferrara: conquistata dagli squadristi, la provincia più rossa della regione vede convertirsi al fascismo ampie masse di popolazione;
“Radici” a Forlì: la terra natale di Mussolini, dove tutti lo conoscevano come agitatore socialista e dove tornò da fascista con le camicie nere;
“Capitolazione” a Ravenna: la presa della città nel luglio 1922 da parte di Italo Balbo e la distruzione del movimento cooperativo;
“Resistenza” a Parma: l’unica città che respinse gli squadristi grazie all’unità delle forze antifasciste e all’organizzazione militare degli “Arditi del Popolo”.

Noi che siam stati partigiani propone tre storie, una al femminile e due al maschile, tutte romagnole, e ambientate a non molta distanza o nei pressi della linea Gotica che fu, come è noto, l’ultimo baluardo tedesco e “repubblichino” contro le armate alleate che risalivano da sud per dilagare nella pianura Padana, e vide un’intensa attività partigiana con terribili orrori, stragi ed eccidi perpetrati dai nazifascisti. Raccontate, alternando la prima o la terza persona, le storie incrociano la grande storia dove trovano un posto degno. Ma eccone i protagonisti. Mario Bonazza, classe 1928, nome di battaglia Calipso, partigiano ravennate, di Marina di Ravenna per l’esattezza, combattente col leggendario comandante Bulow, Arrigo Boldrini, 28ª brigata Garibaldi. Sergio Giammarchi, forlivese, sale in montagna con Adriano Casadei per unirsi alla banda di Silvio Corbari. Nara Lotti, staffetta partigiana di Santa Sofia, si schiera, sull’esempio dei fratelli combattenti nella Resistenza, contro la prepotenza criminale dei nazifascisti: durissime ma letterariamente bellissime l’infanzia e la giovinezza di questa donna che non piegò mai la testa (dalla prefazione di Gianfranco Miro Gori).