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A Forlì solo pietre dal PD contro Marinella Portolani

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Ultimo aggiornamento:

In questi giorni a Forlì la battuta “Il potere logora chi non ce l’ha”, solitamente attribuita a Giulio Andreotti, necessita davvero di un aggiornamento che la renda più significativa rispetto al gran chiasso, alla pretestuosa ridda di accuse e giudizi, sollevati dal Partito Democratico forlivese contro Marinella Portolani, consigliera comunale di Fratelli d’Italia e Presidente della Commissione Pari Opportunità. Sì, la battuta va aggiornata, resa più caustica ovvero “Il potere logora chi non ce l’ha più e non ne sopporta l’astinenza”: dopo decenni di “mani sulla città” da parte della sinistra, certa nella sua granitica convinzione che non potesse esistere un’alternativa, a Forlì il Partito Democratico, erede smidollato di trascorsa gloria politica, unitamente ai suoi consueti minialleati simbiotici, annaspa, quasi asmatico, nel suo digiuno di governo, sottogoverno dopo la cocente sconfitta alle ultime amministrative ad opera del centrodestra.

Costretto all’opposizione, ma sempre nella stessa protervia di quando era alla guida della città, il PD forlivese è smarrito, cerca la rivincita, ma, incapace di costruirla attraverso il confronto dialettico con l’attuale maggioranza, la insegue con espedienti maldestri, oggettivamente meschini, magari sul filo dell’agguato insensato. Proprio di uno di questi mezzucci del PD è rimasta vittima Marinella Portolani, aggredita e “mazziata”, quale presidente della Commissione Pari Opportunità, per la sua affermazione circa la necessità di un “processo di bonifica della religione islamica da certe forme di violenza” alla luce della terribile vicenda di Saman, vittima in Italia di un’assurda vessazione, violenza d’ispirazione coranica contro la donna, tragicamente attuata nella sua stessa famiglia. Insomma, una tempesta in un bicchier d’acqua, sicuramente torbida, come da tempo quella del PD nazionale e forlivese.

Scandaloso e offensivo hanno gridato i Piddini forlivesi, sino allo scoppio della giugulare del collo, quel sostantivo “bonifica”, da loro unicamente ricollegato, forse a bella posta o per i limiti della loro esperienza, ad un’operazione di autospurgo: eppure bonifica, derivando dall’espressione latino medioevale “bonus facere” ovvero rendere buono, non ha affatto implicito un significato negativo, avverso, tanto meno contro la religione islamica.
Al posto di bonifica la presidente Portolani poteva utilizzare sinonimi come ripulitura o risanamento, purificazione o recupero, ma il significato non sarebbe mutato ossia rappresentare efficacemente la necessità che in Italia qualunque islamico riconosca e, di conseguenza, ispiri la sua condotta all’unica, esclusiva fonte di diritto che è e sempre sarà soltanto l’ordinamento giuridico dello stato italiano, laico garante di diritti e doveri.
L’interpretazione religiosa islamica non deve e non può essere motivo di deroga al rispetto della legge italiana: questo intendeva e intende Marinella Portolani, quindi auspicando l’emarginazione di integralismi islamici, inconcepibili perché contrari a quel valore di civiltà, nel quale anche si collocano l’emancipazione della donna e tutte le problematiche attinenti alle cosiddette pari opportunità.

Il PD forlivese si è fatto così prendere la mano dal suo furore cieco contro la “bonifica portolaniana” da ignorare, persino, le parole dell’autorevole compagno di partito Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna, che su Il Resto del Carlino di pochi giorni, commentando a lungo la storia della giovane Saman, ha condannato duramente la triste vicenda perché “non è minimamente accettabile appellarsi a qualsivoglia motivo culturale o religioso, a tradizioni o precetti di sorta per negare la libertà della persona e il diritto alla sua autodeterminazione.”
La sostanza dell’argomentare di Bonaccini è pari a quello della Portolani, pur mancando la parola bonifica, né credo che i piddini forlivesi possano appellarsi ad una differenza tra i due sul filo del bon ton istituzionale, considerati il modo e il rispetto con i quali la presidente della Commissione Pari Opportunità svolge da sempre il suo compito.
In conclusione, il PD forlivese responsabile di una “patacata” contro il pensiero del compagno Bonaccini: ad maiora!

Non finisce qui la storia dei compagnucci della parrocchietta forlivese del PD, tanto per dirla alla maniera di Alberto Sordi: non paghi del vespaio sollevato su una parola, nemmeno fossero tutti fini legulei, azzeccagarbugli, ecco alzare il tiro contro l’operato complessivo della Portolani come presidente delle Pari Opportunità, anche ricorrendo alla voce dell’associazionismo di sinistra, parimenti digiuno da prebende e favori.
Contro la malcapitata si spara alla cieca con argomentazioni fittizie dal chiaro, proditorio intento denigratorio, anche diffamatorio che troverà il giudice opportuno.
Eppure, basterebbe considerare il lavoro, le iniziative, le convocazioni ad opera della stessa Portolani nei solo otto mesi, dal novembre scorso, dal suo insediamento a presidente della Commissione Pari Opportunità! L’archivio corrente comunale ampiamente testimonia questo impegno, sempre ispirato al dialogo, al confronto, soprattutto nel coinvolgimento delle nuove generazioni!

Magari, sarebbe onesto che gli attuali detrattori si chiedessero cosa mai siano stati loro capaci di realizzare alla guida della stessa commissione!
Solo otto mesi di presidenza Portolani sono sufficienti ai fini legulei filoislamici e giudici sommari del PD forlivese, al loro compiacente codazzo di microbici alleati per chiedere le dimissioni della signora dal suo incarico.
“Miei agenti all’Avana” mi hanno ampiamente documentato sull’attività della Portolani, non mi pare che non abbia concluso nulla né che abbia offeso le finalità della Commisssione; altrettanto ho letto e riletto dichiarazioni della contrarietà, del giudizio tranchant della sinistra locale nei confronti della povera malcapitata: solo un infondato sproloquio che nega l’evidenza oggettiva dell’operato della Portolani.

La verità amara è la donna Marinella Portolani, lapidata umanamente e politicamente dal PD forlivese, quasi in applicazione di una “sharia” della sinistra che non può tollerare che temi sociali di grande attualità possano dibattersi, essere avviati a soluzione da parte della destra, considerando, quindi, quest’ultima fuori dalla dimensione antifemminista, razzista che la sinistra forzatamente e senza motivo le ha sempre imposto.
Nei confronti della Portolani la sinistra forlivese, pure spalleggiata da qualche lettera di chiaro contenuto misogino a Il Resto del Carlino, sta esprimendo un livore insolito contro la donna, contro la rappresentante femminile della politica locale.

Per fortuna rifulge l’onestà intellettuale e umana del sindaco Zattini, a spada tratta in difesa della consigliera e presidente Portolani. Il resto non conta, alla fine la tempesta nel bicchiere d’acqua si placherà e al PD forlivese resterà solo la vergogna di aver intorpidito l’acqua.
In fondo, sono gli stessi che giorni fa, incautamente, ma soprattutto stupidamente, mi hanno definito “noto nazifascista” per aver curato la mostra “La fortuna di Dante nel Ventennio” senza neppure conoscerne il contenuto e le finalità.
Dia retta, presidente Portolani, non abbassiamoci a tanto dislivello nel centenario dantesco: ora più che mai “Non ragioniam di loro, ma guarda e passa”!

Franco D’Emilio