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Immigrati a colpi d’accetta a Forlì

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Ultimo aggiornamento:

Nel tardo pomeriggio di ieri, mercoledì 7 giugno, nel centro storico di Forlì, più precisamente all’inizio di corso Mazzini, davanti al porticato degli uffici finanziari, una scena terrificante si è offerta agli occhi di cittadini attoniti: alcuni immigrati nordafricani si sono affrontati con inaudita, accanita violenza a colpi di bottiglia, ma pure con pericolose armi da taglio, uno addirittura con un’accetta alla ricerca di colpi mortali sull’avversario.
Uno spettacolo indegno, come ogni atto criminale, contro la vita, la storia, i costumi della città di Forlì. Per un pelo non c’è scappato il morto!

Probabilmente, un regolamento di conti per motivi certo illegali, un episodio vergognoso che conferma la sfida di parte dell’immigrazione al rispetto delle nostre leggi, quindi in barba ad ogni impegno di integrazione. Qualcuno ha girato un video, ampiamente diffuso in rete con grande sconcerto dei tanti che lo hanno visto e ancora lo vedranno nelle prossime ore. Per carità, partendo da quanto accaduto, non voglio affatto generalizzare e pretestuosamente trattare il problema degli immigrati a Forlì alla stregua di “tutta l’erba un fascio”.

La scena di tanta sfacciata criminalità conferma, però, il fallimento, pure a livello locale, della bontà delle attuali politiche immigratorie che rischiano con il loro lassismo di accogliere “cani e porci”, dunque persone rispettabili e di buona volontà assieme ad altre che, seppur poche, risultano di pregiudizio alle prime per la loro condotta deviante, disprezzabile, perlopiù fuori dalla legge. In pieno giorno, sfidare a colpi d’accetta la vita e le istituzioni di Forlì significa un atto di intimidazione a chiunque voglia, perché ne ha il diritto, vivere serenamente la sua città: non è minimamente ammissibile che in casa altrui, non esito minimamente su questo concetto, qualcuno, fra l’altro ospite, si comporti con protervia, minacce e violenza.

Costoro vanno individuati, condannati e spediti a scontare la pena nelle “accoglienti, disumane” carceri dei paesi d’origine: il tono dell’ossimoro aggettivale rende bene l’idea, altro che il ritorno presto in libertà, grazie alle smagliature della giustizia italiana!
L’accaduto di ieri a Forlì è l’ennesima dimostrazione dove abbia condotto la permissiva accoglienza dei governi di centrosinistra; dove rischi di condurre l’attuale titubante e cerchiobottista politica migratoria del governo di centrodestra, ora al governo; dove porti tanta incondizionata gestione, premurosa perché interessata, dell’immigrazione da parte di associazioni, cooperative, cattoliche e laiche, che non ammettono alcun filtro, scrematura, contingentamento selettivo degli immigrati nei paesi d’origine; dove, infine, conduca l’inavveduta ingerenza del Vaticano che sul problema dell’immigrazione in Italia interviene spessissimo, sempre dimentico quanto sia inopportuno pronunciarsi su problematiche che restano solo nelle difficoltà altrui.

Qualcuno mi dirà che la Chiesa assolve la sua missione oltre ogni frontiera, cosa questa che, ormai, non convince più da molto tempo né me né tantissimi italiani: eppoi, aiutare e dare carità al costo di danni, difficoltà agli altri non mi pare minimamente esemplare.
L’accaduto di ieri richiama anche le responsabilità dell’amministrazione cittadina che, pur nei limiti angusti delle sue competenze sull’immigrazione, manca di controlli più efficaci, pure su concessioni, agevolazioni al mondo degli immigrati. Negli anni, anche a Forlì, tanto sono cresciuti i margini dei diritti degli immigrati quanto, invece, sono diminuiti quelli dei forlivesi in difficoltà: dalla casa al lavoro; dalla sanità all’assistenza sociale, come dimostra un’attenta ricognizione di casi dell’uno e dell’altro ambito.

Non bastano, comunque, maggiori controlli da parte delle forze dell’ordine né è sufficiente l’inasprimento delle pene. Occorre una legge seria di controllo dell’immigrazione e, in modo particolare, un sistema inderogabile di norme sull’integrazione sociale, culturale, religiosa degli immigrati, al fine di escludere ogni possibilità di franchigia.
Chi immigra in Italia deve diventare partecipe e rispettare l’identità italiana, non mi hanno mai convinto e mai mi convinceranno coloro che menano il can per l’aia della società multietnica: si rischia di lasciare spazio e voce proprio a chi, sprezzante di tutto, ieri girava per Forlì con la minaccia di un’accetta in mano.

Franco D’Emilio