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Dopo la Marcia su Roma il saluto di Benito alla Romagna

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Ultimo aggiornamento:

Il 5 novembre 1922, su carta intestata “Il Presidente del Consiglio dei Ministri” Benito Mussolini sottrae tempo ai suoi primi impegni di nuovo capo del governo per le seguenti brevi, ma significative righe di sua mano:
Un saluto, un augurio, un atto di fede per i fascisti di Romagna, per gli intrepidi gregari della dolce e ardente terra che mi vide nascere e di cui porto viva la nostalgia nel cuore! Mussolini

A pochi giorni, quindi, dal compimento della Marcia su Roma il 28 ottobre 1922 e dalla composizione, nella giornata del successivo 31 ottobre, del primo governo di coalizione a presidenza fascista, il nostro Mussolini sente doveroso rivolgersi alle camicie nere romagnole per il sostegno dato alla realizzazione della Rivoluzione Fascista.
Particolare come Benito definisca “dolce e ardente” la sua Romagna, sempre a lui cara e vicina nel cuore: dolce perché gradevole e amabile, ardente perché istintiva, impetuosa nelle sue passioni, quasi queste due qualità della terra natale siano evocate dall’inconscio del futuro Duce a conferma della propria spiccata romagnolità.

Interessante, inoltre, che Mussolini rivolga contemporaneamente un saluto, un augurio e un atto di fede, proprio come nella tradizione istituzionale e militare dell’antica Roma, della quale vuole riproporre i valori di compattezza e determinazione.
Questo breve manoscritto risulta in copia fotografica e, pure, in copia per mano altrui sia tra le carte della Segreteria particolare del Duce che nell’Archivio Storico della Presidenza del Consiglio dei Ministri, quindi sicuramente utilizzato per diversi destinatari, probabilmente i Fasci di Combattimento della Romagna.
Pochi mesi dopo, aprile 1923, Benito torna nella sua Predappio in visita alla casa natale, accolto da archi trionfali di fiori e verde.

Franco D’Emilio