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Transizione energetica. Forlì e Co.: “Dalla giunta Zattini né proposte né fatti concreti”

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«Abbiamo appreso con piacere della pubblicazione su Il Sole 24 Ore di dati che indicano Forlì come una delle città con il maggior numero di impianti fotovoltaici in rapporto alla popolazione. Tali dati certificano l’attenzione dei forlivesi per i temi della transizione ecologica e il crescente impegno di privati e imprese sul fronte delle energie rinnovabili. E chissà quali obiettivi sarebbe possibile conseguire se questo sforzo venisse supportato da un’Amministrazione intenzionata a fare della transizione ecologica un pilastro delle proprie strategie, invece di mantenersi indifferente rispetto a questa emergenza globale, salvo far uscire qualche sporadico comunicato stampa auto-celebrativo con cui prova ad intestarsi risultati ai quali non ha per nulla contributo» è il commento del gruppo consiliare Forlì e Co.

«La scarsa attenzione ai temi ambientali dell’Amministrazione Zattini è ormai cosa nota, comprovata dal dilagante consumo di suolo che ha caratterizzato questi anni, dalla mancanza di una progettualità sul verde urbano all’altezza di un territorio che politiche lungimiranti hanno reso uno di quelli con il più alto rapporto fra abitanti e verde pubblico e dalla tenace riproposizione di scelte sul fronte dei trasporti destinate ad aumentare, piuttosto che diminuire, il ricorso a mezzi privati e combustibili fossili. Ma è proprio sul fronte della transizione energetica che risalta tutta la debolezza e il disinteresse dei nostri amministratori. Recentemente il Consiglio comunale ha preso in esame il Piano d’azione per l’energia sostenibile (Paesc) 2020-30, ossia il principale strumento programmatorio dell’ente locale per delineare gli obiettivi da raggiungere sul fronte del risparmio energetico e del contenimento delle emissioni» insistono i consiglieri di minoranza.

«Sebbene l’importanza di questo documento fosse, se possibile, aumentata dalla crisi energetica mondiale in atto, il Comune di Forlì ha trattato il Paesc come un generico impegno burocratico, da utilizzare tutto al più per qualche iniziativa di propaganda. Il Paesc approvato dalla maggioranza fissa infatti sulla carta l’ambizioso obiettivo di una riduzione delle emissioni del 40-55% entro il 2030 rispetto alla baseline del 1990 e di un importante sviluppo nell’efficientamento energetico degli edifici, nell’installazione di pannelli e nella promozione di comunità energetiche, ma rimane totalmente vago su aspetti persino elementari per rendere possibili gli interventi (per dirne una: manca il semplice dato relativo alle superfici degli edifici comunali su cui si sostiene di voler installare pannelli). La credibilità del documento è poi totalmente minata dal fatto che le azioni che vengono previste abbiano un costo stimabile, da qui al 2030, in diverse decine di milioni di euro ma l’Amministrazione si sia categoricamente rifiutata di esplicitare da dove intenda reperire queste le risorse» continua la nota di Forlì e Co.

«Mentre il Paesc delinea scenari, purtroppo, del tutto improbabili, la Giunta ha ancora una volta respinto la nostra richiesta di vincolare risorse realmente disponibili alla realizzazione di un piano pluriennale di investimenti per la transizione energetica e ha lasciato ugualmente cadere la proposta di una revisione complessiva del piano degli interventi sugli edifici pubblici che desse la priorità alla messa in sicurezza e all’efficientamento energetico di tutti gli immobili di proprietà del comune (oltre alle scuole, anche palestre, impianti sportivi, biblioteche, teatri, ecc.), onde evitare il prossimo autunno di trovarsi davanti al rischio di dover scegliere tra tagliare alcuni servizi o far ricadere sui cittadini un aumento delle tariffe. Come al solito, dunque, dietro le vanterie dei comunicati stampa si registra una carenza totale di fatti concreti, ennesima riprova dell’incapacità dell’attuale Amministrazione di stare al passo con i bisogni e le esigenze dei forlivesi e di fare la propria parte per rispondere alle emergenze che coinvolgono il nostro territorio non meno che il resto del paese» conclude Forlì e Co.