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Emergenza climatica. Europa Verde: “Serve cura del territorio non altro cemento”

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«La Romagna è sott’acqua, le violente piogge cadute nelle ultime ore hanno provocato in molte zone lo straripamento dei fiumi con le tragiche conseguenze che ben conosciamo: lutti, danni, devastazioni. La natura ha leggi che non ammettono violazioni o sottovalutazioni, chi ci governa dovrebbe saperlo, ma si continua imperterriti a ignorarlo. I cambiamenti climatici sono in atto e le popolazioni ne pagano le conseguenze, che sono sempre più visibili: da anni ormai periodi di siccità e temperature sempre più elevate che inaridiscono le terre e compromettono i raccolti si alternano a fenomeni meteorologici di intensità crescente, che provocano frane e alluvioni» è il commento a due voci di Cristina Mengozzi e Alessandro Ronchi coportavoce di Europa Verde Forlì Cesena.

«L’ennesimo rapporto dell’IPCC appena pubblicato avvisa che non c’è più tempo e occorre cambiare da subito e radicalmente i modi con cui si alterano gli ultimi precari equilibri del clima. Ciò nonostante non solo si continua come prima, anzi, con la scusa del riscaldamento globale e dell’urgenza, si salta ogni pianificazione e ogni valutazione ambientale per fare opere sbagliate e controproducenti. Sembra che la natura abbia voluto darci un avvertimento, proprio qui, da noi, nella zona più colpita che appare essere il ravennate, proprio il luogo che viene destinato per i prossimi decenni allo sviluppo dell’uso dei combustibili fossili, all’insediamento del rigassificatore, alla costruzione di una nuova ragnatela di tubi per il gas che da Ravenna si dirama ovunque, alle nuove trivellazioni, allo stoccaggio sia di Gas sia di CO2 nei pozzi e così via» continuano gli esponenti dell’Europa che ride.

«Mentre l’Eni la fa da padrone e detta la linea, altre misure insensate vengono proposte o attuate, si dice per porre rimedio a ciò che sta accadendo: nuove dighe, propongono all’unisono Salvini e gran parte della opposizione nazionale e locale, invece di accelerare i processi di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua restituendo ai fiumi spazi sottratti dalle insensate urbanizzazioni del passato o delocalizzare insediamenti oggi in posti sbagliati o pericolosi. Mentre si continuano a piantare kiwi nelle campagne e coltivazioni idroesigenti, si asfaltano e urbanizzano, impermeabilizzano centinaia di ettari di territorio, a cominciare da Ravenna che ha visto in un paio d’anni raddoppiare l’urbanizzato costruito in 60 anni lungo la costa» insistono Ronchi e Mengozzi.

«Mentre emerge la necessità di una pianificazione rigorosa, fondata sul rispetto degli elementi costitutivi del territorio e del paesaggio, non solo si fanno leggi come quella urbanistica regionale che annullano la pianificazione stessa, sostituendola con accordi fra gli imprenditori e le amministrazioni pubbliche, dettati dagli interessi dei primi. Temiamo che l’attuale governo voglia cogliere ancora una volta, con la scusa del disastro appena verificatosi, l’occasione non solo per riproporre le opere sbagliate di sempre ma intenda mettere in campo ancora i commissari, per operare con dichiarazione di stato di emergenza, al di fuori di ogni regola o principio. Tutto ciò, ovviamente, senza comprendere l’interdipendenza dei fenomeni e che la stessa urgenza di cambiare metodo impone comunque misure adeguate, diverse da quelle che ci hanno portato fin qui» concludono Cristina Mengozzi e Alessandro Ronchi.