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Ronchi e Morgagni: «No ai bastoni per il TSO: sono malati, non criminali»

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Mi unisco all’appello dei medici e degli psicologi affinché il vicesindaco e la giunta di Forlì non procedano con l’idea di dotare gli agenti locali di bastone estensibile, conosciuto anche col nome di manganello spagnolo. Trovo inquietante l’idea del manganello, ed il solo pensiero di utilizzarlo in contesti come quello del trattamento sanitario obbligatorio fa rabbrividire: rattrista pensare che la città di Forlì sia scesa a questo livello di dibattito politico. I pazienti malati in caso di pericolosità si possono contenere e sedare, ed anche questi casi sono rarissimi perché si tratta di persone in difficoltà e non criminali, per le quali è necessaria pazienza, tempo e persuasione, non violenza. Tutta la mia vicinanza va ovviamente al personale impegnato in queste delicatissime attività, spesso in situazioni di cronica carenza di organico che aggrava il compito già pesante” è il commento di Alessandro Ronchi di Europa Verde Forlì-Cesena.

Purtroppo la risposta del sindaco e dell’Ugl non fanno che peggiorare la situazione, dato che è evidente anche dai video dimostrativi delle aziende che li vendono o dalle attività di formazione che questo strumento non è altro che uno sfollagente di materiale flessibile, non meno pericoloso o potenzialmente doloroso. Invito il sindaco a riprendere la decisione in mano e chiudere immediatamente la discussione, chiarendo che le dichiarazioni del suo vice sono state un errore. Non posso che riprendere le parole dei medici: “Forlì non merita questo arretramento a pratiche medievali nel campo della salute mentale” conclude Alessandro Ronchi.

Per l’ennesima volta Forlì balza negativamente agli onori della cronaca nazionale a causa delle sconcertanti e irricevibili dichiarazioni dei suoi amministratori comunali. A suscitare la compatta reazione di decine e decine fra medici, primari e psichiatri -fra i quali figure del calibro del dottor De Plato (consulente Oms per la salute mentale), del medico e scrittore Paolo Crepet, del presidente nazionale di psichiatria democratica D’Elia e dell’ex primario del Dipartimento di Salute mentale dell’Usl di Forlì Missiroli, oltreché delle associazioni dei familiari dei pazienti, sono state le dichiarazioni del vicesindaco Mezzacapo che, trovandosi a motivare l’introduzione di manganelli estendibili nelle dotazioni della Polizia locale, li ha definiti necessari durante gli interventi per i TSO sui malati psichiatrici” aggiunge Federico Morgagni di Forlì&Co.

Le posizioni del vicesindaco sono di una gravità assoluta e ripropongono un approccio primitivo e brutale nei confronti della malattia mentale, che nega tutto quanto è stato elaborato nel nostro Paese e a livello mondiale negli ultimi cinquant’anni in materia di presa in carico dei malati. I malati psichiatrici sono persone colpite da una condizione di grave sofferenza per la quale hanno necessità di cure e assistenza, ma rimangono nondimeno cittadini nella assoluta pienezza dei loro diritti umani e civili. Il TSO non è l’arresto o il fermo di polizia di qualche malvivente ma un trattamento sanitario che la legge impone si svolga nel rispetto della dignità della persona e sotto la stretta supervisione di medici e sanitari, essendo del resto motivato non dalla supposta difesa della comunità da un individuo pericoloso ma dalla volontà di aiutare il malato a ristabilirsi. Mentre l’esperienza recente della crisi pandemica imporrebbe, per fronteggiare un preoccupante aumento del disagio, un forte impegno delle istituzioni per ampliare i servizi territoriali di salute mentale, orientando pratiche e risorse verso processi di ripresa ed emancipativi, l’Amministrazione comunale di Forlì dà sfoggio di totale impreparazione sul tema e mostra di riconoscersi in una visione retrograda e preistorica, per fortuna ormai completamente screditata da decenni” continua Morgagni.

Quanto alla tutela della sicurezza e incolumità degli operatori della Polizia locale, poi, ci sentiamo di rassicurare il vicesindaco: per quanto ci riguarda, rappresenta una priorità assoluta e inderogabile. Ma sappiamo che proprio per questo nel corso del tempo sono state definite precise e dettagliate procedure operative per i casi di TSO le quali, tenendo conto della complessità dell’intervento, mostrano come tenere insieme diritti costituzionali e umani dei malati, valenza sanitaria dell’azione e sicurezza degli operatori. Tutto il contrario della grossolana banalizzazione e improvvisazione che traspare dalle parole del Vice-Sindaco e dall’orientamento dell’Amministrazione forlivese” conclude Morgagni.