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Dalla coltivazione alla nascita spontanea delle orchidee

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Ricorre oggi la Giornata mondiale dell’ambiente. L’appuntamento fu istituito nel 1972 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite in occasione dell’istituzione del Programma per l’ambiente e viene celebrato ogni anno il 5 giugno. Nell’occasione intendo raccontare di come le orchidee nascano in modo spontaneo, ed è un bel segno, vicino a una zona densamente costruita di Forlì.

Molti forlivesi ricorderanno quando il nostro territorio assunse una certa notorietà anche perché vi si coltivavano le orchidee. Il fiore dell’orchidea ha un fascino particolare ed una bellezza unica, esteticamente perfetto tanto che da secoli simboleggia la raffinatezza, l’eleganza, l’armonia, la bellezza ma anche e soprattutto la passione, la sensualità e l’amore. Per tutti questi motivi è un fiore ricercato in tutto il mondo, tant’è che negli agli anni ’70 fu avviata la coltivazione di orchidee nella zona di Rovere, frazione del Comune di Forlì posta lungo la Strada Statale 67 alle porte di Terra del Sole. In un terreno adiacente alla chiesa parrocchiale di San Pietro in Arco e prospiciente su due lati con via delle Vigne furono costruite diverse serre che occupavano un’area di circa 10.000 mq, dei quali circa 200 dedicati a un laboratorio per la micropropagazione (tecnica di riproduzione all’avanguardia per l’epoca). Nell’area c’erano anche due piccoli laghi per soddisfare le esigenze di acqua.

Verso la fine degli anni ’80 la cooperativa Pan Flor Arbores et Vites rilevò l’attività dalla proprietà precedente, la famiglia Ceccarelli, continuando la produzione di orchidee e aggiungendo quella della vite. Dopo molti anni di successi, con riconoscimenti a livello internazionale per la qualità del Fiore, le serre furono duramente colpite dalla grande nevicata dell’inverno 2012, durante la quale caddero oltre 2,5 metri di neve che causarono il crollo di 2.500 mq di coperture e la distruzione degli impianti di riscaldamento e di irrigazione, provocando la morte di tutte le piante. A causa di un cavillo legale, l’assicurazione si rifiutò di pagare i danni e la cooperativa, dopo ingenti investimenti per far ripartire l’attività, fu posta in liquidazione. Da quel momento le serre sono state abbandonate e messe in vendita. Di recente sul sito si è concentrata l’attenzione, per scopi culturali e storici, dell’Associazione “Spazi Indecisi” (www.spaziindecisi.it).

Se questa ormai è storia, occorre registrare che la natura si è presa una rivalsa perché
recentemente sono state individuate orchidee nate in modo del tutto spontaneo nelle aree verdi adiacenti alla via Costanzo II, ai margini della zona industriale e artigianale di Coriano. Le piante sono state fotografate da Giulio Sagradini, che con i suoi scatti aveva già fatto conoscere la ricchezza e la bellezza delle numerose specie di insetti presenti (dalle farfalle alle coccinelle) nella stessa zona.
Le aree di via Costanzo II, che originariamente erano agricole, con l’approvazione del Piano Regolatore generale del Comune di Forlì degli anni ’70, che previde la realizzazione di una zona industriale e artigianale, furono individuate come zone a verde. Per molti anni vi è cresciuta solo erba, poi nel 2003, attraverso la partecipazione a un progetto della Regione Emilia-Romagna sono state piantumate con arbusti e alberi di vario genere.

Si è così creata un’esperienza pilota proprio nell’area di Coriano con un progetto che si poneva come obiettivo l’individuazione dei criteri operativi per definire un’area industriale ecologicamente attrezzata (progetto denominato CRIT.ECO. – per la definizione di criteri verso un’ecologia industriale). Nell’ambito di questa elaborazione, gli spazi verdi in questione sono stati considerati non solo in un’ottica meramente ornamentale ma come contributo al miglioramento della qualità della vita ed in particolare al miglioramento della qualità dell’aria.
Il progetto CRIT.ECO fu elaborato dai tecnici comunali: ingegner Silvano Allegretti, responsabile del procedimento, perito agrario Roberto Mini, progettista coordinatore, dottoressa Francesca Bacchiocchi e geometra Elena Balzani, collaboratrici.
Constatato il proliferare negli ultimi tempi di una flora e di una fauna di un certo interesse naturalistico in queste aree e in altre analoghe, si può dire che si sono raggiunti gli scopi prefissati. Non ci si può però accontentare e una piantumazione diffusa va ripresa in tutte le aree verdi pubbliche presenti sul territorio comunale, anticipata da un’analisi attenta e meticolosa dei luoghi per valutare cosa può essere messo a dimora per migliorare lo stato dell’ambiente.
Sarebbe un ottimo investimento e servirebbe per celebrare in modo adeguato giornate come quella di oggi.

Gabriele Zelli