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Camera di commercio: gli imprenditori continuano a mostrare vitalità competitiva
Le analisi delle previsioni occupazionali per il 2022 nelle province di Forlì-Cesena e Rimini: i settori, le professioni, i titoli di studio, le difficoltà di reperimento, gli investimenti formativi e digitali, i canali utilizzati, le competenze richieste. I dati confermano che nonostante le criticità della congiuntura socio-economica internazionale, i nostri imprenditori continuano a mostrare vitalità e volontà competitiva. Le problematiche internazionali di carattere politico ed economico legate al conflitto in Ucraina non sembra che abbiano avuto un impatto negativo sulle previsioni occupazionali dichiarate nel 2022 dalle imprese private dell’industria e dei servizi che operano in Italia, secondo Excelsior Informa, il Bollettino annuale sui fabbisogni occupazionali delle imprese industriali e dei servizi, realizzato da Unioncamere, Anpal e dalle Camere di commercio italiane.
Tra le imprese con dipendenti, quelle che nel 2022 hanno programmato di effettuare assunzioni sono il 60% del totale, percentuale sostanzialmente in linea con quella rilevata nell’anno precedente. Si osserva invece una crescita rilevante del numero di lavoratori – con qualsiasi forma contrattuale – previsti in entrata nelle imprese, che sono passate da 4,6 milioni di unità nel 2021 a circa 5,2 milioni nel 2022 (un incremento dell’ordine dell’11%).
È rimasta pressoché inalterata la propensione delle imprese a ricorrere a lavoratori giovani, e si conferma la difficoltà nel trovare i profili adeguati, che riguarda il 41% delle entrate (a fronte del 32% del 2021). In quasi due casi su tre i problemi di reperimento attesi deriverebbero da una scarsa presenza di persone disponibili e soltanto in un caso su tre sarebbero attribuibili a una scarsa preparazione dei candidati o ad altri motivi.
A livello Romagna – Forlì-Cesena e Rimini, le imprese con dipendenti dell’industria e dei servizi che nel 2022 hanno programmato di assumere lavoratori sono il 66% e il 71%, rispettivamente del totale delle operanti nella provincia di Forlì-Cesena e di Rimini, percentuale che è tornata al livello pre-pandemia, dopo una significativa flessione nel 2020 e stabilità rispetto al 2021. Le entrate – con qualsiasi forma contrattuale – previste nel 2022 sono pari a 88.980 unità (73.170 nel 2021, +21%) e rappresentano il 19% del dato regionale (+0,8 punti percentuali), facendo segnare un pieno recupero dei livelli del 2019. La rapida ripresa è stata accompagnata da un aumento delle difficoltà delle imprese nel reperire i profili professionali ricercati, che hanno interessato oltre il 40% delle entrate previste (dato Emilia-Romagna 44%) e che possono essere attribuite anche al livello di esperienza richiesto ai candidati. I maggiori problemi di reperimento interessano principalmente i profili specializzati: le professioni tecniche per la provincia di Forlì-Cesena al 53,8% e gli operai specializzati in provincia di Rimini con il 53,6% di difficoltà di matching. Gli investimenti nell’ambito della formazione risultano in crescita, ma sono superiori alla media regionale solo a Forlì-Cesena.
I canali utilizzati in maniera più intensa nella ricerca e selezione dei collaboratori permangono i candidati conosciuti personalmente e i CV inviati alle imprese, mentre le competenze più ricercate e apprezzate, in una rosa di 10 rilevate ed analizzate, continuano a essere flessibilità e adattamento.
“I dati presentati confermano che nonostante le criticità della congiuntura socio-economica internazionale, gli imprenditori italiani continuano a mostrare dinamismo e resilienza, anche nella ricerca di forza lavoro capace di affrontare un mondo del lavoro in continua evoluzione – commenta Carlo Battistini, presidente della Camera di commercio della Romagna –. I dati delle previsioni occupazionali per il primo trimestre di quest’anno confermano anche per le province di Forlì-Cesena e Rimini questa vitalità e volontà competitiva del nostro sistema imprenditoriale. A gennaio, si evidenzia un balzo in avanti delle entrate previste riservate a laureati, che si attestano al 16%, con una crescita del 6% a Forlì-Cesena e del 3% in provincia di Rimini, rispetto al mese precedente, ma anche rispetto alla media annua 2022 dell’11% e 9%, quando in Emilia-Romagna il dato 2022 si attesta al 14% e in Italia al 15%. Inoltre, il 23% a Rimini e 21% a Forlì-Cesena delle assunzioni programmate in gennaio 2023 riguarda dirigenti, specialisti e tecnici, in forte crescita, di 6 e 7 punti percentuali rispetto al mese di dicembre 2022 (in Italia il dato si attesta al 25%). Entrambi, laureati e high skill profiles più richiesti dalle imprese di industria e servizi, sono segnali positivi, nella direzione di una maggiore competitività delle imprese della Romagna. In questo senso, il tema da affrontare oggi è quello di promuovere all’estero l’attrattività delle nostre imprese, del nostro territorio e della qualità del lavoro e della vita, per attrarre figure professionali adeguate”.
I fabbisogni delle imprese nel 2022 per la provincia di Forlì-Cesena
L’indagine rileva che nel 2022 sono state previste 41.560 entrate; nel 2021 erano 34.710 e nel 2019 erano 32.850. Le imprese che hanno dichiarato di assumere sono risultate ancora il 66%, per il 30% dei casi (+4%) hanno ricercato giovani con meno di 30 anni e le difficoltà di reperimento delle figure desiderate dagli imprenditori sono risultate pari al 43% (erano al 31,5% nel 2021). I contratti proposti sono stati per l’82,7% da dipendenti in calo (14,6% tempo indeterminato in crescita, 58,3% determinato e 9,9% di altro tipo) e per il 17,3% nelle forme ‘flessibili’ (10% somministrazione/interinali in crescita e 7,2% di collaborazione/partite Iva/altri); per il 31% in sostituzione di personale in uscita (re-placement) e per il 21% destinati a nuove figure (non già presenti in azienda) probabilmente rivolti a giovani.
I primi 5 settori di attività per entrate programmate del 2022 sono stati: servizi di alloggio e ristorazione e servizi turistici, con a 9.230 (7.780 nel 2021) entrate previste; commercio e riparazioni con 6.000 (6.960 nel 2021); altre industrie con 3.080 (3.600 l’anno precedente); costruzioni con 2.440 (3.140 per il 2021); servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone con 2.710 (al quinto posto nel 2021 era la sanità).
L’Area aziendale di inserimento per il 48,4% dei casi è stata ‘Produzione di beni ed erogazione di servizi’, la maggior parte delle richieste rivolte a giovani (fino 29 anni) riguarda l’Area direzione e servizi generali (38,4%), le maggiori difficoltà di reperimento (58,7% +20 p.p.) sono state segnalate per le ‘Aree tecniche e della progettazione’.
Le 5 professioni più richieste in valore assoluto (in base alla classificazione ISTAT CP2011 3 digit) sono state: addetti nelle attività di ristorazione (6.640 unità) per il 44% dei casi difficili da reperire; personale non qualificato nei servizi di pulizia (3.490), con il 24% di difficoltà; addetti alle vendite (3.310 unità), 35% difficili da trovare; conduttori di veicoli a motore (2.530) con ben il 51% di difficoltà di reperimento; personale non qualificato addetto allo spostamento e alla consegna merci (2.250 unità in ingresso previste), difficili da reperire per il 22% dei casi.
I titoli di studio più richiesti sono state le qualifiche (professionali di 3 o diploma professionale di 4 anni, 38% dei casi comprensivi delle entrate potenziali), seguiti dai diplomi (5 anni, 29% delle richieste), dalle lauree (11%) in crescita e ITS Istruzione tecnico superiore (1%). Nel 21% rimanente delle situazioni era richiesta la sola scuola dell’obbligo, probabilmente prevedendo di formare il personale all’interno delle imprese.
Le difficoltà di reperimento dei profili professionali ricercati, pari al 42,6% delle entrate previste, si sono avute, nel 26,8% dei casi per mancanza di candidati, nel 12,9% per preparazione inadeguata e nel 2,9% per motivi differenti dai primi due. L’esperienza era richiesta nel 62,2% dei casi, per il 21% nella specifica professione e per il 41,2% almeno nel settore.
Per quanto riguarda gli investimenti formativi e digitali, il 26% delle imprese ha dichiarato di avere effettuato corsi di formazione per i propri dipendenti (24% nel 2021). Le aziende che hanno dichiarato di avere effettuato investimenti di elevata importanza per le strategie aziendali (tecnologici, organizzativi, dei modelli di business) relativamente alla trasformazione digitale nel solo 2022 continuano a essere in forte crescita (16 aspetti analizzati) rispetto alla media del quinquennio precedente 2017-2021.
I canali più utilizzati per il reperimento sono i CV inviati alle imprese, per il 40% (Emilia-Romagna ER 37%, Italia IT 33%), seguono le conoscenze dirette, per il 38% (ER 39%, IT 42%) e quelle tramite conoscenti, amici parenti, per il 35% (ER 32%, IT 33%).
Le Competenze richieste sono flessibilità e adattamento all’83% dei laureati, 85% dei diplomati ITS, 72% dei diplomati e 58% dei qualificati.