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A Forlì faccia tosta della politica sulla rovina dell’alluvione

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Ultimo aggiornamento:

Non abbiamo ancora sepolto tutte le vittime, nei quartieri colpiti continua il lavoro di rimozione del fango, ora più difficile per la sua essiccatura, e in tante case forlivesi resta la disperazione di quanti, seduti ad un tavolo, testa fra le mani, s’interrogano come e cosa fare per ripartire. È l’angoscia che passa attraverso le case, gli esercizi commerciali, le officine, le fabbriche stesse, insomma attraverso tutto il tessuto sociale ed economico, gravemente compromesso dall’alluvione. Problema davvero esistenziale di tanti forlivesi, giovani, anziani e piccoli, che non può sottovalutarsi e va supportato anche con aiuti, motivazioni di sostegno psicologico, solidaristico.

In momenti di grande fragilità e sconforto la persona colpita cerca di recuperare l’intimità di quattro pareti domestiche, la ripresa del proprio lavoro, fonte economica adesso più che mai necessaria, o quella dei propri studi per evitarne rinvii o, nel peggiore dei casi, una possibile interruzione. Bene, con tanta accoratezza il sindaco Gian Luca Zattini ha sempre colto, espresso questa condizione della gente colpita e altrettanto umilmente si è interrogato, si interroga, in coscienza e pubblicamente, se tutto venga fatto al meglio per togliere tanti forlivesi alluvionati da questo loro attuale, amaro disagio. Ogni forlivese di buon senso, indipendentemente da come la pensi o voti o militi politicamente, sa che in tutte le fasi di uscita e recupero da una catastrofe, come quella trascorsa, va stabilità più che mai una scala di priorità ed opportunità sulle modalità di intervento: prima, le cose serie di prima urgenza e necessità sociale; solo dopo le attività complementari, dunque non essenziali perché accessorie, come lo sport, gli spettacoli, le varie attività ludiche e culturali.

A Forlì, ancora di più adesso, priorità ed opportunità devono essere le due linee guida di un’esemplare e, soprattutto socialmente equa scelta di valore democratico per uscire dal fango e dalla rovina, innanzitutto garantendo i più deboli, i più colpiti. Insomma, il superfluo può e deve attendere; tanti, io stesso, siamo stati coinvolti in una dolorosa sottrazione personale di pace e prospettiva futura. Diversamente, la pensa Albert Bentivogli, imprenditore e dirigente sportivo, pure con la responsabilità politica di consigliere comunale della Lega a Forlì, come ho appreso da un video, postato da lui stesso postato su Facebook ed inviatomi da numerosi amici o miei lettori, indignati da tanta inopportunità.

Posso ammettere che tutto sia stato fatto dall’interessato in buona fede, senza pensarci, magari rifletterci sopra, ma la cosa risulta, comunque, grave perché sconsiderata, offensiva verso la città di Forlì e i cittadini alluvionati. In questo video Albert Bentivogli ha messo, di proposito e incautamente, la faccia ad una sua triplice, infelice cantonata quale cittadino, dirigente sportivo e rappresentante delle istituzioni. Un frontale terribile, infelice, fuori luogo e tempo, quindi ancora più grave per un politico che così ha dimostrato inconsistente sensibilità umana e civica. Sulla scena di una palestra il nostro Bentivogli in video propone tre tipi di allenamenti, denominati rispettivamente, pensate voi, “tin bota”. “Romagna mia”, infine “Chi burdel de paciug”! Quale brillante originalone!

Ci rendiamo conto, ha sfruttato il richiamo identitario romagnolo, così caratterizzante i soccorsi e la liberazione dal fango, per promuovere attività di palestra, sicuramente, ora, fuori dalle preoccupazioni di tanti! Mi dispiace, ma Albert Bentivogli ha toppato umanamente e politicamente, inducendo in molti forlivesi persino il dubbio se, dopo questo video, sia per lui ancora possibile rappresentare autorevolmente la comunità forlivese in consiglio comunale. Sicuramente, resterà al suo posto, in politica, spesso, non si conosce alcun pudore, ma ci ricorderemo la sua indimenticabile faccia tosta ovvero sfrontata e inopportuna, alla fine, però, rivelatasi solo di un “pataca”.

Per vedere il video cliccare qui.

Franco D’Emilio