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Sempre al palo la Casa del Fascio di Predappio

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Ultimo aggiornamento:

Resta al palo, bloccato il restauro della ex Casa del Fascio di Predappio, splendido edificio pubblico del Ventennio, espressione di inconfondibile architettura razionalista, soprattutto manufatto particolare e unico, come lo fu ogni sede di rappresentanza e servizi del Partito Nazionale Fascista, realizzata dappertutto in Italia e, persino, in qualche nostro territorio coloniale.

Il 1 aprile scorso scrivevo per questa testata l’articolo “Solita fuffa sulla Casa del Fascio di Predappio”, oggi potrei titolare “Inevitabile muffa sulla Casa del Fascio di Predappio: niente è cambiato; continua il silenzio, al riguardo, dell’attuale amministrazione comunale predappiese; si percepisce sempre di più una tacita intesa omertosa fra tutti i protagonisti, diretti e indiretti, pubblici e privati, su questo restauro, tanto strombazzato al suo annuncio, ma nella sostanza delle cose rimasto al nastro di partenza.

Il 1 aprile scorso si dicevano conclusi gli studi d’indagine della struttura della Casa del Fascio; con l’assegnazione ad una ditta di Roma si affermava chiusa la lagna di mesi per la gara d’appalto, relativa alle opere di ristrutturazione; il sindaco di Predappio, quasi giulivo, annunciava tanto vagamente e sempre con le mani avanti, come nel suo stile di basso profilo, che i lavori sarebbero iniziati entro qualche mese, se non vi fossero stati intoppi, tutto con il pizzico di arrendevole rassegnazione del suo conclusivo “Se son rose fioriranno!”

Di rose ne sono fiorite a bizzeffe, di acqua sotto i ponti n’è trascorsa così tanta da tracimare in una disastrosa alluvione del Forlivese, frane su frane hanno compromesso le colline di Predappio, solo la Casa del Fascio è rimasta salda nella vergogna del suo abbandono all’incuria e del suo sfregio alla storia, ormai da ben ottant’anni.

Sabato scorso, 23 settembre, quasi sei mesi dopo, mi sono recato all’Archivio di Stato di Forlì per una conferenza dell’architetto Giancarlo Gatta, uno dei protagonisti del progetto di restauro dell’edificio predappiese. La conferenza, inserita nelle Giornate Europee del Patrimonio, presentava un titolo davvero allettante, ancora capace di suscitare qualche estrema speranza “Patrimonio a Forlì e dintorni tra restauri e carte d’archivio, il caso dell’Ex Casa del Fascio e dell’Ospitalità di Predappio”: interessante il percorso di memoria storica sull’edificio da parte del relatore; nessuna novità, invece, riguardo al “work in progress”, all’andamento del restauro, praticamente ancora da iniziare quegli interventi di miglioramento sismico e di rifacimento dei solai, già nell’annuncio del sindaco il 1 aprile scorso. I soldi per tali primi interventi, circa 2,6 milioni di euro dei 3,5 milioni iniziali, decurtati di 900 mila per spese progettuali, già esistevano ad aprile scorso, non si capisce, dunque, perché niente sia iniziato. Forse, gli zecchini sono stati affidati a Pinocchio perché li seminasse nel Campo dei Miracoli per averne piante, ogni foglia un euro in più a copertura dei lavori per la Casa del fascio di Predappio?

Riconosco di aver, perlomeno, udito dall’architetto Gatta qualche cenno, seppur fumosamente vago, sulla destinazione d’uso finale dell’edificio, una volta restaurato, campa cavallo che l’erba cresce! Non solo non si sa di un inizio lavori, ma addirittura, non si sa come utilizzare l’edificio restaurato: come dire, salgo in treno e parto senza sapere dove andare e cosa fare al mio arrivo.

Il restauro della Casa del Fascio di Predappio è come una partita di calcio senza inizio perché, al momento, il pallone è bucato, sgonfio di finanziamenti, di determinazione della politica locale, regionale e nazionale, infine di opportuna, costante informazione ai cittadini, all’opinione pubblica, invece rigorosamente tenuta all’oscuro di tutti.

So di rischiare l’infondata accusa di apologia del Fascismo, ma i documenti storici sono innegabili, ancor di più se numerosi e tra loro correlati sul medesimo oggetto: nel periodo 1927-1928 il regime realizzò la Via del Mare da Roma ad Ostia, addirittura sotto il frequente controllo di Benito Mussolini in cantiere; completò con 7 chilometri di gallerie, si pensi alla tecnologia allora disponibile, la ferrovia Roma-Napoli, iniziata nel lontano 1907; costruì la strada e il primo esteso complesso abitativo del centro turistico e sciistico del Terminillo, ancora oggi felicemente attivo e prospero.

Potrei aggiungere ancora, ma mi fermo qui, troppo umiliante il raffronto tra un passato del fare e il presente dell’incertezza, solo scartoffie, chiacchiere e mancanza di nerbo. So soltanto che il restauro della Casa del Fascio di Predappio è una pluridecennale vergogna politica che mena il can per l’aia, piglia per il naso cittadini e contribuenti, innanzitutto quelli predappiesi. Ad maiora!

Franco D’Emilio