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Contro Ivo Oliveti i soliti “Gendarmi della Memoria”
Eccoli, di nuovo in azione “I gendarmi della memoria”, così Giampaolo Pansa definiva nel suo omonimo libro quanti a sinistra sono spesso affetti da una inguaribile perversione politica: pretendere ad ogni costo di imporre, sempre e comunque, il proprio punto di vista anche contro l’evidenza oggettiva di motivate ragioni altrui.
E tanta illiberalità, dogmatica e pretestuosamente faziosa, ancora di più perché espressa su un personaggio definitivamente consegnato alla storia, questa volta ha seminato zizzania nella Romagna forlivese.
Sulla volontà del Comune di Borghi di intitolare un parco all’avvocato Ivo Oliveti (nella foto il busto di Ivo Oliveti di Ettore Lotti 1936 a Forlì nella Pinacoteca Civica) proprio concittadino, eroe pluridecorato e protagonista della vita politica del Ventennio, subito i nostalgici resistenziali dell’Anpi, spalleggiati da qualche cerbero dell’ormai patetico “amarcord” antifascista, e, persino, dalla voce fiancheggiatrice di un sindacato senza meta, hanno sollevato un gran polverone, dichiarando intollerabile l’attribuzione di un simile onore ad un personaggio con gravi responsabilità di gerarca fascista, quindi di sostenitore di un regime totalitario e liberticida. Ohibò, gli ingredienti della solita solfa ci sono proprio tutti e il nero solitario di un camerata, da tempo in polvere, acceca assurdamente di rosso sangue i gendarmi della memoria, presto senza bussola e dimentichi delle ragioni motivate, quindi legittime dell’iniziativa del municipio di Borghi di un’intitolazione a Ivo Oliveti.
Per recuperare il senno e tornare nei gangheri ai nostri gendarmi basterebbe considerare cosa Oliveti abbia rappresentato: eroe della Prima Guerra Mondiale con due medaglie d’argento ed una di bronzo al valor militare, infine medaglia d’oro al valor militare alla memoria per il suo sacrificio nei cieli di Axum durante la Guerra d’Etiopia del ’36 per consentire la salvezza dei compagni di volo; precursore dell’Aeronautica Militare sino al merito straordinario del grado di tenente colonnello di quell’Arma; avvocato valente di provata professionalità, pure dimostrata nella competenza di incarichi di pubblico amministratore e rappresentante del mondo industriale; infine, l’attività prodigata a favore del suo Comune di nascita. Prima di aprire bocca meglio documentarsi, le fonti documentarie, in proposito, non sono scarse e, si sa, “carta canta” in faccia ai parolai.
Certo, Oliveti fu fascista perché, come tanti italiani, credette nel Fascismo, ma lo fu pure in maniera riflessiva e, all’occorrenza, persino critica, come dimostrano diversi suoi interventi e scritti. Non commise delitti, né fu persecutore, neppure fu un profittatore del regime.
Dunque, deve scontare un’ingiusta “damnatio memoria”? Il suo nome deve ancora pretestuosamente tenere in vita l’artificiosa contrapposizione tra fascismo e antifascismo?
Mi auguro che il Comune di Borghi non receda dal suo proposito di onorare la memoria di Ivo Oliveti, sarebbe pure un segnale importante per la riconciliazione degli animi e della politica.
Franco D’Emilio