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Il vino identitario come strumento di valorizzazione turistica

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Mercoledì 29 giugno al Palazzo Pretorio di Terra del Sole, presente il neo sindaco di Castrocaro Francesco Billi, si è tenuto l’incontro sul vino identitario, strumento di valorizzazione turistica. Il tema, appassionante, è il Sangiovese, quello di Castrocaro, classificato come “Sottozona Castrocaro”, termine che non conoscevo bene (come immagino molti dei lettori). L’identità detta “Sottozona” è una chicca, un surplus, del nostro sacro ed importante vino Sangiovese. Sottozone ne abbiamo molte, le cito: Bertinoro; Brisighella; Castrocaro; Imola; Cesena; Longiano; Marzeno; Verucchio; Meldola; Mercato Saraceno; Modigliana; San Clemente; Oriolo; Predappio; Serra; Coriano: impressionate pensare a quante diversità olfattive si possano incontrare.

Castrocaro come Sottozona si distingue dagli altri per la presenza millenaria di “Oceani idrici” che sono poi le acque termali sotterranee, che vanno a risalire in superfice in micro particelle che daranno quindi caratteristiche ai vari vitigni ed ai calcari che li accolgono: Rocce immense denominate Spungoni cioè formazioni di arenarie e calcari persino di colore azzurro o rosso, la terra che da il sapore al vitigno comporterà sapidità e piacevolezza alla degustazione dei Sangiovesi, assaggiati in sei aziende associate. Di seguito una breve intervista a Giuseppe Fiorentini titolare dell’Azienda Agricola Fiorentini Vini.

Descrivere questo vino come vitigno essenziale del Brunello di Montalcino, vuol dire parlare col mondo; tuttavia il Sangiovese ha vita combattiva solo in Romagna, fuori dalla nostra regione si stenta a proclamarlo nonostante la alta qualità del prodotto, la regione Emilia Romagna è ricca di vini, su questa zona ho lavorato per 40 anni, quindi sul Piacentino avremo Gutturnio (il vino dei Romani), in Emilia diverse varietà di Lambruschi, sul bolognese altri vitigni e in Romagna molti Sangiovese. Ecco che si è creata la Sottozona. Come illustrata da Vitaliano Marchi dell’AIS (Associazione Italiana Sommelier) e ribadita anche da Giuseppe Fiorentini, questa divisione rappresenta l’apice del Sangiovese, la punta di una piramide composta da, dall’alto, Sottozona.  I sei vini in assaggio. Sei prodotti favolosi.

1) Azienda Agricola Fiorentini, vino Fiorone 2019 di 13,5 gradi. Sangiovese 100% in purezza; vinificato acciaio; affinato 6 mesi acciaio e 6 mesi bottiglia. Lo consideriamo giovane. Buono.
2) Azienda Pennita, Rosso doc superiore 2020, 13,5 gradi. Sangiovese 100%. Acciaio ; 12 mesi in acciaio, almeno 2 mesi in bottiglia. Buono.
3) Marta Valpiani, Sangiovese Rio Pietra del 2019 di 14 gradi. Sangiovese 100%.  Macerazione di 100 giorni a “Cappello sommerso”. Affinamento: 40% tino rovere per un anno, 60% cemento. Assemblaggio di ca. 6-8 mesi ed un anno in bottiglia. Buono.
4) Villa Bagnolo, Sangiovese Sassetto 2019, 2019 con 13,5 gradi. Sangiovese Romagna Doc Superiore; sangiovese 100%; Botte: acciaio con rimontaggi. Maturazione: 12 mesi acciaio e almeno 2 mesi bottiglia. Molto buono.
5) Azienda Agricola Podere della Dogana; vino Santa Reparata; annata 2018 con 13,5 gradi. Vino: Romagna doc Sangiovese superiore Vitigno Sangiovese 100%. Vinificazione: Acciaio con rimontaggi. Affinamento: 9 mesi acciaio e 3 mesi bottiglia. Molto buono.
6) Azienda agricola Corte San Ruffillo, vino Sangiovese 2019 di 13,5 gradi. Nomenclatura: Romagna Doc Sangiovese superiore; Vitigno Sangiovese 100%; Vinificato in acciaio con rimontaggi. Affinamento Acciaio e bottiglia per 12 mesi. Mio parere degustativo: Molto buono.

Giuseppe Fiorentini è un ex medico in pensione e si occupa di vino. Bella la sua azienda che dall’altro dei 250 metri, ha vista su Castrocaro e Terra del Sole, siamo quasi a Sadurano. Spiega che la Sottozona come Consorzio Vini di Romagna ha chiesto che ci fosse un referente-rappresentante in modo che la comunicazione fosse più veloce, ed ecco La sua figura dato che ha tempo a disposizione per tale incarico. Spiega: La sottozona di Castrocaro è stata fatta, giustamente, con un background territoriale in grado di giustificarlo: il catino formato dalle colline di Castrocaro, fa sì che abbiano più o meno lo stesso “Terroir” ma è chiaro che non è identico però una cosa in comune c’è, in fondo ci sono le acque termali che risalgono dentro il “Sasso Spungone” (estensione montana che nasce a Pesaro, Ndr) che ci accomuna, e quindi ognuno di noi (noi, i sei produttori, Ndr) avrà più o meno creta (argilla, Ndr) sotto la propria tenuta.

A Castrocaro il Sasso Spungone drena, per fattori osmotici, l’acqua sottostante un “Oceano Geologico” formatosi miliardi di anni fa: questa osmosi idrica conferisce ai calcari proprietà eccezionali assimilate dalle viti. Dare una classe di importanza a questi enormi giacimenti idrici, è come dire, se fossero giacimenti di gas o petrolio, così interessanti oggi sul tema energetico, ma invece abbiamo acqua ed il beneficio lo trovi nel vitigno, acque, anche marine, di varia natura, anche con zolfo, acque particolarmente curative, tutto ciò risale sulle rocce calcaree delle varie viti. Fiorentini ricorda Marchi con la affermazione che i vini della Sottozona Castrocaro, sono accumunati da “eleganza, sapidità, pronta beva, sono vini senza spigolosità, piacevoli al palato”.

Poi sottolinea che il consumatore un giorno dovrebbe essere in grado di capire la differenza tra una Sottozona Predappio, Bertinoro, Castrocaro, e portare al ristoratore queste richieste, marcando la differenza da un Sangiovese-Castrocaro avente una certa dignità differente dalle altre zone citate. Una parentesi che io tiro in ballo: il vino al metanolo; Fiorentini risponde: “purtroppo abbiamo avuto dei delinquenti che han fatto vino in vasche enormi con un po’ di uva e tanto ‘bastone’, una triste parentesi”. Riprendiamo il diagramma visto in riunione, scopo dell’incontro, Fiorentini asserisce: “il Sangiovese è vino Doc e vale per tutto il vino che nasce in questa zona e supera l’esame, poiché per essere denominato Doc il vino deve essere valutato da una commissione in seno al Consorzio Vini di Romagna. Se questo vino Doc ha una gradazione superiore a 13 gradi, è chiamato vino doc superiore, quindi ha le caratteristiche della Dop (purezza minima 85% , più di 13 gradi) quindi la Doc Superiore. Se andiamo nella Sottozona, questo è l’ultimo varco poiché questo parametro è molto più restrittivo della Doc, esempio qui serve il 95% di purezza (contro 85 dei valori precedenti, Ndr) un certo numero di piante (ecc.) quindi la Commissione certificherà l’Azienda certificandola. Sottozona è tutta una fase di disciplinare “nero su bianco”, forse la gente comune ignora questa nomenclatura, ma sono anni che si procede in questi termini“.

Fiorentini porta l’esempio dei vini francesi a Bordeaux, qui abbiamo delle sottozone che sono non più grandi della zona di Castrocaro: su questa stregua dentro i grandi vini di Romagna avremo il Castrocaro, a dir il vero il termine Sottozona è diminutivo (sono in accordo totale, Ndr) e si chiameranno Rocche, Rocca di Castrocaro, Rocca di Bertinoro, Rocca di Meldola, ed è già attiva questa schedatura, come segno distintivo è stato scelto una Stella che viene dal cielo della Tomba di Galla Placidia (RA) questo mosaico è riportato sulle Rocche dei sangiovese. Ultima mia domanda riguarda l’etichetta del Sangiovese così pregiato detto Castrocaro: “Verrà scritto Romagna-Sangiovese e per intendere il “Sottozona” sarà da scrivere “Castrocaro”, MGA in termine tecnico, Menzione Geografica Aggiuntiva, perciò scriveremo “Romagna Sangiovese Castrocaro” oppure “Romagna Sangiovese Castrocaro Riserva”, se riserva. Si tratta dei vini che son sempre stati fatti ma oggi si cercherà di renderli più individuabili con l’aggiunta del luogo, di questa magica parola che è Castrocaro” conclude Fiorentini.

Gigi Arpinati