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Nuove abitudini, export e investimenti per il vino cooperativo romagnolo

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Innovazione, qualità e sostenibilità trainano l’export del vino cooperativo romagnolo. Dalla partecipazione al Vinitaly della filiera associata a Legacoop Romagna, con la capofila Terre Cevico in evidenza, emerge la conferma di un posizionamento forte sui mercati internazionali e interni. In generale l’andamento della kermesse è stato molto positivo, con un copioso afflusso di acquirenti dall’estero e un notevole interesse per tutte le linee di prodotto. Il calo dei consumi nella grande distribuzione organizzata è compensato dal traino del settore della ristorazione e dall’export. I gusti, però, come è emerso dagli appuntamenti dell’Alleanza delle Cooperative, continuano a mutare di paese in paese, si adeguano ai contesti locali e anche alle mode alimentari. Occorre quindi evolvere perennemente la propria offerta, pur mantenendo il gusto della tradizione.

Dal lontano Giappone ai paesi scandinavi come Svezia, Finlandia e Norvegia alla Germania ad esempio, è emersa la richiesta di vini biologici e vini certificati etico/sostenibili, con un packaging più leggero del solito: rispetto al vetro si preferisce il tetrapak o addirittura la lattina, non solo e non tanto per una questione di “risparmio”. Il fatto che la confezione sia pienamente riciclabile è diventato un motivo importante di scelta nelle abitudini di molti consumatori del globo, alle prese con una raccolta differenziata molto rigorosa. Dopo la pandemia, insomma, si è riscoperto il piacere della convivialità, ma sono emersi anche nuovi paradigmi di acquisto, come le tre “e”: ecologico, equo ed elegante. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, invece, la crescita delle vendite è ancora trainata dalle bollicine, che si confermano in cima alle preferenze degli anglosassoni. In generale si apprezzano comunque sempre di più tipologie di vino a moderata gradazione alcolica e accompagnate da certificazioni di natura ambientale ed etica.

Sono tutti mercati presidiati dalla filiera cooperativa del vino associata a Legacoop Romagna, presente ormai in tutto il mondo. Terre Cevico, che quest’anno compie 60 anni di attività, ha stabilimenti a Lugo e Forlì e trasforma ogni anno più di 120mila tonnellate di uva producendo 118 milioni di bottiglie e 1.100 referenze commerciali. Nel fatturato aggregato — che nel 2021 ha sfiorato i 190 milioni di euro — l’export vale ormai per il 40%.

«La partecipazione al Vinitaly — dice il presidente di Terre Cevico, Marco Nannetti — ha confermato la necessità di continuare a investire per affrontare le sfide di una competizione che si gioca sui cinque continenti. Per noi è fondamentale avere una dimensione multiregionale, cioè di potere garantire agli acquirenti una gamma di prodotti che passa per tutte le grandi tradizioni enologiche. Il vino romagnolo e cooperativo in genere ha fatto passi da gigante, affermandosi tra i grandi player mondiali, ma le abitudini di consumo cambiano velocemente e occorre tenere il passo, specialmente per chi non rappresenta una tipologia di nicchia, ma un grande gruppo cooperativo che rappresenta una risorsa fondamentale per il reddito di cinquemila famiglie di soci agricoltori».

«Usciamo dal Vinitaly con la consapevolezza che il vino cooperativo romagnolo è apprezzato in tutto il mondo per la sua capacità di mettere al centro la qualità, il territorio e le persone, promuovendo cultura e innovazione. Terre Cevico è la punta di diamante di un progetto di sviluppo che ha dimostrato di aver colpito nel segno, come dimostrano anche i risultati. L’obiettivo ora deve essere quello di rilanciare una spinta ancor maggiore nel campo dell’innovazione, accompagnata da un processo di valorizzazione dei soci agricoltori. Siamo al fianco del settore per supportare i suoi piani di ricerca e sviluppo, necessari per mantenere e fare crescere le quote di mercato, in particolare nei mercati esteri» conclude il presidente di Legacoop Romagna Paolo Lucchi.