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L’Emilia-Romagna va in zona arancione

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Ultimo aggiornamento:

Da lunedì 11 gennaio l’Emilia-Romagna sarà in zona arancione. Roberto Speranza, ministro della Salute, visti i dati e le indicazioni fornite dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità), firmerà in serata una nuova ordinanza che entrerà in vigore a partire da domenica 10 gennaio fino al 15 gennaio fino al nuovo Dpcm e che inserisce il giorno successivo la nostra regione tra quelle con più restrizioni insieme a Sicilia, Calabria, Veneto e Lombardia.

In realtà la zona arancione sarà attiva già da domani visto che in tutta Italia sarà nella zona di quel colore per il fine settimana. Dal monitoraggio settimanale dell’Iss e del Ministero della Salute emerge, infatti, che l’Emilia-Romagna ha un Rt (tasso di contagiosità) puntuale sopra la soglia uno anche nel valore inferiore. L’indice Rt è infatti uno dei valori principali nella definizione delle aree di rischio insieme ad altri parametri fissati dall’Iss. Non tardano ad arrivare i commenti dei politici locali. 

Stefano Bonaccini non segua la strada del Governo alla continua ricerca di un capro espiatorio su cui scaricare i propri errori e le proprie omissioni. Affermare che la regione diventerà ‘zona arancione’ per colpa di pranzi e cene in famiglia durante le festività natalizie è per lo meno sconcertante viste le restrizioni fin troppo punitive a cui gli emiliano-romagnoli si sono assoggettati con rassegnazione”. Così in una nota il parlamentare Jacopo Morrone, segretario della Lega Romagna.
Sarebbe poi interessante capire quali siano le autorevoli fonti da cui Bonaccini ha attinto i dati per lanciare queste supposizioni. Le certezze basate su valutazioni ponderate e incontrovertibili sembra infatti siano poche a Roma come a Bologna. Non vorremmo che Bonaccini si fosse assunto l’onere di difendere Conte e colleghi rispetto alle ultime imposizioni sempre più abborracciate, sempre più astruse, tra una girandola di regole e colori di cui non si comprende la ratio, ma che aggraveranno ancora di più la situazione economico/sociale. Bonaccini, in ogni caso, non può continuare a sorvolare sul fatto che i cittadini sono detentori di diritti e che tirare troppo la corda senza dare adeguati indennizzi e l’idea di un progetto di ripartenza potrebbe sfociare in disincanto e protesta da parte dei lavoratori e delle categorie più colpite dalle chiusure. Bonaccini parla solo di vaccini, tra l’altro con il verbo al futuro, da marzo vogliamo triplicare il numero di vaccinazioni settimanali, ma non basta. Dia anche risposte al tempo presente ad aziende e professionisti fermi da mesi. Il fatto è che anche in Emilia-Romagna le ombre si stanno sovrapponendo alle luci e Bonaccini, al di là della propaganda, non sa che pesci pigliare” conclude Morrone.