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Tombola e bingo: la nascita e la diffusione in Italia

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Da diverso tempo a questa parte non sono solo i classici giochi di carte a riempire le sale dal vivo, magari con qualche torneo apposito di poker o di burraco. Anche i giochi ad estrazione sono ormai di moda. Senza voler spremere troppo le meningi, talvolta anche i giocatori più esperti vogliono tentare la fortuna affidandosi al caso. Per questo le lotterie sono così diffuse.

Tombola e bingo sono evidentemente tra i giochi più noti che rientrano in questa categoria e già solo i diversi tipi di bingo sul web che circolano al giorno d’oggi ne sono una dimostrazione. La loro peculiarità è di consentire delle partite in compagnia nonostante di fatto i giocatori non possano sfidarsi direttamente. Si deve solo sperare di vincere prima degli altri, ma non si può far nulla di preciso per favorire un esito piuttosto che un altro.

La tombola e il bingo condividono la quasi totalità delle regole. Stiamo parlando di giochi basici, nei quali i giocatori non hanno a disposizione delle vere e proprie mosse. I partecipanti si limitano ad acquistare delle cartelle sulle quali sono indicati 15 dei 90 numeri presenti nel tabellone principale. Quando il direttore di sala o l’addetto al paniere enunciano i numeri del tabellone bisogna effettuare un riscontro sulle proprie cartelle e se si riesce a marcare tutti i numeri di una di queste si ottiene il premio più alto.

Tombola e bingo fungono anche da momento di aggregazione, per questo si giocano prevalentemente durante le feste, anche in qualche caso c’è chi si distrae un po’ troppo e trascura persino la famiglia pur di una partita a bingo. Pur trattandosi di giochi semplici, la passione può essere sfrenata.

Le origini dei due giochi, comunque, sono molto diverse. La tombola è stata inventata intorno alla metà del XVIII secolo, quando Re Carlo III di Borbone decise di rendere legale il lotto incontrando l’opposizione del frate Gregorio Maria Rocco. Il popolo si ingegnò creando una variante della tombola, che si sarebbe poi fusa con la cabala della smorfia. I numeri del tabellone sono 90 perché agli inizi del XVI secolo, quando bisognava nominare nuovi componenti dei Serenissimi Collegi, si sceglieva tra 90 nomi e tutti erano già abituati a scommesse di questo genere.

Il bingo, invece, sarebbe nato nel 1929, quando in Georgia un giocattolaio americano di nome Edwin Lowe partecipò alla lotteria del beano e gridò erroneamente “bingo” invece di “beano” al momento della vittoria. Il termine risultò orecchiabile e fu utilizzato anche in seguito, dando vita di fatto a un nuovo gioco, che a differenza della tombola può contare però qualche versione alternativa, che differisce dalle altre per la quantità di numeri utilizzati su tabellone e cartelle.

Da 20 anni a questa parte le licenze per l’apertura di locali dedicati al bingo sono centinaia in tutta Italia. Servono ampie sale per organizzare una partita. Il bingo è soggetto a molti controlli fiscali e i set di palline numerate vanno sostituite ogni 5.000 partite. A distinguere palesemente il bingo dalla tombola è comunque la serie di premi a disposizione. Ambo, terno e quaterna non sono presenti, ma in compenso è possibile incrementare il valore del premio finale a seconda del momento in cui viene estratto il numero vincente.