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In 5 anni 591 aggressioni a medici e operatori sanitari degli ospedali di Forlì e Cesena

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L’anno peggiore, per i sanitari, è stato il 2019. E non solo a causa del covid, la cui imprevista e rapida diffusione li ha costretti in prima linea per salvare vite umane e fronteggiare l’epidemia. Per medici, infermieri e operatori sanitari il 2019 è stato un “annus horribilis” anche per ragioni di sicurezza sul lavoro ed incolumità. “All’ospedale di Forlì, nel 2019, sono stati registrati 61 episodi di violenza, verbale o fisica, mentre al Bufalini di Cesena le aggressioni sono state addirittura 136, più del doppio di quelle verificatesi al Pierantoni”.

A trattare il tema della violenza contro gli operatori sanitari, fornendo dati precisi riguardanti i due principali nosocomi della Provincia di Forlì Cesena è il consigliere regionale della Lega Massimiliano Pompignoli che parla di un “fenomeno estremamente diffuso ma sottostimato, che questa Regione tende a minimizzare limitandosi a espressioni di solidarietà a fatto compiuto. I numeri parlano da soli. In 5 anni, dal 2017 al 2021, le aggressioni denunciate e rilevate ufficialmente dalle direzioni sanitarie di entrambi gli ospedali sono state quasi 600. Entrando nel dettaglio, nel 2017 gli atti di violenza verificatisi presso il Morgagni–Pierantoni di Forlì sono stati 7, per poi salire a 39 nel 2018, 61 nel 2019, 50 nel 2020 e 49 nel 2021. A Cesena la situazione è nettamente peggiore. Si parte con 29 aggressioni nel 2017, 102 nel 2018, 136 nel 2019, 55 nel 2020 e 63 nel 2021”.

Per Pompignoli “il rischio di aggressione o di atti di violenza contro gli operatori sanitari non è un pericolo remoto. Si tratta a tutti gli effetti di un fenomeno in crescita, che va monitorato con grande attenzione, prevenuto e ragionato, che oltre a deteriorare le condizioni e il clima di lavoro dei nostri sanitari, risulta una vera e propria minaccia per gli equilibri interni dei nostri ospedali”.

“Una soluzione, a livello regionale, per prevenire, monitorare e contrastare questo fenomeno, indagandone le cause e la diffusione, potrebbe essere quella di costituire un “Osservatorio regionale sulla sicurezza e l’incolumità degli operatori sanitari, sulla falsa riga di quello già operativo a livello nazionale e mutuato da qualche anno anche dalla Regione Toscana. Il rapporto tra il personale sanitario e il paziente è molto difficile e delicato – conclude Pompignoli – per questa ragione dobbiamo lavorare per tutelare il ruolo e le competenze di medici ed infermieri investendo su risorse informative, strumentali e di formazione, per capire e prevenire le radici della violenza”.