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Come diventare infermiere specializzato: tutti gli step da seguire

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L’infermiere è un professionista sanitario che assiste e si prende cura dell’assistito. Nel caso di infermiere specializzato, il professionista sarà evidentemente in possesso di una focalizzazione su una determinata tipologia di pazienti da gestire, come possono essere gli anziani, i bambini, i disabili.

Come si diventa infermieri

Prima ancora di comprendere quali possono essere i passaggi amministrativi e burocratici per diventare tale, come ad esempio avviene nei confronti dell’apertura della partita IVA per infermieri, è bene ricordare quali sono gli step formativi da porre in essere per poter svolgere la professione. In particolar modo, per diventare infermiere bisogna conseguire la Laurea in Infermieristica e superare l’esame di Stato. Solo in questo modo sarà possibile iscriversi all’ordine professionale e abilitarsi all’esercizio della professione. Attenzione, però: il corso di laurea in questione è a numero programmato. Dunque, per accedere occorre superare un test di ingresso, organizzato con cadenza annuale unitamente alla prova di ingresso per la generalità delle professioni sanitarie.

Dove può trovare lavoro l’infermiere specializzato

L’infermiere specializzato può trovare lavoro in enti pubblici (come le ASL), in società private (come le strutture residenziali e le cliniche), o ancora in regime di libera professione, sia in forma individuale che come studi associati. In questo caso diventa essenziale aprire la partita IVA, quale primo step per lo svolgimento professionale di questa funzione. L’apertura può essere effettuata anche esclusivamente online, ricorrendo al servizio di Fiscozen, una soluzione low cost per tutti gli infermieri interessati a svolgere questo lavoro come libera professione.

Oltre agli aspetti fiscali, occorrerà inoltre adempiere a quelli previdenziali. Ricordiamo che gli infermieri sono iscritti alla FNOPI (Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche), la quale ha una propria cassa previdenziale di riferimento, ENPAPI. Sia l’iscrizione all’ordine degli infermieri che alla ENPAPI sono due procedure obbligatorie, considerato che rappresentano una forma di tutela per il lavoratore e per i cittadini. Ne deriva che l’infermiere che svolge la propria professione senza essere iscritto alla FNOPI è abusivo. In sintesi, l’infermiere deve iscriversi a una gestione separata specifica come l’ENPAPI, e non alla gestione separata INPS. Ricordiamo che i contributi alla cassa sono per un terzo a carico del lavoratore e per due terzi a carico del committente che, dunque, dovrà detrarre la relativa parte (insieme all’aliquota RIPEF) dal compenso erogato al lavoratore e, in ultima istanza, provvedere al versamento. Cogliamo l’opportunità per rammentare che ENPAPI non applica alcuna soglia di esenzione alle prestazioni occasionali.

Partita IVA o prestazione occasionale?

In alcuni casi può accadere che venga fatto credere all’infermiere che può lavorare anche rilasciando ricevute di prestazione di lavoro autonomo occasionale. Ebbene, questo strumento è scarsamente sostenibile e non è certo alternativo alla partita IVA. Di fatti, le prestazioni di lavoro autonomo occasionale sono in sostanza incompatibili con ogni attività esercitata in maniera abituale, e cioè con caratteristiche di professionalità, continuità e frequenza nel tempo. Dunque, la prestazione occasionale potrà essere usata solo per singole collaborazioni della durata massima di 30 giorni per anno solare per singolo committente.