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Europa Verde: “La diga tracima ma nessun trionfalismo, va ripensato il modello dei consumi”

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«Comprendiamo la soddisfazione del Presidente di Romagna acque per la tracimazione della diga: è piovuto e quindi l’invaso è pieno ed è giusto rallegrarsi. Il resto del suo ragionamento però non solo non ci convince ma segnala che Romagna Acque ha imboccato da tempo una strada sbagliata. Lo andiamo denunciando da anni. Ancora una volta tornano in ballo nuovi invasi non solo per consumi idropotabili ma anche per gli usi agricoli. Adesso il Presidente parla degli invasi sul Tramazzo per servire Tredozio e Modigliana senza degnarsi di mettere in discussione le colture idroesigenti come il Kiwi che hanno disseccato quelle vallate e i cui impianti crescono in modo esponenziale. Ma si sa, è bello fare dighe e sbarramenti e poco interessa se questi non rispondono ad alcuna pianificazione degna di questo nome e soprattutto fatta da organismi a ciò preposti, che abbiano come guida la pianificazione di bacino» attaccano la politica di Romagna Acque Cristina Mengozzi e Alessandro Ronchi di Europa Verde Forlì-Cesena.

«Ma che importa a Romagna Acque? Per prendere l’acqua del Rabbi (la cui captazione lo ricordiamo fu esclusa dalla Regione circa 30 anni fa per gli effetti negativi che avrebbe
provocato) basta far l’accordo con il Comune di Premilcuore! Accordo fondato su quali dati ed elementi di conoscenza diversi dalle somme che Romagna acque riconosce ai comuni sede delle opere di presa? Le crisi idriche che hanno interessato anche il nostro territorio e la riduzione delle precipitazioni avrebbero dovuto indurre Romagna Acque a cambiare approccio e puntare decisamente sulla riduzione dei consumi, sulla eliminazione degli sprechi ma in tutto questo lungo periodo però non è stata messa in atto una sola azione di carattere strutturale per risparmiare la risorsa acqua e promuoverne il riuso» continuano i due esponenti del sole che ride.

«Da anni abbiamo proposto il riutilizzo delle acque dei depuratori per usi agricoli, così come suggeriamo di utilizzare per usi non potabili quella dei grandi bacini delle ex cave di ghiaia lungo i fiumi e nelle zone di pianura ma da questo orecchio la SpA non ci sente. Abbiamo invocato e suggerito molte altre soluzioni strutturali, elencarle è venuto a noia ormai. Ci sono però due questioni che attengono al quadro istituzionale e democratico: riteniamo inaccettabile che chi gestisce la risorsa acqua sia anche lo stesso soggetto che disegna le strategie, programma le scelte dalle quali trae i suoi guadagni. Né riteniamo accettabile che siano, come dice il Presidente, tutte le “istituzioni romagnole” a decidere per la realizzazione di un nuovo invaso in Appennino. Ancora una volta una questione così rilevante non può essere decisa senza e al di fuori di una pianificazione partecipata e condivisa, come impone la legge in materia di bacini idrici» insistono Ronchi e Mengozzi.

«I Verdi invece, ancora una volta, chiedono che sia la pianificazione, promossa da un soggetto terzo e democraticamente eletto, fatta a scala regionale, a individuare il modo in cui si deve far fronte alla nuova situazione, sottoponendo i piani alla VAS, Valutazione Ambientale Strategica (come chiede la legge) e alla partecipazione popolare, sottraendo le decisioni ad un soggetto, la S.p.A. Romagna Acque, in palese ed evidente conflitto di interesse. Infatti come può un soggetto che vende l’acqua (e più ne vende più aumentano i suoi introiti,) a impegnarsi per ridurre la quantità di risorsa che mette sul mercato? Non è così che funziona. Ci sono molte cose da discutere a cominciare dal modello di consumi e ciò non lo chiedono i Verdi: sono i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale che lo impongono, a cominciare dall’individuare le modifiche necessarie in due campi centrali riguardanti l’uso della risorsa idrica: l’agricoltura e il turismo, i cui consumi vanno profondamente adeguati alla nuova situazione in atto» concludono Cristina Mengozzi e Alessandro Ronchi coportavoce Europa Verde Forlì-Cesena.