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Inaugurazione della mostra “Pellegrino Artusi – Una vita da manuale”

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Ultimo aggiornamento:

Si inaugura venerdì 24 giugno, alle ore 18,30 a Casa Artusi la mostra “Pellegrino Artusi – Una vita da manuale” a cura di Peter Bottazzi e Silvia Rigon. Al taglio del nastro, accanto al sindaco Milena Garavini, all’assessore alla Cultura Paolo Rambelli e alla presidente di Casa Artusi Laila Tentoni, interverranno gli autori Peter Bottazzi e Silvia Rigon.

La mostra, promossa dal Comune di Forlimpopoli con Casa Artusi e il contributo della Regione Emilia – Romagna, apre al pubblico come esito di un percorso avviato già dal 2020 in occasione del Bicentenario artusiano, coinvolgendo i cittadini in vari modi, dalla raccolta di materiali alla registrazione di video cui si può accedere dai link indicati nelle installazioni.
Si tratta di un particolarissimo percorso artistico che propone ai visitatori una lettura emozionale e giocosa del grande gastronomo e della sua opera attraverso quattro installazioni, collocate rispettivamente a Casa Artusi, nella Chiesa dei Servi, all’Ufficio Turistico e nella Sala Mostre, e una serie di manifesti affissi sui muri di Forlimpopoli.

La prima installazione, intitolata “Le ricette dell’unità”, vuole rendere omaggio alla dimensione collettiva dell’opera artusiana: come “La scienza in cucina e l’arte di mangiare bene” è nato con il contributo delle tante ricette inviate ad Artusi da ogni parte d’Italia, così quest’opera è stata realizzata con le pentole e i tegami messi a disposizione da privati cittadini e assemblati insieme per dar vita ad alte colonne che, strato dopo strato, raccontano la ricerca casalinga verso la ricetta perfetta.

La seconda installazione, denominata “La tavola come comunità, la cucina come casa” si compone di una tavola sospesa in cui le stoviglie sono fatte delle parole di Artusi.
L’installazione “Sfoglie da manuale”, invece, scompone idealmente il manuale artusiano: il pubblico cammina tra pagine sospese, da cui emergono oggetti di cucina, lettere e ricette.

La quarta installazione, intitolata “Le mani in pasta”, celebra la pasta e l’atto stesso dell’impastare a mano: si compone di superfici proiettabili trattate come se fossero sfoglie messe a riposare su uno stendipasta; i visitatori potranno spiare l’ambiente guardando attraverso fori a mo’ di dima di “cappelletti all’uso di Romagna”.

A completare il quadro, l’affissione sui muri della città di manifesti che riportano nuove ricette e offrono la possibilità di scriverne altre, continuando idealmente il manuale. L’idea è quella di raccogliere l’eredità di Artusi creando uno spazio spontaneo e indipendente di condivisone.