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Fusion Target, al via il progetto che studia le fusioni geniche per diagnosticare le cure delle malattie ematologiche

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Riuscire a identificare le alterazioni a livello genetico in particolare le fusioni geniche sequenziate dall’Rna e dal Dna individuando quelle che possono essere responsabili della formazione di leucemie e di altre patologie tumorali ematologiche. Sfruttare poi queste informazioni a fini diagnostici, prognostici e terapeutici anche per la realizzazione di farmaci e vaccini. Sono gli obiettivi principali che si pone Fusion Target, progetto che vede Irst “Dino Amadori” Irccs centro coordinatore, Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Irccs di Bari, Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico di Bari e Azienda Ospedaliera Universitaria “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” di Salerno quali partner. Il progetto è stato finanziato con fondi Pnrr dal Ministero della Salute nell’area denominata Proof of Concept (PoC), locuzione inglese che rimanda ad una prima applicazione di una scoperta già brevettata.

Il progetto cui titolo completo è “A multi-omic approach for gene fusion detection in hematological malignancies: towards improved diagnostic screening and therapeutic targeting (Un approccio multi-omico per l’individuazione di fusioni geniche nelle neoplasie ematologiche: verso un miglioramento dello screening diagnostico e del targeting terapeutico”) è risultato meritevole di un finanziamento di 1 milione di euro, di cui 624.000 euro assegnati a Irst Dino Amadori Irccs. Principal Investigator (PI) dello studio è il professore Giovanni Martinelli, direttore scientifico Irst, affiancato da Giorgia Simonetti, Co-PI del progetto e coordinatrice dell’Unità di Ematologia Traslazionale del Laboratorio di Bioscienze. Con loro la ricercatrice Anna Ferrari, dell’unità di Ematologia Traslazionale del Laboratorio di Bioscienze, inventrice insieme al professore Giovanni Martinelli del brevetto alla base del progetto, ed Emanuela Scarpi (referente di progetto per l’Unità Biostatistica e Sperimentazioni Cliniche).

Il punto di partenza – spiega la dottoressa Simonettiè l’evidenza che tra i meccanismi responsabili dell’induzione della leucemia e di altre patologie ematologiche ci siano le fusioni geniche, alterazioni del Dna che provocano l’unione di geni di solito distanti tra loro nella catena. In alcuni casi queste fusioni possono essere costitutive e non creare alterazioni, in altri invece danno luogo a patologie. Nella fase di analisi del paziente viene effettuata un’attività di sequenziamento complessa, che parte da un elevato numero di potenziali fusioni geniche dalle quali vanno selezionate le fusioni geniche reali. Tra queste vanno ulteriormente distinte le fusioni responsabili dello sviluppo della patologia per capire i meccanismi per cui questi processi avvengono“.

L’intento è quello di studiare geni di fusione in tre diverse patologie – aggiunge la dottoressa Anna Ferrariquali la leucemia acuta linfoblastica, la leucemia acuta mieloide e il mieloma multiplo. Per l’analisi si usano principalmente due metodiche: il sequenziamento dell’intero genoma e l’Rna Sequencing dei campioni dei pazienti. Non essendoci metodi standardizzati di analisi, ne abbiamo ideato uno. I geni di fusione vengono infatti identificati in maniera differente in base ai diversi software utilizzati, i quali rilevano le fusioni secondo le loro specifiche caratteristiche. Per questo puntiamo ad ottenere uno strumento d’analisi migliorato per le fusioni geniche, da poter impiegare per uno spettro più ampio di patologie“.

Fusion Target prevede una parte di sequenziamento, di analisi bioinformatica e funzionale che sono in capo a Irst ed in collaborazione con Andrea Ghelli Luserna di Rorà di Fondazione Pisana. Gli aspetti relativi al mieloma e alle relative alterazioni del sistema immunitario, sono di competenza del Policlinico di Bari con il coordinamento di Antonio Giovanni Solimando. L’area relativa all’analisi dell’effetto che le fusioni possono avere sulla malattia afferisce all’Irccs “Giovanni Paolo II” di Bari sotto la guida di Giacomo Volpe. La parte validazione delle fusioni geniche è frutto della collaborazione con l’azienda ospedaliera “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”, con a capo Carmine Selleri. Irst sarà inoltre impegnato nello studio di nuove terapie su base immunologica in questo ambito, grazie all’attività di Marcella Tazzari e Massimiliano Mazza, afferenti all’unità di Immunoterapia.

Irst “Dino Amadori” Irccs ricopre il ruolo di coordinatore del Progetto e, in questa complessa attività, conclude la dottoressa Simonetti, “un ruolo importante lo avranno senza dubbio i nostri bioinformatici, in particolare Eugenio Fonzi, insieme all’Ufficio Trasferimento Tecnologico e all’Ufficio Ricerca”. “Aver capito che il tumore si sviluppa e progredisce perchè si creano dei geni chimerici dovuti alla fusione di differenti porzioni del genoma (fusione genes) – commenta il professore Giovanni Martinelliè di importanza fondamentale per identificare target molecolari specifici nei tumori stessi. Questi geni di fusione sono un tallone d’Achille del cancro e ci permettono di riconoscere attraverso diagnostica avanzata specificatamente le cellule tumorali e di colpirle”.