Tracimazione diga di Ridracoli

«Romagna Acque continua nel suo tentativo di accreditare nuovi invasi per far fronte alle necessità idriche conseguenti alla siccità. Evidentemente a Romagna Acque sfugge il concreto significato di risparmio idrico, a fronte del suo reiterato, ma solo teorico e contraddittorio nei fatti, appello alla necessità di un minor consumo d’acqua. Infatti Romagna Acque vorrebbe realizzare alcuni “piccoli” invasi (oggettivamente, non possono essere considerati “piccoli” invasi da 300 a 500 mila mc), da costruirsi con sbarramenti in cemento armato, producenti un impatto ambientale elevatissimo, modifica permanente dei luoghi, costi economici assolutamente improponibili, oltretutto completamente sproporzionati alle basse quantità di captazione idrica che si otterrebbero. Infatti, i bacini di alimentazione, quelli del Rabbi, Montone, Tramazzo, non garantiscono gli apporti d’acqua ipotizzati, stanti le loro insufficienti dimensioni.

Non solo: l’apporto di sedimenti solidi riempirebbe in breve tempo il volume d’invaso a causa dell’erosione dei versanti (tipica del nostro Appennino). È inoltre mistificante paragonarli ai micro invasi in terra, realizzati da qualcuno in quelle valli, quasi che alcuni buchi, anch’essi comunque soggetti a rapidi riempimenti dai sedimenti e perciò perdenti quanto a rifornimenti idrici ma almeno non modificativi in permanenza dello stato dei luoghi, siano confrontabili con costruzioni in cemento armato, distruttive senza rimedio dell’ambiente naturale circostante. La stessa Romagna Acque non può tuttavia fare a meno di ammettere che, in assenza di precipitazioni, questi contenitori rimangono inevitabilmente a secco, risultando quindi inutili nel momento del bisogno.

Oltretutto i principali utilizzatori della risorsa idrica proveniente dai sopracitati invasi, come affermato da Romagna Acque, sarebbero i coltivatori di kiwi, frutto esotico ultraidroesigente, altro che risparmio d’acqua! D’altronde tutti sanno che ad una società per azioni come Romagna Acque interessano molto i profitti economici, tanto più alti quanto più acqua vende, alla faccia dell’auspicato, ma non da essa perseguito, minor consumo idrico. E molto meno evidentemente a Romagna Acque interessa l’impatto ambientale indotto dalle opere di cantiere e dagli sbarramenti finali. Quali alternative allora? Innanzitutto la sostituzione delle coltivazioni di kiwi e di altre colture richiedenti troppa acqua, ormai improponibili se vogliamo un vero risparmio idrico, con colture molto meno idroesigenti e l’applicazione comunque di pratiche d’irrigazione all’avanguardia in termini di minimo consumo idrico. E inoltre la fitodepurazione delle acque reflue, da cui si possono trarre quantitativi d’ acqua utili agli scopi idrici. Auspichiamo che il prossimo Piano di Tutela delle Acque non recepisca le fallimentari richieste di Romagna Acque e proceda alle efficaci e molto meno dispendiose alternative, proposte dal Wwf FC e dalle scriventi associazioni, nonchè da molte altre Associazioni Ambientaliste della nostra Regione, e già all’attenzione dell’Amministrazione regionale».

Wwf FC, Associazioni aderenti al TAAF, Corpo della Guardia Zoofila Ambientale, GEV, Clandestino, Pro Natura Forlì, FIAB, Legambiente FC

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