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A sinistra signore patinate, a destra la prima donna al governo

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Ultimo aggiornamento:

Maria Elena Boschi, Elly Schlein e Giorgia Meloni, tre donne della recente storia politica del nostro paese, due di sinistra, una di destra, solo quest’ultima con l’onore dell’onere e della responsabilità di essere la prima italiana a capo del governo. Tre donne di diversa estrazione sociale: le prime due, nate nella bambagia da famiglie agiate con ampia disponibilità del meglio e del superfluo; la terza, solo “romana de Roma”, quartiere Garbatella, modeste origini familiari, tanti problemi e appena la disponibilità del minimo, per questo nessun grillo per la testa.

Tre donne di differente formazione politica: le due “compagne”, ormai si fa per dire, ottime in tutto e subito sul palmo della mano altrui, quindi presto ammesse ai piani alti della politica; l’altra, soltanto se stessa e testarda, controcorrente a salire la scala della politica, a partire da una sezione con muri scrostati del Movimento Sociale, appena due stanze, un piccolo cesso, meglio non poteva chiamarsi, e un corridoio, dove però si respirava l’aria, l’affetto di una vera famiglia politica.

Le due di sinistra sempre alla ricerca di una propria identità da signore patinate e bon ton della politica, insomma giustamente trendy, smart, pure con un soffio glamour: immagino l’ostilità dell’onorevole Fabio Rampelli al mio sconsiderato ricorso linguistico alla “perfida Albione”. Entrambe espressione confusa ed ondivaga, senza meta certa, della mutagenesi della sinistra dal PCI ai suoi derivati sino al Partito Democratico, una maionese impazzita di postcomunismo e sinistra radical-ecologista, di farisaico cattolicesimo e maneggio postdemocristiani, infine di residuale, antico liberalismo democratico: tutto sempre più fuori dalle sezioni di partito, preferendo comode “Poltronesofà, autentica qualità” di salotti pariolini o meneghini.

L’altra, cocciutamente di destra, dura e pura, senza mai cedimenti o ripensamenti, svelta a passare dalle riunioni di sezione ai volantinaggi o all’attacchinaggio di manifesti, sino a diventare parlamentare, poi ministro nel governo Berlusconi del 2008, ancora presidente di Fratelli d’Italia, il suo partito, e, alla fine, prima donna Presidente del Consiglio dei Ministri.
La differenza tra le tre sta nella volontà e capacità di scelta.
Giorgia Meloni ha scelto e sceglierà sempre senza esitazione: così è stato per decidere da che parte stare; con chi reciprocamente costruire un’unione di vita ed amore; quando e come accogliere la propria maternità; soprattutto, mostrarsi per quella che è, senza infingimenti, parlando a tutti nell’ordinarietà dei quotidiani e delle televisioni popolari. Invece, non hanno mai scelto e mai sceglieranno in modo univoco Maria Elena Boschi ed Elly Schlein, con così poche valide argomentazioni e ragioni politiche nel capo da essere costrette a ripiegare nella più facile evidenza di talune riviste patinate, non propriamente da diffusione popolare.

Nell’ottobre 2018 la Boschi, ancora nel PD, debuttò sulla copertina e sulle pagine di Maxim, nota rivista internazionale per soli uomini, esibendo uno sguardo torbido, inquieto, forse ammiccante, a metà strada tra la santarellina e la lolita, comunque solo atto a muovere le mani dei compagni sino a compromettere la loro “vista” della nazione.
Elly Schlein, acclamata segretaria del PD da discutibili primarie in barba alla volontà degli iscritti, in maggioranza favorevoli a Stefano Bonaccini, e finora soltanto capace di muovere aria, ha rilasciato, pochi giorni fa, la sua prima intervista strategica alla celebre rivista di moda Vogue, anch’essa internazionale per non essere meno della Boschi, ma certamente non diffusa tra le italiane lavoratrici, pure casalinghe e madri. Intervista davvero claudicante sul piano politico, ancora di più inopportuna nei tempi, vista l’imminenza del 1° Maggio, festività sicuramente aliena da Vogue.

Con Schlein finita la monotona monocromia del rosso comunista-partigiano, chiuso l’universalismo multicolore pacifista, ora la nuova segretaria punta al giusto accostamento dei colori, a partire dal suo abbigliamento, insomma alla novità strampalata dell’armocromia, affidandosi ad un’inevitabile armocromista, pure personal shopper, al costo di 300 euro l’ora, in fondo pinzillacchere per chi può. Ohibò, compagni veri del PD, ammesso che non vi siate estinti, non fatevi imbrogliare da tanta fesseria.
Se Elly Schlein nella foto su Vogue guarda in alto, forse l’uccellino del singhiozzo, Giorgia Meloni, invece, guarda sempre attorno e dritto negli occhi altrui, consapevole dei propri meriti e demeriti; di sicuro non bara, certa del suo vantaggio: non può dimenticarsi di essere venuta dall’accademia della Garbatella.

Franco D’Emilio