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Montepoggiolo: i ritrovamenti archeologici e il castello

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Scendendo da Terra del Sole verso Forlì lungo la SS 67, dopo un chilometro dal centro abitato, sulla sinistra si imbocca via Masini, quindi via Ciola, strada che conduce alla costruzione fortificata sulla vetta di Montepoggiolo, oggi di proprietà privata e non visitabile. La zona su cui sorge il fortilizio fu abitata sin dal Paleolitico, come attestano migliaia di reperti litici, ritrovati dal 1983 negli scavi in località detta Ca’ Belvedere, ai piedi della rocca. Si tratta di manufatti che risalgono a oltre ottocentomila anni fa, quando la piccola vetta che dominava il mare altro non era che una spiaggia dell’Adriatico preistorico. I ritrovamenti sono stati d’enorme importanza per la ricostruzione dell’Italia del Paleolitico perché hanno retrodatato la presenza di ominidi sul territorio a molto prima di quanto fino a quel momento si riteneva. Oggi i principali reperti sono custoditi nel Museo Civico Archeologico “Antonio Santarelli” di Forlì, che non è visitabile perché chiuso sin dal 1996 per riallestimento.

L’impareggiabile posizione della collina su cui si trova conferì alla rocca un’importanza strategica non solo come fortezza, quanto soprattutto come “torre di scoperta” (foto di Dervis Castellucci). Da qui era infatti possibile abbracciare «la pianura della Romagna papale da Faenza fino a Ravenna e l’Adriatico, di modo che non è possibile far passare fra questo mare e Terra del Sole di piano alcun corpo considerabile senza esserne avvisati», come scriveva, nel 1745, Odoardo Warren nel suo trattato Raccolta di piante delle principali città e fortezze del Granducato di Toscana.

La rocca nacque inizialmente come torre di vedetta della cittadella di Castrocaro. I primi documenti che ne fanno menzione recano l’anno 906 e citano un tal «conte Berengario del castello di Montepoggiolo», come riportato negli Annales Forolivienses.
La tradizione vuole che, nel 910, questa rocca, insieme ai castelli di Colmano e Ladino, sia stata data in dote da Tiberio de’ Berengari alla figlia che andava in sposa al capitano “Or de l’Af”, leggendario capostipite della famiglia Ordelaffi. Nel 1080 il castello passò sotto il controllo degli Orgogliosi quindi, nel 1124, ai conti Pagani, ai quali il pontefice Gregorio VII aveva conferito il feudo di Castrocaro.

Successivamente papa Urbano VI assegnò Montepoggiolo ad Astorgio I Manfredi, il quale fece alzare e potenziare la rocca. Alla fine del XIV secolo, Francesco Paulucci di Calboli, allora signore di Montepoggiolo, lasciò per testamento al Comune di Firenze la rocca insieme ad altre fortezze di cui aveva il controllo. In seguito, per circa un secolo, fiorentini e forlivesi continuarono a contendersi lo strategico avamposto militare, fino a che la supremazia dei gigliati andò consolidandosi.

Nel 1471 Firenze avviò i lavori d’ampliamento da semplice “torre di scorta” a vera e propria rocca, seguendo le nuove esigenze belliche. Per far ciò venne inviato Giuliano da Maiano, scultore, architetto e intarsiatore, che disegnò un nuovo castello a pianta romboidale, includendo la vecchia torre nel corpo della nuova costruzione e conferendole le funzioni di maschio. La torre occupava uno dei quattro angoli mentre i restanti tre furono anch’essi dotati di un bastione di minori dimensioni.

Nel 1482 sul campanile a vela, costruito appositamente sul mastio, venne collocata la campana di Sadurano, il cui castello era stato appena occupato dai fiorentini che andavano ampliando i propri confini.
Nel 1564, la fondazione di Terra del Sole, sorta per volere di Cosimo I a pochi chilometri da Montepoggiolo, accrebbe l’importanza della rocca che divenne vedetta della nuova città-fortezza del Granducato di Toscana, situata al confine tra il Granducato di Toscana e lo Stato della Chiesa.

Gravemente danneggiata dai terremoti fu fatta risanare sotto la direzione dell’ingegnere Ridolfo Giamberti, inviato in Romagna dal granduca Ferdinando II. Nel 1772, Pietro Leopoldo I, granduca di Toscana, disarmò Terra del Sole e la Rocca di Monte Poggiolo. Due anni dopo la campana del mastio venne concessa in uso al priore dell’adiacente parrocchia di Ciola, un’antica chiesa posta alle pendici di Montepoggiolo.

A seguito della messa all’asta delle proprietà demaniali del Granducato di Toscana, Il 7 maggio 1782 la rocca venne acquistata da don Biagio Magli.
All’inizio del XX secolo il fortilizio fu adibito ad abitazione colonica e la campana assunse una nuova funzione: allertare i contadini dell’imminente arrivo dei temporali.
Da decenni il Castello di Montepoggiolo è in attesa di un serio intervento di restauro e recupero e oggi versa in stato di progressivo decadimento. Nella speranza che questo gioiello d’architettura militare possa essere recuperato e aperto al pubblico, citiamo alcune righe tratte dal libro La città ideale, pubblicato dallo storico Enzo Donatini nel 1979: «Dall’alto del colle ameno, si erge ancora e spazia sulla Romagna tutta fino al mare. (…) Montepoggiolo costituisce un prototipo sul piano strutturale della castellologia, come Terra del Sole lo è sul piano urbanistico della “città ideale” fortificata».

La Rubrica “Fatti e misfatti di Forlì e della Romagna” è a cura di Gabriele Zelli e Marco Viroli