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Pastette e “malghini” per un nuovo assessore a Forlì

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Ultimo aggiornamento:

Dopo lo sbadiglievole e insulso tormentone, non ancora trascorso, dello scorso anno sulla Commissione Pari Opportunità, quasi una strumentale tempesta in un bicchier d’acqua, rinvigorita anche dal caso della scomparsa a Novellara della giovane Saman Abbas, adesso si ripropone, ai primi del 2022, la volontà di definire, finalmente, quanto già ventilato da mesi ovvero la nomina di un nono assessore nella Giunta Comunale di Forlì sotto la guida del sindaco Zattini. Sono, dunque, sospese, ma di urgente definizione due questioni: la nuova presidenza della Commissione Pari Opportunità, lasciata vacante dal vecchio adagio “chi mi disprezza non mi merita!”, e la nomina, sempre più sollecitata, ma, da tempo, forse giustamente disattesa dal Primo Cittadino, di un nuovo componente di giunta da collocarsi in quota Fratelli d’Italia.

Non sono, affatto, due semplici seggiole, ma due appetibili cadreghine, tutto sommato veicolo di autorità, prestigio e, perché no, potere, se occupate da degne natiche. Il nuovo assessore o la nuova assessora, per carità non turbiamo le pari opportunità, dovrebbe avere delega “per la gestione delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, Pnrr, e i progetti cui devolverle”, come stamani dichiara sulla stampa locale il capogruppo della Lega Massimiliano Pompignoli. Questo fine interprete e sofista, perché muove da argomentazioni ingannevoli della politica forlivese, motiva l’assegnazione d’ufficio del nuovo assessore al gruppo Fratelli d’Italiabis, costituitosi solo dopo l’ultima tornata elettorale comunale, sulla base della constatazione quanto a Forlì questa forza “rispetto alle elezioni amministrative del 2019 è cresciuta moltissimo in termini di voto”, dunque “è legittimo darle un ruolo in giunta”.

Non dubito che un partito possa lievitare come pane, in fondo, da sempre, il pane della politica è il solo fine certo di tanti politici, ma una lievitazione, successiva e non oggettivamente riscontrata dopo le ultime elezioni comunali del 2019, non giustifica affatto che quel partito, in questo caso Fratelli d’Italiabis, debba avere un posto in giunta: il dato indiscutibile e non modificabile a posteriori nel suo valore dice che alle elezioni del 2019 il solo Fratelli d’Italia di Davide Minutillo ha conseguito 1758 voti, pari al 3%, con diritto ad un solo seggio, certo robetta, forse giusto il colpo di tosse di una zanzara, ma, comunque, utile a sostenere l’elezione del sindaco Zattini.

Adesso, invece, la Lega si prefigge di dare legittimità ad una formazione, denominata, sì, Fratelli d’Italia, ma pur sempre solo bis e per nulla coincidente con quella presentatasi alle elezioni comunali del 2019; ora, a Forlì il partito della Meloni è cosa ben diversa, costituito ad hoc da tre transfughi da altre formazioni col fine di porre in difficoltà il trascorso omonimo partito attorno all’unico consigliere eletto Davide Minutillo, oggi, dicono, prossimo all’ala protettrice passeriforme dell’1% di “Coraggio Italia”.
Diciamolo chiaramente: sinora, per ragioni relative al rapporto fiduciario tra sindaco e componenti di giunta, nessun assessorato è stato disponibile per Davide Minutillo o chi, esterno, da lui stesso designato, e, quindi vecchi e scafati arnesi della politica locale, hanno ravvisato la possibilità di subentrare al Minutillo, fottendolo politicamente con la creazione di un Fratelli d’Italiabis, replicante con tanto, incauto imprimatur meloniano e di fatto espressione solo del panierino dei voti di tre transfughi, conseguiti sotto altre bandiere.

Per dignità della città, della sua amministrazione, di tutto il Consiglio Comunale sarebbe meglio che questo nono assessore con delega al Pnrr non fosse assegnato a nessuno dei due Fratelli d’Italia, anzi, proprio per l’importanza, rilevante nel terribile frangente epidemico che attraversiamo, di assicurare una gestione oculata di questo piano strategico, penso che sarebbe significativo chiamare a questo nuovo incarico di giunta una persona esterna di grandi competenze, quindi autorevole e, proprio perché tale, al di sopra delle parti: la città di Forlì non è priva di simili e prestigiose risorse.

Siamo stufi di giochi e giochini, pastette e “malghini”, per dirla alla romagnola, sulla pelle dei cittadini, tutti gabbati dopo il voto. Il sindaco Zattini, persona dabbene e amministratore attento, scelga con responsabilità, respingendo ogni condizionamento: è in ballo, ora più che mai, il futuro dei forlivesi e un nome nuovo fuori dalle mani in pasta può significare quel segno di speranza che tutti cerchiamo, per dirla alla Churchill, in quest’ora tanto buia.

Franco D’Emilio