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Dopo l’alluvione a Forlì serve la bagarre delle polemiche?

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Ultimo aggiornamento:

Sono molto preoccupato e deluso. La situazione di Forlì nei giorni del pesante post alluvione sembra davvero ricalcare la locuzione latina “Mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata”, probabilmente tratta dalle Storie di Tito Livio in riferimento alla richiesta di aiuto dei saguntini, assediati dal cartaginese Annibale nel 219 a.C. Proprio così, nella capitale governo e sindaci della Romagna disastrata si sono oggi incontrati per una comune strategia nel pianificare la resurrezione, di questo realmente si tratta, dalla rovina, ma l’incontro è stato ampiamente infruttuoso: rassicurazioni tante, altrettanto i progetti d’intesa, ma scarsi i risultati, ancora oggi limitati al primo intervento di soccorso, nulla di più.

I 2,2 miliardi di euro, subito resi disponibili, sono dimagriti ad 1 miliardo e 700 milioni; manca, anche solo in bozza, un piano concreto di aiuto alle imprese colpite; le famiglie senza più niente sono veramente disperate; la viabilità delle zone pedemontane appenniniche resta precariamente ristabilita o tuttora impraticabile senza che si sappia da che parte rifarsi e con quale modalità, priorità d’intervento.

Intanto, nelle previsioni dei sindaci e del governo avanza sempre più l’idea che per risollevare la Romagna dalla sventura occorrano sicuramente più di 10 miliardi di euro e bisogna spicciarsi per evitare che crescano i costi degli interventi di ripristino temporaneo.
In aggiunta, il governo temporeggia sulla nomina importante del commissario dell’emergenza, lasciando spago ai maneggi politici attorno a questa designazione.
Inevitabili la preoccupazione e la delusione della Romagna alluvionata: ancora una volta, il divario tra la realtà, il cosiddetto “paese reale”, e la politica rischia di allontanare la fiducia della gente nelle istituzioni e chi le compone e le rappresenta.

Non scrivo tutto questo né in chiave antigovernativa né di supporto alle critiche dell’opposizione perché, come tanti forlivesi e romagnoli, non sono incline a perder tempo con miserabili forme di sciacallaggio o rivalsa politica, assolutamente fuori luogo in questo frangente: governo e opposizione comunale, destra e sinistra devono fare fronte comune, come chiedono tutti i cittadini. Crediamo davvero che sia esemplare fare del post alluvione l’occasione di un regolamento di conti per trascorsi affronti subiti da chi allora a capo dei Comuni e, oggi, invece all’opposizione?

Crediamo davvero che i forlivesi disastrati possano condividere, apprezzare atteggiamenti offensivi, pure di mediocre bullismo politico, da parte di chi governando non ammette il diritto di critica altrui. Suvvia, signori del Palazzo, dignità nel rispetto dei cittadini che vi hanno dato mandato di governo od opposizione. Non è tempo di sterili polemiche o baruffe né di menare il can per l’aia!

Sono deluso e preoccupato perché la palpabile ostilità politica tra le parti, a Forlì come negli altri Comuni romagnoli colpiti, rischia di lasciare più soli, nell’ansia delle soluzioni, i sindaci, travolti da un’eccezionalità emergenziale, sociale ed economica, senza precedenti.
Sui volti del sindaco forlivese Zattini, del cesenate Lattuca, del faentino Isola sino al piccolo municipio pedemontano nelle mani del giovane, avveduto sarsinate Cangini leggo tanta stanca apprensione, forse anche il drammatico interrogativo se ce la faranno ad uscire da tanto disastro: lasciarli soli, assediati e condizionati dalla, spesso pretestuosa e infida, bagarre politica delle comari di partito significa rendere più difficile il loro ruolo di rappresentanza universale di tutta la comunità contro l’avversità.

Al momento giusto, non ora, verrà pure il tempo per le critiche e l’eventuale resa dei conti, adesso è l’ora di una sola, inevitabile intesa trasversale per la rinascita delle città, dei Comuni romagnoli. Certo, non sono mancate le inefficienze nei soccorsi, ma qualcuno, qualunque sia il suo colore politico, può onestamente dire che avremmo potuto fare diversamente? Prima di dare solo fiato ad una sterile bagarre politica ascoltiamo e interroghiamo la nostra coscienza, sicuramente salva dal fango, anche grazie ai tanti giovani, forse maldestramente, come taluno dichiara, ma con tanta responsabilità e spontanea “chiamata alle armi” corsi in aiuto di tutti noi, della nostra storia e del nostro futuro che pretendiamo ancora più certo e sereno sotto il sole di Romagna.

Franco D’Emilio