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Piano per il clima del Comune bocciato da Fridays For Future

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Ultimo aggiornamento:

Gli esponenti del movimento per il clima, assieme al Taaf, bocciano il piano del Comune di Forlì per l’energia sostenibile e il clima. Il primo elemento che ne determina la bocciatura è l’obiettivo generale che prevede la diminuzione delle emissioni di CO2 di solo il 40% entro il 2030 rispetto al 2000. Questo obiettivo di riduzione delle emissioni rispetto all’anno 2000 è ancora gravemente insufficiente, considerando che non ci permetterebbe di raggiungere neanche l’obiettivo UE (-55% al 2030), il quale è a sua volta inadeguato e si basa su numeri in parte falsati. Proseguendo l’esame del piano emergono poi numerose criticità e punti deboli, qui ci concentreremo solo su quelli ritenuti più gravi e determinanti.

«Il PAESC parte con un errore di fondo per quanto riguarda il calcolo delle emissioni di CO2 prodotte sul territorio. I dati si basano su stime effettuate in base ad indicazioni fornite da un documento della campagna europea del patto dei sindaci e dai dati ISPRA. Questi poi sono stati aggiornati sottraendo il fattore di emissioni locale, che tiene conto dell’energia prodotta da fotovoltaico e degli acquisti verdi del Comune. Dal testo del piano, in realtà risulta evidente che invece del solo fotovoltaico è stata presa in considerazione l’energia prodotta da rinnovabili, cosa che di per sé non sarebbe grave. Peccato però che per l’energia prodotta da rinnovabili il nostro Comune intenda soprattutto quella prodotta dagli inceneritori, falsando così uno dei fattori base per il calcolo del fattore di emissioni locale!
Un altro punto critico è lo Sportello Energia promosso nel PAESC» si legge in una nota.

«Sappiamo – continua – dal piano di sviluppo di teleriscaldamento del Comune che Hera tramite questo sportello promuove il suo sistema di teleriscaldamento, la cui energia viene in gran parte ottenuta bruciando rifiuti con le conseguenze ambientali ben note. Questa andrebbe invece disincentivata e ridotta nel minor tempo possibile, anche nell’ottica di arrivare a chiudere l’inceneritore. Lo sportello dovrebbe offrire un reale sostegno tecnico e di conoscenza su tutte le possibili soluzioni alle famiglie e alle aziende che intendono seriamente riconvertire le proprie abitazioni e spazi di lavoro, per implementare le rinnovabili, in modo da efficientare e ridurre i consumi e parallelamente le emissioni di CO2. In merito alle emissioni prodotte dai rifiuti, nel piano viene evidenziato che fra il 2007 e 2018 ci sia stato un calo del 69%, mettendo erroneamente in relazione la quantità di rifiuto secco prodotto a Forlì nel 2018 e conferito all’inceneritore, con il dato complessivo del 2007 di 120.000 tn, comprensivo dei rifiuti prodotti a Cesena. Anche se è vero che nel bacino di Forlì la quantità di rifiuto indifferenziata è calata, nell’inceneritore di Hera stanno continuando a bruciare 120.000 tn di rifiuti ogni anno, così come nel 2007 quindi dire che le emissioni prodotte dall’incenerimento dei rifiuti sono calate del 69% non corrisponde al vero».

«Tra le azioni per migliorare la mobilità e renderla più sostenibile il Comune si impegna ad attivarsi in diversi campi, qui alcuni esempi: efficientamento del trasporto pubblico locale preventivando nel periodo 2018-2030 il graduale passaggio verso mezzi alimentati a metano o elettrici. Il metano è un gas ad effetto sera come tutti gli altri, insistere su quello è da medioevo. Il trasporto pubblico deve necessariamente essere elettrificato al 100%.
Incentivazione della mobilità elettrica prevedendo un aumento di colonnine elettriche. Purtroppo, questa azione non è volta a mitigare il traffico veicolare privato in favore di ciclomobilità o pedonabilità, ma si incentiva l’utilizzo dell’auto privata (anche se elettrica). Si dovrebbe, invece, prevedere una riduzione del flusso di autoveicoli circolanti in unità di tempo, incentivando il trasporto pubblico. Realizzazione di corsie ciclabili, bike line, percorsi turistici – si parla di collegamento di percorsi ciclo-pedonali esistenti con zone in cui insistono plessi scolastici e luoghi di interesse. Si parla di aumentare la rete ciclabile ma di fatto non si disincentiva l’utilizzo dell’auto privata mirando a far coesistere ovunque le due modalità; questo porterà all’aumento di situazioni di congestione veicolare e contatto tra le due forme di mobilità aumentando il rischio per i ciclisti» conclude la nota.