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Europa Verde: «La “capannonite” della grande distribuzione è figlia di tanti padri»

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«Assistiamo esterrefatti ad una girandola di dichiarazioni di alcuni protagonisti delle vicende relative alla abnorme proliferazione di insediamenti commerciali a Forlì con la conseguente definitiva e temiamo irreversibile crisi del commercio in centro storico. Ci chiediamo dove erano quando sono state fatte le ultime due varianti al POC del commercio che hanno portato alla devastazione del territorio odierna, ci chiediamo perché non abbiano tirato fuori gli artigli, perché non abbiano buttato sul piatto il peso di tutti i loro associati. La domanda in realtà è retorica, ad essa ha dato una chiarissima risposta Confcommercio quando ha reso noto che in questa occasione, come al tempo dell’autorizzazione dell’Ipermercato, ci sarebbero molti aderenti alle associazioni intenzionati ad insediarsi nelle nuove strutture. Il fatto è che l’urbanistica a Forlì è sempre stata prona agli interessi della grande distribuzione, alla quale ha consegnato il territorio della città con 97 insediamenti nuovi per 195.000 mq di superficie utile a cui si aggiunge l’Ipermercato, sacrificando la città storica e le sue botteghe» sono le parole di Maria Grazia Creta e Alessandro Ronchi di Europa Verde.

«Dopo aver fatto in Consiglio Comunale una battaglia solitaria, opponendoci duramente alla variante commerciale, mentre le altre forze della allora minoranza o si astenevano abbiamo continuato a mettere in evidenza la devastazione che oggi è sotto gli occhi di tutti. Il Decreto della Provincia del 3 luglio 2017 aveva espresso fortissime riserve nei confronti dell’insediamento commerciale di Pieveacquedotto: perché nessuno ha voluto sostenerle, consentendo in tal modo al Comune, nel disinteresse generale, di controdedurre in modo assai sbrigativo non accogliendo i rilievi provinciali con una discutibilissima interpretazione di norme e disposizioni legislative? Su questo vero e proprio Centro Commerciale la Provincia nelle sue pagine intere di riserve aveva evidenziato come tutta l’operazione non fosse legittima, contrastasse con il PTCP e anche con le stesse norme comunali: ancora una volta parole al vento, messe in evidenza dalle puntuali osservazioni e dichiarazioni pubbliche e dal voto contrario del rappresentante dei Verdi in Consiglio» continuano gli esponenti dei Verdi.

«Adesso leggiamo che anche la Lega delle Cooperative, di cui fa parte Conad, un grande beneficiario della variante, avanza proposte riguardanti il centro storico e una sua presunta vocazione a luogo vocato alla ristorazione, condite con affermazioni non corrispondenti al vero, secondo le quali gli insediamenti commerciali che stanno sorgendo come funghi a Punta di Ferro sarebbero stati già previsti da più di 15 anni dal PTCP provinciale, che avrebbe individuato un polo commerciale vicino all’autostrada. Proprio i rilievi della Provincia mettevano in evidenza che non vi era in precedenza alcun polo commerciale all’autostrada! Evidentemente all’epoca l’attuale presidente di Legacoop era impegnato in altre attività e non sa che i fatti sono esattamente il contrario di ciò che sostiene. Non solo al momento della Variante ma anche alla sua attuazione un assordante e generalizzato silenzio ha accompagnato le nostre solitarie ed argomentate proteste. Infatti, mentre tutti tacevano, il 21 giugno del 2021 scrivevamo: “In un solo giorno sono state recentemente autorizzate ben 4 nuove strutture commerciali per medie strutture di vendita nell’area definita dal POC come “Polo di Pieveacquedotto”, ciascuna delle quali è articolata in più edifici nei quali troveranno appunto sede i 12 supermercati, tra le vie Pellegrino Artusi e via Gordini”» insistino Creta e Ronchi.

“In totale nella sola giornata del 28 aprile 2021 sono state rilasciate tutte le 12 le autorizzazioni, dalla 20 alla 31, per la costruzione dei 12 supermercati. Chi si muove solo ora a dichiarare la propria contrarietà lo fa in modo tardivo, proponendo palliative proposte ‘migliorative’, ma i fatti dimostrano quanto siano vaste le responsabilità per la devastazione ambientale ed economica della città, per la ormai irreversibile crisi del suo centro storico e delle sue attività, per il declino che è sotto gli occhi di tutti. Se si vuole frenare il consumo di suolo nella nostra città dobbiamo costruire un ampio fronte, capace di opporsi tempestivamente alla tragedia che è sotto gli occhi di tutti, che abbia la forza di impedire che queste politiche di cementificazione continuino irreversibilmente nella stessa folle direzione” concludono Maria Grazia Creta e Alessandro Ronchi.