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Carenza di medici di base nel Forlivese. Ragni: «Problema grave e a lungo negato»

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Quando tre anni fa, assieme ai sindacati di categoria, lanciammo l’allarme della carenza di medici di medicina generale, i medici di famiglia, in previsione del pensionamento di altri medici, la Regione, attraverso il responsabile del Servizio Assistenza territoriale, tranquillizzò in perfetto ‘burocratese’ che il rapporto medico/popolazione residente “veniva rispettato in tutti gli ambiti territoriali dell’Emilia-Romagna”… Rassicurazione sfumata ben presto con l’endemica carenza del servizio che è affiorata non soltanto nei piccoli comuni periferici, ma anche nelle grandi città della nostra regione. Un problema che riguarda la provincia di Forlì-Cesena, dalla valle del Tramazzo fino al Comune capoluogo, solo per citare due casi. Minimizzare non aiuta”: spiega in una nota Fabrizio Ragni, vicecoordinatore provinciale Forlì-Cesena di Fratelli d’Italia e componente del direttivo del Circolo comunale forlivese di FdI Caterina Sforza.

Il problema, in realtà, ancorché da noi segnalato da anni, non riguarda soltanto la sostituzione del personale medico di famiglia in pensionamento, quello programmato per limiti di età o anticipato. Riguarda anche la carenza del personale medico e infermieristico in reparti chiave della sanità pubblica come la Medicina d’urgenza, ed è il caso del Pronto soccorso dell’Ospedale di Forlì, dove tra pensionamenti, trasferimenti e licenziamenti, si conta una dozzina di professionisti specializzati in meno rispetto al fabbisogno. Un’emergenza nell’emergenza”: aggiunge Fabrizio Ragni.

La questione sanitaria riguarda sia i medici che il personale infermieristico che conta un turn over sempre molto elevato. La questione è gestionale, di programmazione nazionale e regionale e dunque: politica, perché giova ribadire che non è messa in discussione l’abnegazione e l’alta professionalità delle categorie ospedaliere e del servizio sanitario dell’Emilia-Romagna. Le denunce rispetto la carenza di medici formati e titolati per la copertura di tali servizi sono rimaste per anni inascoltate, o si è cercato di ovviare con provvedimenti di scarsa efficacia quali un insufficiente aumento delle borse di studio. Negare che il problema esista non aiuta a risolverlo e sarebbe necessario, quindi, un cambio di prospettiva anche a livello governativo”: insiste il vicecoordinatore provinciale di Fratelli d’Italia Forlì-Cesena.

Tamponare la grave carenza di medici di famiglia con l’utilizzo di medici neolaureati o altri professionisti privi del diploma di formazione specifica in medicina generale richiesto dalla legge come ha scelto di fare la Regione affidando incarichi generalmente in assegnazione per sei mesi o un anno, non risolve il problema di fondo. E tocca anche ricordare il disagio del mutuato nell’essere preso in carico da un medico di base che probabilmente sarà sostituito. Il problema è grave e si devono attuare ‘misure straordinarie’, come ha dovuto ammettere alcuni mesi anche fa lo stesso direttore generale dell’Ausl romagnola. Siamo perplessi, però, che il problema possa essere risolto da chi – per prime le giunte regionali del centrosinistra dagli anni Ottanta ad oggi – ha orientato come conosciamo (tagli di posti letto e personale e chiusure di piccoli ospedali) le politiche gestionali sanitarie dell’Emilia-Romagna”: conclude Ragni.