Il 2 Giugno si scelse la Repubblica, lo sappiamo tutti. Un anniversario meno noto è il centenario del Ministero del Lavoro, allora “per” il Lavoro. Era il 3 giugno del 1920 e il governo di Francesco Saverio Nitti, sbeffeggiato da D’Annunzio come “Cagoia”, agonizzava. Nel cupo dopoguerra, le forze riformiste cercavano fra mille difficoltà di rispondere con provvedimenti organici ad una terribile crisi economica e sociale.
Del Ministero del Lavoro si parlava da vent’anni: c’era chi lo voleva “di classe” e chi, invece, lo avrebbe desiderato improntato ad una visione modernistica, tecnocratica e produttivistica. Furono il sindacato, il mondo della cooperazione e quello del mutuo soccorso a chiedere e a ottenere da Nitti un dicastero che fosse interlocutore delle prime, grandi articolazioni della società di massa, espressione di un’auto-organizzazione dei lavoratori che solo col tempo lo Stato aveva riconosciuto. Nel 1923 Mussolini lo soppresse. Ma nel 1945-1946 il tema del lavoro tornò alla ribalta, ispirando, anche nei francobolli, il laburismo istintivo, non ideologico degli italiani del tempo della Ricostruzione.
Nessuna carta monarchica avrebbe potuto, all’art. 1, citare il “lavoro” quale elemento fondativo. La nostra, sì. I tempi sono cambiati e lo stesso concetto di attività lavorativa non è più quello di un tempo: ciò nonostante, ancor oggi è il lavoro – raro, perduto, faticoso, intermittente, agile, smart, tradizionale, nero, ecc. – a catalizzare le nostre apprensioni, i nostri dubbi, le nostre aspirazioni quotidiane. Buon 2 Giugno a tutti.