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Treni post lockdown: siamo già incartati

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Stazione di Bologna. Pomeriggio di oggi. Treno locale per Ancona (già in ritardo). Dentro si sta seduti a posti alterni. Peccato che un sacco di gente stia in piedi nei corridoi, riservando una languida occhiata al posto proibito. Direi che la distanza media fra le persone è di 50 cm. Che si dovrebbe fare? Scendere disciplinatamente e aspettare un’ora? Occupare un posto proibito? Attendere in piedi pazientemente e in silenzio? Venire in auto la prossima volta? Direi che siamo già incartati: regole diverse, restrizioni e libertà alternate in modo incoerente, producono inevitabilmente punti in cui emergono le contraddizioni. E questo è uno. Mi trovo su una faglia burocratica.

Causa sovraffollamento, il treno non parte. Ne stanno preparando un altro per Rimini per le persone in eccesso. Le persone scendono disciplinatamente. Anche quelle già sedute, talvolta, le quali temono che il treno non parta. Si diffondono strane storie, del tipo: il treno n. 1 fermerà solo da Rimini ad Ancona. L’altro, il n. 2, farà le fermate da Bologna a Rimini. Caos totale. Ma quanto potrà durare un sistema fatto così?

La falsa notizia delle fermate alternate tra i treni n. 1 e n. 2, diffusa da un viaggiatore che asseriva d’averla ascoltata dalla viva voce del capotreno, è stata smentita dai fatti: il convoglio ha fatto tappa a Castel S. Pietro, pur dopo qualche iniziale incertezza. La diffusione di elementi leggendari arricchisce il viaggio d’un imprevisto risvolto esotico. La facilità con cui corrono le voci ha qualcosa di magico e di favoloso. Per la prima volta l’altoparlante, afono per un’ora, scandisce il nome d’una stazione; l’ordine legale-razionale sembra ripristinato. Max Weber ha vinto ancora!

Roberto Balzani