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Allestimenti natalizi: fra tradizione e innovazione

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Ultimo aggiornamento:

Gli allestimenti natalizi delle città e dei paesi hanno subito una svolta nel 1988 quando Fiorenzo Alfieri, allora assessore del Comune di Torino, purtroppo scomparso all’età di 77 anni il 13 dicembre scorso a causa del Covid 19, ideò “Luci d’Artista”; una manifestazione culturale avviata dal capoluogo piemontese, che mise a disposizione un cospicuo finanziamento, coinvolgendo 12 artisti selezionati attraverso un concorso nazionale di idee.
Successivamente l’iniziativa è stata intrapresa anche dai Comuni di Salerno e Pescara, per quanto il marchio rimanga tuttavia un’esclusiva torinese. In occasione del periodo natalizio, alcune piazze e vie di queste città si vestono di luci, che vanno oltre le consuete luminarie di fine anno con opere concepite da artisti contemporanei, che si qualificano per l’alto valore scenografico o per valori fortemente simbolici e concettuali (foto di Fabio Casadei).

Fin dall’inizio “Luci d’Artista” ha avuto un enorme successo e ritorno pubblicitario; non solo, Torino ha cominciato a caratterizzarsi come città turistica, tendenza poi consacrata dalle Olimpiadi invernali del 2006 e dalle diverse importanti opportunità offerte dal patrimonio culturale e architettonico della città. Da allora in tutte le nostre città si è dovuta assecondare la tendenza ad allestire scenografie natalizie capaci di attrarre pubblico nei centri storici e non limitarsi solo alla collocazione di un albero di Natale nella piazza principale aggiungendo qualche statuina presepiale ai suoi piedi.

Anche Forlì, dopo alcuni anni contrassegnati da addobbi raccapriccianti, ha intrapreso questa strada che via via è stata accentuata anche con qualche novità, come il debutto del video mapping, cioè la proiezione di immagini che lo scorso anno avvenne sulla facciata del campanile di San Mercuriale, lato piazza. Mentre per l’edizione di quest’anno la presentazione è stata questa: “I cento metri di facciata del Comune saranno ‘dipinti’ con un racconto dell’arte e della storia della città attraverso i secoli. Un teatro urbano in cui si portano fuori dai musei le opere d’arte. Questa tecnologia applicata all’arte si mette nel solco della grande tradizione italiana del Rinascimento e del Barocco, dalla prospettiva alle grandi scenografie. In tutto, partendo dal Duecento, ben otto secoli di storia in pochi minuti, passando dal ‘Sanguinoso Mucchio’ citato da Dante, fino al ‘900. Sarà quindi uno spettacolo di 6-7 minuti che si ripeterà tutte le sere, alternandosi con quello a sviluppo verticale sul campanile di San Mercuriale”.

Allestimenti-Natale-al-Ronco
Tra i commenti positivi sull’allestimento non sono mancate le critiche da parte dei cittadini, soprattutto al contenuto del videomapping giudicato piuttosto superficiale e alla qualità della proiezione. Chi si occupa di questo settore ed è esperto di video e di grafica fa rilevare che la qualità della proiezione risente del fatto che si è individuata la facciata del Comune che è troppo grande e con tantissime finestre. Inoltre, le dime utilizzate per centrare le immagini sono imprecise; stessi problemi anche per le immagini proiettate sul campanile, dove le scritte descrittive sono disturbate dai buchi causati dalle finestre, un fatto questo imperdonabile! La definizione delle immagini pertanto ne risente in modo evidente tanto da renderla molto carente.

Infine viene fatto rilevare che la sincronizzazione musica e immagini è del tutto casuale mentre la musica deve avere la stessa funzione delle colonne sonore nel cinema: ci sono dei tempi tecnici da rispettare per sottolineare e dare forza descrittiva alle immagini/scene.
Quello che sorprende in questo “strano” Natale sono invece gli innumerevoli addobbi collocati dai privati sugli edifici di Forlì, in particolare su quelli esterni al centro storico sicuramente in un numero nettamente superiore rispetto al passato. Così come si vedono sempre più presepi, a volte anche di piccole dimensioni, allestiti nei cortili, sul lato della strada principale, in modo che possano essere visti da tutti quelli che passano.

Più ci si allontana dalla circonvallazione e più aumenta il numero delle case sulle quali sono esposti decori natalizi. In alcune zone si raggiunge una percentuale del 60/70 per cento di abitazioni singole o palazzi i cui proprietari o residenti hanno dedicato tempo per collocare un segno che attesti il periodo delle festività. Non solo, in alcuni casi ci si trova di fronte ad allestimenti veramente straordinari, già definiti “all’americana”, per indicare quanto avviene nei sobborghi degli Stati Uniti d’America, dove abita la middle class, che si vestono a festa con spettacoli di luci e addobbi da lasciare sbalorditi, mentre si passeggia lungo le file di villette con i giardini ordinati e regolarmente aperti senza muretti o cancelli di sorta. In effetti è sufficiente andare in via Francesco Baracca, nel quartiere Ronco, per avere testimonianza di una tendenza che in prospettiva si farà strada anche in Italia. La quasi totalità delle abitazioni è addobbata, in molti casi in modo sapiente, mentre gli allestimenti ai numeri civici 34 e 51/a lasciano effettivamente sbalorditi. Vi consiglio di andare a vedere per verificare di persona.

Se in prospettiva sempre più privati seguiranno questa “moda” è chiaro che anche le amministrazioni comunali dovranno rivedere i loro piani e soprattutto i contenuti mettendo in campo creatività, ricerca storica e culturale. Ad esempio si potrebbero utilizzare almeno una decina di negozi sfitti del centro storico per allestirvi dei presepi con ambientazioni forlivesi, come ben sanno fare i soci dell’Associazione Italiana Amici del Presepio, sezione di Forlì. Sono certo che avrebbero un ottimo riscontro e probabilmente sarebbero in grado di richiamare l’attenzione più delle riproduzioni delle stelle comete. Sarebbe anche un modo per accogliere l’invito del nostro vescovo, mons. Livio Corazza, che alcune settimane fa ha chiesto di allestire più presepi; un’esortazione che sarà valida pure il prossimo anno. Per fare ciò però occorre iniziare a lavorare fin da subito e senza indugio.

Gabriele Zelli