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In teatro a Galeata il gran finale del candidato Ferretti

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Venerdì sera, 5 maggio, pure a Galeata riecheggiava ancora nell’aria l’Ei fu di manzoniana memoria, certo non di buon auspicio per chi, ambiziosamente e oltre misura, candidatosi a sindaco, pur se prestanome e sotto dettatura, di quel Comune. Tuttavia, Giorgio Ferretti ha presentato lo stesso “ProgettiAmo Galeata”, la sua lista elettorale di tanto ruffiano, dichiarato amore, ma, soprattutto, opportunistica perché solo a tutela di ristretti interessi ed opportunismi personali, dunque di particolari conventicole, da tempo, a detta di tanti galeatesi, padrone indiscusse del paese, tanto che senza di loro non si muova foglia.
Manifestazione in teatro con un pubblico esiguo, poco più di 30 persone, pochi i galeatesi, numerosa la claque d’importazione, insomma per Giorgio Ferretti, tanto irriducibile a schiodarsi, uscire di scena e levare il disturbo, quasi un debutto in sordina alla “io, Poldo e Baffino”.

Forse, l’astuto Ferretti, pane e volpe ogni mattina, confidava che la presentazione per ultima della propria lista potesse riservagli la scena conclusiva e incontestata di chi, ormai, può solo sperare “beati gli ultimi perché saranno i primi”. Ho guardato a lungo le varie foto, inviatemi dai miei “agenti all’Avana”: allineati sul palco, i volti della squadra ProgettiAmo Galeata sono senza sorriso, perlopiù guardano in basso, due si alternano nel reggersi il capo nella sconsolazione di “chi, cazzo, me l’ha fatto fare!”, solo un simpatico occhialuto insegue, lontano e avanti a sé, un improbabile orizzonte sereno.

Atmosfera sfigata, triste, inevitabile quando tutti assieme si deve temere la spada di Damocle, pure qualcuna di più, pendente su taluna testa della stessa squadra. Nella foto di un quotidiano locale, che fa tanta ufficialità, non si vede la dottoressa Elisa Deo, sindaco uscente sul viale del tramonto, notissima senza misura, ora candidata nella lista del buon Ferretti. Sfidando la mia miopia, l’ho cercata invano, rassegnandomi che, magari, fosse nella buca del suggeritore ad imbeccare giuste parole ai candidati sul palco, costretti nella difficile condizione pirandelliana di poco più “Sei personaggi in cerca d’autore”, un autore vero, però, non certo Ferretti.

L’intervento dell’oltremodo aspirante sindaco Ferretti è stato una crescente galoppata di promesse, progetti, rivendicazioni e promesse personali, tutto condito dal richiamo che egli sa come si fa, è esperto di pubblica amministrazione, quindi è l’unico coi numeri giusti.
Mi è parso davvero la cattiva imitazione del “ghe pensi mi” del milanese sbruffone nella parodia del grande attore comico Tino Scotti, i giovani lo cerchino in rete, ne vale la pena: peccato, però, che Tino Scotti sia passato anche alla storia della pubblicità per la battuta “basta la parola”, riferita ai benefici del purgante Falqui, forse, ora, pure miracoloso contro la stitichezza indotta da tanta immodestia e autoreferenzialità ferrettiana! Eppoi, quella cadenza ossessiva di Ferretti: io, io, al massimo mutato nell’equivalente, ma più ambizioso e pretenzioso plurale maiestatis di noi, noi, noi.

Ferretti, comunque, ha saputo sollecitare l’acquolina in bocca, in modo particolare a chi sa intendere, con la sua proposta di un nuovo piano urbanistico generale; addirittura l’ha sparata grossa con la cattedrale nel deserto di un nuovo stadio con un’agevole pista di atletica: difficile crederci dopo la già infelice, pericolosa rotonda stradale di Pianetto.
Nulla più ha arrestato la foga del candidato Ferretti che si è fatto prendere la mano, ha pensato di anticipare e sbaragliare tutti; dunque, ha gettato la sfida sul ponte di Mercatale, subito sbagliando clamorosamente: il ponte nuovo non sostituisce affatto un’opera del 1600, come dichiara l’ambizioso aspirante sindaco, bensì un ponte risalente a dopo il 1850.

Inoltre, non si può liquidare il processo in corso sul ponte di Mercatale con le parole del Ferretti “Siamo puliti. Il ponte lo abbiamo ricostruito dove è sempre stato fin dalla metà del 1600.” Sic et simpliciter? Eppure, stando agli atti giudiziari, chi fa questa affermazione è sotto processo per falso in atto pubblico e non conformità dell’opera ovvero per qualcosa ben diverso e più grave della localizzazione del nuovo manufatto. E, quale ex funzionario dello stato, mi permetto anche di aggiungere che il falso in atto pubblico è uno dei reati più gravi contro la Pubblica Amministrazione e i cittadini, compresi quelli di Galeata.
Ferretti lancia la sfida del suo ricorso contro l’eventuale condanna in detto processo?
Non bleffi, esercita solo il legittimo diritto ostativo di ogni cittadino. Chissà se, allora, dovrà, però, sostenerne le spese di tasca propria.

Ancora, il buon Ferretti ha proclamato la libertà della sua lista dai condizionamenti della politica e dei partiti, così senza pudore alcuno, ignorando come Elisa Deo, ora con lui, abbia negli ultimi anni saltato da un partito all’altro, spesso recando sfortuna a tanti suoi incauti estimatori. Tocchi ferro il candidato sindaco, visti i precedenti di tanta madrina.
Adesso Ferretti e Deo, non possono fare diversamente, si cimentano in un giochetto delle parti che, tuttavia, a Galeata tutti hanno compreso, quindi non si faranno buggerare: l’uno dice di aver chiesto una mano all’altra, quest’ultima dichiara di aver detto sì, davvero la storia commovente di promessi sposi politici, contrastati dalla cattiveria e del malanimo in paese, forse pure da qualche penna graffiante, niente affatto dimentica di alcuni puntini sulle i in sospeso.

Ferretti e Deo sono veri personaggi collodiani, il gatto e la volpe, che con il campo dei miracoli e degli zecchini d’oro nei pressi di Acchiappa-citrulli ci provano ancora con la brava gente di Galeata. Ho sentito e letto, infine, su competenze specifiche a ciascun candidato della lista di Ferretti: qualche caso mi ha dato la stessa impressione che può suscitare l’affidamento di un centro trasfusionale ad un vampiro! Al voto, al voto per ridare serenità a Galeata!

Franco D’Emilio