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Perché sono amico di un ‘pericoloso’ neofascista forlivese
Certo, il giornalista de La Stampa, Niccolò Zancan, nei suoi due articoli, uno domenica 21, l’altro martedì 23 agosto, entrambi solo falsità sui contenuti, l’attendibilità e le finalità della mostra “O Roma o morte. Un secolo dalla Marcia”, sino al 6 novembre in corso a Predappio, ha tratteggiato dell’avvocato forlivese Francesco Minutillo, con me curatore di questo stesso evento culturale, un ritratto davvero a tinte fosche: proprio un nostalgico fascistone fanatico, razzista, fermo in un’esacerbata, violenta cattiveria in camicia nera, insomma un neofascista pericoloso e bieco! Conosco, ormai da tempo, l’amico Francesco, comprese le sue idee che non condivido e spesso, pur vanamente, ho criticato e discusso con lui, tuttavia ne apprezzo la complessiva umanità e la forte rettitudine, i sentimenti familiari, infine il rigore professionale della sua avvocatura.
Diciamo che non è perfetto e la sua imperfezione, anzi la sua colpa agli occhi di molti, includo anche i miei, risultano proprio le sue idee politiche da fondamentalista fascista.
Nessuno è perfetto, solo gli ipocriti, i maligni pensano che la prima pietra possa lanciarsi ad opera di un senza colpa. Dunque, sì, l’avvocato Minutillo è un fascista, magari proprio uno di quelli da rispedire nelle fogne, però, credetemi, l’evidenza conferma che per nessuna proprietà transitiva la mia frequentazione di tanto nostalgico individuo può confermare il qualunquista proverbio “Dimmi con chi vai, ti dirò chi sei.”
Francesco è Francesco Minutillo ed io sono Franco D’Emilio: a ciascuno il suo, idee politiche comprese, ma la diversità non esclude il confronto critico e il reciproco rispetto, le due finalità alle quali io sono stato educato dalla mia famiglia e alle quali io stesso ho educato mio figlio: la ricchezza della vita può venire solo dalla ricerca di incontro non dall’inimicizia precostituita; la faziosità altrui non si combatte con una pregiudiziale avversione, parimenti faziosa.
Uno dei punti d’incontro tra me e Francesco Minutillo è stato il terreno della cultura, della ricerca storica per raccontare personaggi od eventi significativi della nostra Italia: l’anno scorso, in piazza Saffi a Forlì, la mostra “La fortuna di Dante nel Ventennio”, adesso “O Roma o morte. Un secolo dalla Marcia” nell’imminenza del centenario della Marcia su Roma nell’ottobre del ’22. Tranquilli, dispiace deludere le attese maligne di taluni coriacei, nostalgici dell’antifascismo: prossimamente ci occuperemo di tutt’altra cosa dal Ventennio!
Anche nell’elaborazione dei nostri percorsi culturali ci siamo esclusivamente preoccupati di assicurare obiettività espositiva, rispettosa dei visitatori: mai una discussione sui contenuti. Francesco è, fra l’altro, pure un abile organizzatore sul piano della logistica e dell’allestimento tecnico.
Da tempo il nostro “pericoloso” neofascista forlivese ha lasciato ogni impegno politico, si tiene le sue idee, soprattutto, se richiestone, le manifesta apertamente, come sempre ha fatto, consapevole, magari di scontarne il peso, come è avvenuto con il giornalista de La Stampa. L’avvocato Minutillo non rinnega sè stesso, dogmaticamente resta e si professa fascista, offrendosi al conseguente giudizio altrui, anche con il rischio che qualche giornalista, pretestuosamente e provocatoriamente, gli rompa i “cabasisi”, riesumando e speculando vergognosamente su suoi trascorsi impegni politici! Nonostante tutto questo, l’amico Francesco ed altri come lui vivono del loro lavoro, hanno una condotta onesta, irreprensibile, non sono mai incorsi nella delittuosità politica.
Quanta diversità con tanti noti, accesi esponenti extraparlamentari di sinistra o, peggio ancora, con terroristi rossi, dalle BR a Prima Linea, giustificati dalla sinistra con un assolutorio “sono compagni che sbagliano o hanno sbagliato”! Tutta gente che ha ucciso, rapinato, sequestrato in nome di un assurdo ideale rivoluzionario comunista, ma, una volta, presa, ha preferito, coda tra le gambe, fruire delle lusinghe, dei favori, dei privilegi, offerti dal mondo borghese, tanto combattuto. Potrei fare un lungo elenco di “compagni che hanno sbagliato” e, poi, si sono accomodati alla greppia! Potrei raccontare la storia di chi tra questi è diventato sindaco o, addirittura, editore o magari con qualche incarico nella Pubblica Amministrazione. Francesco Minutillo potrebbe essere mio figlio, tanti sono gli anni che ci separano, e un buon padre non può mai arrendersi all’idea tra tante diversità non ci sia un punto d’incontro col proprio figlio.
Franco D’Emilio