Oggi il telegiornale pubblico regionale ha dato notizia della sospensiva sino a tutto il 2021 degli allevamenti di visoni, tra i quali quello nel Comune di Galeata: provvedimento disposto dal ministro della sanità, Roberto Speranza, nell’ambito della prevenzione e del contenimento dell’epidemia Covid-19. Certo, stupisce che l’ordinanza ministeriale sia del 25 febbraio scorso e solo adesso, ben due settimane dopo, la Regione l’abbia assunta in propria applicazione.
Teniamo conto che la prima sospensiva ministeriale del 23 novembre cessava alla fine di febbraio, quindi, sino ad oggi, abbiamo ignorato un pericolo scientificamente riconosciuto.
Evidentemente, la tutela della salute dei cittadini non sta così a cuore al governatore Stefano Bonaccini, in questa circostanza supino satrapo, lesto come un bradipo nell’eseguire i disposti del Ministero della Salute. Dunque, a questo punto l’allevamento di visoni a Galeata deve sospendere ancora la sua attività, ma non è chiaro in cosa consista e come concretamente questa sospensiva debba essere disposta ovvero le sue modalità esecutive e i suoi obbiettivi.
Se sospensione è solo l’interruzione riproduttiva degli animali, beh, allora, permane insoluto il problema dei visoni, portatori del virus Covid, e tutto si risolve nella solita tragicomica vicenda di sbattere fuori dalla porta, in questo caso, un pericolo per vederlo, poi, rientrare dalla finestra. Lo stesso servizio giornalistico televisivo ha taciuto queste considerazioni, limitandosi alla lettura della solita “velina” da regime regionale. Eppure gli emiliano-romagnoli hanno diritto ad un’informazione precisa, trasparente, ancora di più i cittadini di Galeata che ora pretendono che la loro sindaca, anche nelle vesti di “Autorità Sanitaria Locale” del Comune, come Ella ricorda con puntiglio, chiarisca ai suo amministrati la modalità applicativa di detta sospensiva: finora non l’ha fatto, così come ha eluso, lasciato cadere nel vuoto tanta aspettativa galeatese di maggiore, dettagliata informazione sull’andamento dell’epidemia e sul piano vaccinale, relativo al proprio territorio.
Molto galeatesi mi riferiscono di ricorrere alla disponibilità del limitrofo Comune di S. Sofia per sapere qualcosa di più. Una cosa è certa, le ragioni della sospensiva ministeriale, così come espresse dall’Amministrazione centrale ossia a tutela contro il Covid, smentiscono ancora una volta la trascorsa, incauta, mai smentita affermazione della sindaca di Galeata, che qui riporto testualmente “Non vi è alcun rischio sanitario di trasmissione del virus Covid-19 derivante da un allevamento di visoni sito nel nostro Comune”.
Sì, perché a questo punto bisogna far luce: o il ministro Speranza con lo stuolo del Comitato Tecnico Scientifico, gotha del sapere epidemiologico, ha preso una cantonata con la baggianata della sospensiva oppure la poliedrica sindaca di Galeata ne sa più del diabolico CTS, consigliere del minuscolo Speranza. Una cosa resta: già il 23 novembre scorso il TG3 nazionale evidenziava “che questi animali (i visoni n.d.a.) possano aumentare la diffusione del Coronavirus e rendere inefficaci i vaccini”.
Ripeto, inefficaci i vaccini! Ancora, resta che numerosi paesi, cito la Danimarca, l’Olanda, gli USA, la Polonia e la Spagna, hanno confermato scientificamente il contagio veicolato da animali, tra i quali i visoni, adottando addirittura provvedimento di abbattimento: anche in Italia a Capralba, provincia di Cremona, il 24 novembre scorso sono stati abbattuti 30.000 capi di visoni per disposizione delle Autorità Sanitarie. Sorprende che il ministro Speranza si fermi ad una non meglio definita sospensiva, stupisce che Regione Emilia-Romagna e sindaca di Galeata si limitino al ruolo di passacarte, silenziosamente assordanti.
Nel frangente di questa terribile epidemia non è tempo di visoni né di “Veneri in visone”, tanto meno di tirarla per le lunghe per un po’ di pelo, tantissimo, ormai, siamo costretti dagli eventi ad averne sullo stomaco! È in ballo la salute di Galeata e del territorio circostante, i cittadini devono sapere, essere dettagliatamente informati: altrimenti, si alimenta il sospetto che si annacqui la tutela di un interesse collettivo, quale, appunto, la salute, per qualche sotterraneo interesse particolaristico. E questo sospetto non è davvero un pelino di poco conto.
Franco D’Emilio