Forlì e Co Giorgio Calderoni e Federico Morgagni

Ancora una volta, dopo le vicende del supermercato Esselunga e della cava di Magliano, l’Amministrazione comunale di Forlì dà prova del suo totale disinteresse per le questioni ambientali e la tutela dei beni comuni e del patrimonio culturale con l’approvazione definitiva, durante la seduta del Consiglio comunale di ieri, di una variante urbanistica dal dubbio profilo di legittimità e in aperto contrasto con le osservazioni formulate dalla Provincia e da altri soggetti del territorio” attaccano i consiglieri comunali di Forlì&Co Giorgio Calderoni e Federico Morgagni.

Nei fatti, la variante approvata – continuano – presenta gravi criticità in ciascuna delle sue tre parti. Per quanto riguarda il Centro storico, indebolisce fortemente le tutele del patrimonio architettonico e del tessuto urbanistico di quest’area nodale della città. La Giunta si dimostra dunque prigioniera di un’impostazione arcaica, che individua come beni da tutelare solo un ridotto numero di edifici di pregio e non concepisce invece l’idea che sia l’intero patrimonio edificato di un territorio, preso nell’insieme, a rappresentarne la storia e l’identità. Tale scelta inoltre contrasta con le disposizioni del DL “Semplificazioni” adottato dal Governo lo scorso ottobre, secondo cui gli interventi di demolizione e ricostruzione nei centri storici sono possibili esclusivamente a seguito della redazione di piani urbanistici particolareggiati di recupero e ricostruzione, e ciò proprio allo scopo di tutelare queste aree da interessi speculativi; ne consegue, ancora una volta, il rischio di contenziosi sulla legittimità dell’atto approvato dalla maggioranza“.

Altrettanto preoccupante è il fatto che non si sia voluto tenere in considerazione il rilievo del Comitato Tecnico-Scientifico regionale sul pericolo, autorizzando interventi di demolizione ricostruzione per singole unità immobiliari e temporalmente sfalsati, di un’alterazione degli equilibri statici consolidatisi nel tempo fra edifici confinanti, che rischiano così di diventare meno resistenti alle sollecitazioni sismiche. La seconda parte della delibera riguarda il Villaggio Matteotti. Dato il valore storico e documentale di questo insediamento, che risale al ventennio fascista, avevamo chiesto che si acquisisse, prima di allentarne le tutele, il parere della Soprintendenza e di un esperto nazionale di architettura e urbanistica di tale periodo” insistono Calderoni e Morgagni.

Ci dispiace constatare che il Comune non solo non ha accolto le nostre proposte, ma ha deliberatamente ignorato (e comincia a diventare un vizio) anche la richiesta della Provincia di conservare i vincoli almeno sui 22 edifici censiti di recente dal Comune medesimo quali “beni ancora in buono stato di conservazione originaria”. In sostanza, invece di prendere in considerazione questa osservazione fondata e imboccare un percorso di valorizzazione culturale di tale patrimonio, il Comune ha smentito sé stesso, dichiarando di aver svolto un ulteriore sopralluogo che ha permesso (guarda caso) di constatare la scomparsa dei tratti originari in tutti gli edifici dell’area.
Il terzo elemento da non trascurare riguarda gli immobili di pregio storico-culturale diffusi nel territorio. In totale contraddizione coi principi tanto sbandierati della città compatta e dell’arresto del consumo di suolo, la variante individua arbitrariamente oltre 215 edifici da riclassificare come insediamenti residenziali, offrendo ai proprietari importanti potenziali di incremento volumetrico. Inutilmente, abbiamo denunciato che così facendo si produrrà un forte aumento della polverizzazione dei nuovi insediamenti, sganciati dal tessuto urbanistico e senza alcun rapporto con le attività agricole. Allo stesso modo, dal Comune non sono arrivate risposte a domande fondamentali circa i costi per la realizzazione di tutta una serie di infrastrutturazioni, dalle strade alle opere di urbanizzazione, per rispondere alle necessità dei futuri abitanti di zone oggi agricole e spesso lontane chilometri dall’area urbana. In conclusione, la variante si caratterizza per profili di illegittimità, per uno spirito che va in direzione opposta all’arresto del consumo di suolo e tutela dell’ambiente e per un approccio alla tutela del patrimonio che era vetusto cinquant’anni fa. Una volta di più, la Forlì guidata dalla destra si presenta come un laboratorio per provvedimenti urbanistici “à la carte”, tutti tesi a favorire interessi privati e insofferenti alle normative a protezione dei beni comuni” concludono Federico Morgagni e Giorgio Calderoni.

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