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Spigolatura domenicale per la memoria corta del PCI

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Ultimo aggiornamento:

Ieri, il postino mi ha finalmente consegnato, da due mesi l’attendevo, un bel pacco di documenti, tutti copia di originali verificati, certi. Un foglio tira l’altro, tanti documenti che si inseguono tra loro, tutto perché carta canti la storia incontestabile delle prove documentarie.
Il pacco subito a me benevolo con la seconda cartellina, a matita blu “Togliatti 1/a/3b”: difficile resistere ad aprirla, tanta, ormai, la mia nota passione per il Migliore.

Mi limito ad una sola perla, una lettera del 1955 di Palmiro Togliatti, segretario del PCI, al suo deputato Francesco Moranino (Tollegno,1920-Grugliasco, 1971), accusato di omicidio plurimo aggravato, continuato e occultamento di cadavere di ben cinque persone, vittime nella località piemontese di Portula nel Biellese della cosiddetta “strage di Strasserra” (26 novembre 1944), dal cognome dell’agente segreto Emanuele, appositamente inviato al nord dagli alleati perché coordinare l’azione partigiana.

Cinque persone, dunque, quattro partigiani e lo stesso Emanuele Strasserra, con l’inganno tratte e catturate in un’imboscata ad opera del comandante partigiano Moranino; quindi, fucilate nell’ambito della strategia di salvaguardare l’egemonia del PCI nella lotta partigiana in Piemonte. Il 9 gennaio 1945 Francesco Moranino fu pure responsabile dell’ordine per l’uccisone delle compagne di due dei quattro partigiani, vittime della strage di Strasserra, perché risolute a denunciare la delittuosa faida partigiana, attuata da Moranino contro resistenti non ispirati dalla causa comunista.

Questa lettera di Togliatti è successiva al 27 gennaio 1955, al governo sedeva Mario Scelba, quando la Camera dei deputati, su richiesta della Procura di Torino, approvò a maggioranza l’autorizzazione a procedere contro Moranino per i delitti sopraindicati; ed è pure successiva alla fuga dello stesso accusato in Cecoslovacchia sotto la protettiva dittatura del locale governo filosovietico.
Attenzione: il processo fu consentito poiché i reati, provati e ascritti a Moranino, non rientravano minimamente tra i reati amnistiati nel 1946 dallo stesso Togliatti, allora ministro della giustizia!

La vicenda giudiziaria di Moranino contumace, poi, si riassume così: il 22 aprile 1956 condanna all’ergastolo da parte della Corte d’Assise di Firenze; nel 1957 conferma dell’ergastolo per giudizio della Corte d’Assise d’Appello; il 27 aprile 1965, nella ricorrenza del ventennale della Liberazione, concessione della grazia ad opera del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, ma Moranino rientrò in Italia dalla Cecoslovacchia solo dopo l’amnistia del 4 giugno 1966, comprensiva dei reati “determinati da movente o fine politico”, anche commessi da “appartenenti al movimento della Resistenza”.
In Cecoslovacchia Francesco Moranino svolse attività di spionaggio a favore del blocco sovietico, pure a scapito dell’Italia, ma sempre a favore dell’azione politica dei comunisti italiani.

Il nome di Moranino, agente al soldo dei servizi cecoslovacchi, compare anche dopo il suo rientro in Italia, addirittura dopo la sua morte, nelle carte della Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e la morte di Aldo Moro nel 1978.
Ancora, per esplicita ammissione del prefetto Riccardo Malpica, dal 1987 al 1991 capo del SISDE, Servizio Informazioni per la Sicurezza dello Stato, sempre Moranino, attraverso Radio Praga, sarebbe stato in contatto con il gruppo terroristico delle Brigate Rosse, fondato appunto nel 1970.

Tale legame con il terrorismo italiano rosso brigatista è stato confermato dalla testimonianza di Alberto Franceschini, uno dei fondatori delle Brigate Rosse, di essere stato presente il 25 aprile 1971 ad un incontro suo e di Renato Curcio, Mara Cagol, altri due esponenti di rilievo delle BR, con Francesco Moranino, nemmeno due mesi prima che quest’ultimo morisse: guarda caso, l’incontro si svolse a Borgosesia, poco distante da dove lo stesso Moranino aveva tenuto il suo comando partigiano durante la guerra.
Non solo: Moranino, nel 1971 ancora senatore del PCI, incontrò Franceschini, Curcio e Cagol, ben conoscendo la loro appartenenza alle Brigate Rosse!
Togliatti e il PCI solo complici di un volgare traditore e assassino! Ciascuno tragga le sue conclusioni.

Franco D’Emilio