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Pattavina e Bargilli in “Uno, nessuno e centomila” al Teatro Dragoni

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Ultimo aggiornamento:

Una ironica, moderna, divertente, umoristica, spiritosa, paradossale, leggera, istrionica versione teatrale del capolavoro di Luigi Pirandello: il suo romanzo per antonomasia.
Pubblicato nel ’25 a puntate, in versione definitiva l’anno dopo, ma iniziato nel decennio precedente, “Uno, nessuno e centomila“, l’ultimo romanzo di Luigi Pirandello, è la summa del suo pensiero, della sua sterminata riflessione sull’essere e sull’apparire, sulla società e l’individuo, sulla natura e la forma, che oggi approda sul palcoscenico del Teatro Dragoni di Meldola, venerdì 17 febbraio alle ore 21,00 con la regia di Antonello Capodici e l’interpretazione di Pippo Pattavina e Marianella Bargilli.

“Un testo attualissimo, nella descrizione della perdita di senso che l’uomo contemporaneo subisce a fronte del sovrabbondare dei macro – sistemi sociali, che finiscono con l’annullarlo, inglobandolo: dallo Stato alla famiglia, dall’istituto del matrimonio al capitalismo, dalla ragione alla follia. La scena è abbacinante. Di un bianco perfetto, luminoso, totale. Una scatola bianca. Ma ad una visione più attenta capiremo che le pareti non sono così “innocenti” come sembrano. Un’overture dalla quale si dipanano sia la vicenda che il suo commento. Siamo in molti luoghi, cioè in nessuno. La mente del Protagonista, certo. Ma anche una cella, una stanza d’ospedale o di manicomio. È un luogo “non-luogo”, che però si riempie subito di visioni.

L’eleganza formale di un maestro come Pattavina: spensierato narratore in “flash-back”. Furente doppio di sé stesso nelle vicende più dolorose. In questo auto-sostituirsi, c’è persino il possibile riscatto all’impotenza originaria, all’inanità di una esistenza precedente, inconsapevolmente sprecata. Una sola attrice – il “femminile”, mutevole, soggiogante, oscuro ed ambiguo, di Marianella Bargilli, inquieta ed inquietante – interpreta sia la moglie Dida che la “quasi amante” Maria Rosa, provocantemente ingenua, in maniera speculare, costretta com’è nel suo disturbo “evitante”.

E non tragga in inganno la struttura tradizionale del romanzo d’origine: sì che ribolle delle stesse ferocie familiari che hanno reso l’autore, l’intelligenza più acuta, crudele, definitiva di tutto il Novecento. Pirandello, infatti, anticipando di decenni le conclusioni della “Gestalt”, descrive, in realtà, dei sintomi. Scopre – fra le pieghe di un apparente “feuilleton” – una vasta rete di disturbi e nevrosi, epitome di un più ampio malessere, che contagia le società moderne come, tutt’oggi, le intendiamo. Sono tratti di personalità istrioniche; disturbi “borderline”; disturbi ego-sintonici, che i personaggi del dramma hanno tramutato in manie compulsive, in ansie da controllo. Rimane, infine, la libertà del racconto. La forza redentrice del relativismo, il sollievo del ridicolo. Narrazione /interpretazione/ esposizione: le atmosfere oniriche, le evocazioni” (Antonello Capodici).

Biglietti. Prevendite: sabato 11 febbraio dalle ore 10,00 alle ore 13,00 alla biglietteria del Teatro Dragoni e da martedì 14 febbraio in quella del Teatro Diego Fabbri di Forlì in corso Diaz 38/1 dalle ore 10,00 alle ore 13,00 e dalle ore 16,00 alle ore 18,00. Prenotazioni telefoniche (054326355) da martedì 17 gennaio dalle ore 11,00 alle ore 13,00 e dalle 16,00 alle ore 18,00. Prezzi: da 15 a 26 euro. Info www.accademiaperduta.it.