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“Vai a chiamare gli inglesi”: una Liberazione di Forlì ‘diversa’

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Tutti sappiamo che l’8° Brigata Garibaldi fu bloccata a Meldola e tanti ricordano l’immagine del semovente alleato che entra a Forlì da viale Roma (vicino alla statua di Icaro). Però vorrei raccontare una storia diversa. Come la ricordano alcuni partigiani, fra i quali Giovanni Nanni (dell’8a Brigata Garibaldi). Lo stesso “Pasaròt” (29° GAP), nel suo libro sostiene che Gap e altri furono convocati a Forlì e in Istituto Storico della Resistenza esiste una mappa con la concentrazione dei partigiani (seminterrato dell’Ospedale Morgagni-oggi Università- via Regnoli, via Vittorio Veneto – via delle Torri). Non solo, ma Giordano Ravaioli (Partigiano) il 7 novembre recatosi a Meldola (dove era ferma la Brigata Garibaldi), riceve l’ordine da Ilario Tabarri di liberare Forlì. Va sottolineato che fra la Brigata e i gruppi partigiani dentro Forlì il collegamento fu tenuto da Luciano Lama che si rapportava con Garoia e Flamigni.

I partigiani iniziano a prepararsi all’azione. Ma non sempre le situazioni sono semplici. Ad esempio, quando Sergio Flamigni (in casa di Gallio Rossi, via Giorgio Regnoli) cerca di caricare le (poche-ecco uno dei problemi) armi, si accorge che le munizioni portate da Luigi Ravaioli (armiere dei Partigiani alla Cà Rossa) sono inadatte. Così tre partigiani, con i sacchi di munizioni si avventurano nella notte del primo novembre in città. L’unico armato è Pino Maroni (nome di battaglia Pirò). In corso della Repubblica, all’altezza della ex Becchi, vengono intercettati da una pattuglia fascista e Pirò getta contro i militi repubblichini il sacco di munizioni, poi spara per mettere in salvo gli altri due. Rimane ferito nel conflitto a fuoco e verrà torturato ed ucciso (vedere lapide). Tocca a Irma Vasumini (nome di battaglia Liliana) andare a capire cosa è successo. La sera dopo una trentina di Partigiani va a procurarsi le pallottole giuste vicino alla camera mortuaria, dal gruppo in attesa, dove c’era anche Fusaroli.

L’8 novembre 1944 iniziano le azioni per la Liberazione di Forlì, con priorità per l’aeroporto, e, secondo Nanni, c’era anche Vailati. Il 9 ci sono alcuni “intoppi”. Uno è il carro armato in piazza Morgagni, l’altro la sparatoria in via dei Mille e, il peggiore, la mitraglia tedesca in via Pelacano. Interessanti le testimonianze dei partigiani che ricordano come dalla piazza Saffi si mossero su corso Mazzini, suscitando entusiasmo negli abitanti. E poi la famosa frase riferitami da più persone “Vai a chiamare gli inglesi”, che erano attestati al fiume Ronco, che però, oltre al classico ingresso di viale Roma (vedere foto “storiche”) vollero entrare anche da Corso Diaz. E quando arrivarono in piazza Saffi, trovarono i partigiani che avevano già nominato Franco Agosto, sindaco di Forlì.

Tabarri, fra le sue indicazioni, voleva che la Liberazione fosse fatta dai partigiani con conseguente nomina di un partigiano a sindaco, per evitare le nomine degli Alleati che a volte sceglievano personalità poco gradite. Inoltre c’era Romolo Landi (Commissario Politico) e il tenente Guido Gardini (Comandante di piazza). A ulteriore testimonianza di quanto affermato, ecco le parole che ci ha lasciato Iader Miserocchi (Mi chiamo Iader – ed. Il Ponte Vecchio – giugno 2019): “Gli alleati entrarono a Forlì il 9 novembre, trovando la città già in mano ai partigiani che avevano organizzato un’insurrezione guidata da Luciano Lama”.

In più aggiungo “Sergio Flamigni- Luciano Marzocchi – Resistenza in Romagna”, La Pietra 1969, che scrivono: “Durante la notte (8 novembre 1944 nota mia) i GAP attaccarono i tedeschi in ritirata: scontri si ebbero in via Diaz, Pelacano, Gorizia e viale Filippo Corridoni, dove venne bloccata una colonna di carriaggi, che i GAP attaccarono con bombe a mano e armi automatiche, infliggendo notevoli perdite. Il mattino del 9 novembre i patrioti occuparono la Questura di Forlì, dove trassero in arresto una trentina di agenti, il Municipio, dove si insediò il Comando di piazza, il palazzo della Prefettura e i più importanti edifici pubblici. Nel pomeriggio i carri armati alleati entrarono in città”.

Concludo con Pasaròt (Giuseppe Zanetti – Il percorso della mia vita): “La Brigata (l’8° Garibaldi nota mia) era arrivata al campo di aviazione, arrivò l’ordine di rientrare tutti a Meldola (….). Alla mattina del 9 di novembre, quando i tedeschi fecero saltare il ponte sul Montone, allora venne l’ordine di occupare Forlì e siamo usciti. Sembrava non ci fosse nessuno nel centro di Forlì, e invece quanta gente c’era che venne fuori a salutare alle finestre e ai balconi …. E così, sono arrivati gli inglesi che Forlì era già occupata dai Partigiani”.

Adalberto Erani