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A Predappio verso il centenario di un’erezione fascista?

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Casa del Fascio, entro 45 giorni l’inizio lavori. Predappio, i primi interventi nello stabile chiuso da ottant’anni consistono nel miglioramento sismico e nella messa in sicurezza”. Questi, stamattina, sulla cronaca locale il titolo e sottotitolo di una notizia trita, logora, quasi un rivo carsico che periodicamente emerge e scompare sulle dolci colline predappiesi. Miglioramento sismico e messa in sicurezza? Ancora lo stesso falso annuncio di mesi fa, persino di più di un anno fa, come dire se non è zuppa è pan bagnato?

Poi, il piatto forte dell’articolo, si fa per dire, in realtà la solita polpetta di lesso riciclato in un sugo dal colore, ormai, itterico: “…finalmente venerdì (4 agosto 2023, n.d.a.) consegnati i lavori per il restauro dell’ex Casa del Fascio di Predappio… Tre gli atti formali della consegna: lettura dell’atto di consegna lavori fra l’ufficio tecnico comunale e i diversi progettisti che hanno anche l’incarico della direzione lavori dello Studio Valle di Roma…; sopralluogo sull’immobile di 2700 metri quadrati dei tecnici dello Studio Valle, dei tecnici comunali col sindaco Roberto Canali e con la ditta Sapit di Roma, che ha vinto l’appalto; consegna delle chiavi dell’edificio… la spesa del primo lotto di lavori? 2,2milioni di euro, sui 3,5 milioni a disposizione da anni… Dalla data di consegna la ditta ha 45 giorni per iniziare i lavori, cioè entro settembre prossimo. Poi restano a disposizione 450 giorni per i lavori”. L’ennesimo raccontino di una consegna, questa la novità quando, invece, non c’è davvero niente di nuovo sul fronte predappiese, per dirla un po’ con le parole di Erich Maria Remarque?

Eppure, Roberto Canali sindaco di Predappio, ancora insiste nella logora tiritera: “Se tutto andrà bene entro il 2024 la ditta dovrebbe terminare i primi lavori, che consistono nel miglioramento sismico e nella messa in sicurezza dello storico immobile“. Dunque, ancora al palo del miglioramento sismico e della messa in sicurezza? Come, d’altronde, al palo, ancora di seguito, le solite considerazioni, stantie e indigeribili, “Bambole, non c’è una lira”, sui finanziamenti insufficienti, immutati da tempo, per i quali si continuerà a cercare col cappello in mano?

Ma la ciliegina sulla torta, ormai rancida, della stanca vicenda del recupero dell’edificio del Ventennio predappiese, è la risposta del sindaco alla domanda a quale uso sia destinata la recuperanda Casa del Fascio: “In questo momento partiamo e poi vedremo come vanno i lavori e i finanziamenti successivi. Dopo anni di tante parole e discussioni, siamo arrivati ad un punto fermo: si apre il cantiere“. Tutto qui, solo il punto fermo dell’apertura del cantiere che tanto odora di punto morto. Neppure una vaga idea cosa fare del magnifico edificio razionalista, una volta recuperato all’uso? Quindi, si naviga a vista, senza un fine, una rotta: davvero ignaro e incauto, allora, quel progettista che ha schizzato recentemente la sala d’ingresso di un ipotetico museo, presumo nella ex Casa del Fascio.

Ci rendiamo conto cosa dice un amministratore pubblico: a Predappio si parte senza sapere dove andare! Chiudo amaramente sull’interrogativo finale dell’articolo spulciato ovvero “Si arriverà a vedere la seconda inaugurazione il 21 aprile 2037, in occasione dell’anniversario della prima?”, come dire nel centenario dall’inaugurazione della Casa del Fascio, avvenuta il 21 aprile 1937. Ancora tempo, 13 anni di rinnovata e incerta attesa! Forse, si punta alla celebrazione centenaria dell’erezione, per l’uso di questa parola rimando al significato 1 del vocabolario Treccani, del monumentale edificio?

Comprendo cosa nel paese natale del Duce possa rappresentare il centenario della memorabile e, nonostante tante avversità della storia, duratura erezione di un edificio pubblico come la gagliarda e turrita Casa del Fascio, ma penso che i tempi attuali non abbiano affatto pari tempi e vigore erettivi del fare e concludere. Tutt’altra cosa dalla capacità fascista d’erezione di innumerevoli opere pubbliche: erezioni d’altri tempi, proprio da “anni ruggenti”!

Franco D’Emilio