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Confcommercio: settore moda traino del made in Italy ma servono aiuti

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«La salvaguardia del centro storico passa anche dalla tutela dei negozi della moda, attori fondamentali per il processo di riqualificazione urbana da tempo auspicato. A parlare sono i numeri: dal focus dell’osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane e nei centri storici, basata sui dati del Centro studi delle Camere di commercio comparando i dati registrati a giugno 2022 con quelli del 2019, dal quale emerge una progressiva diminuzione di attività. A livello nazionale è di 11.150 negozi l’emorragia di negozi registrata in Italia nel solo settore moda, abbigliamento, calzature, accessori, pelletterie, tessile casa e articoli sportivi con 11.181 addetti che hanno perso il loro posto lavoro negli ultimi tre anni» si legge in una nota di Confcommercio Forlì-Cesena.

Per Roberto Vignatelli presidente di Confcommercio imprese per l’Italia Ascom Forlì bisogna agire in fretta: “La moda è linfa vitale per il tessuto urbano. Oltre ad essere un vivace comparto capace di creare nuovi posti di lavoro – non a caso il Made in Italy eccelle in tutto il mondo – funge da calamita per i centri cittadini in termini di acquisti. I consumatori, nonostante il proliferare dei centri commerciali dove si susseguono vetrine spesso di multinazionali, sono attenti alla qualità e all’originalità che viene garantita soprattutto dai piccoli esercenti. L’attenzione alla manifattura è, infatti, un valore irrinunciabile per i negozianti che rendono, così, i loro negozi non un mero spazio fisico in cui fare acquisti ma luoghi di grande valenza sociale dove, ogni giorno, viene creata cultura con i propri prodotti“.

Si tratta di uno strumento di crescita per il nostro territorio minacciato dalla desertificazione commerciale – sottolinea Vignatelli -. Sostenere le piccole medie imprese che scelgono di investire nel centro storico è, dunque, una responsabilità di tutti e trova nelle associazioni di categoria il primo alleato. Significa salvaguardare un patrimonio di identità e cultura collettiva che ora può trovare un aiuto aggiuntivo nelle risorse del Pnrr”. In ultimo Vignatelli segnala un elemento anagrafico. “Il valore aggiunto del settore moda è l’età degli imprenditori. Si tratta spesso di persone giovani, in grado di interpretare al meglio le tendenze del mercato“.