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La via Maglianella, una delle più belle di Forlì

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L’emergenza determinata dal diffondersi del virus Covid-19 mi ha impedito di ripercorrere a piedi via Maglianella, come faccio diverse volte all’anno, una delle strade della campagna forlivese più belle e interessanti, insieme alla parallela via La Valle, dal punto di vista naturalistico e paesaggistico. Ogni stagione con i suoi cicli naturali la caratterizza. Nel periodo fra la fine aprile inizi di maggio ha un fascino particolare che cercherò di raccontare. Imboccando la strada dalla Bidentina, superato lo svincolo in accesso, ci si trova di fronte a un tratto tutto rettilineo che conduce alla Chiesa dei Santi Marco e Michele di Magliano. Nel tracciare l’itinerario Magliano-Ronco, che può essere percorso a piedi (in più tappe) o in bicicletta, gran parte costeggiando il fiume, con questo testo e i successivi parto proprio da via Maglianella. Invito tutti a farlo nell’ambito del proprio esercizio fisico e del tempo libero. Il contatto con la natura fa bene e conoscere i nostri luoghi più belli altrettanto.

Vigneto-campagna-uva-via-Maglianella

I tulipani e le rose all’inizio dei filari delle viti
Su entrambi i lati della via si possono notare le tradizionali coltivazioni di questa area della Romagna. Impreziosisce il paesaggio agrario la presenza di importanti e ben curati vigneti che sono caratterizzati da lunghi filari. Ed ecco una delle prime caratteristiche: nel tratto iniziale diversi filari vedono a fianco della prima vite la presenza di piante di tulipani e di rose. A sbocciare per primi sono i tulipani e a seguire le rose. Per diversi giorni entrambe si possono vedere fiorite insieme a rappresentare uno spettacolo unico di colori, quest’anno meno vistoso del solito a causa della siccità. Una situazione analoga si può ammirare in altre zone del nostro territorio, quasi esclusivamente con la presenza di rose; ma sempre più raramente le colture intensive lasciano spazio a questi abbellimenti floreali che avevano, fra l’altro, una ragione pratica. In passato la rosa fungeva come una vera e propria sentinella; veniva, e viene tuttora chiamata, “pianta spia”, in quanto manifesta per prima i sintomi di eventuali malattie o parassiti che possono colpire la vite stessa. Tra i suoi molti nemici si annovera il cosiddetto “mal bianco” (oidio), un fungo che penetra negli acini d’uva, lacerandoli e favorendo l’ingresso ad altri parassiti, la muffa grigia (o botrite), il tumore batterico oppure i ragnetti rossi e gialli e la metcalfa. Le rose, quindi, messe in testa ai filari, aiutavano a monitorare e controllare lo stato di salute della pianta e del frutto, permettendo così di prevenire eventuali problemi o comunque di agire tempestivamente per ridurne i danni al raccolto. Oggi, con il mutare e lo sviluppo delle tecniche agrarie e di allevamento della vite e con la nascita di nuovi sistemi scientifici di analisi e previsioni, il mantenimento o la messa a dimora delle rose nei vigneti non ricopre più questo ruolo di sentinella, in quanto non più necessario. Tuttavia essa rimane un’antica tecnica ancora molto diffusa tra gli agricoltori, soprattutto tra coloro particolarmente attenti alla difesa delle tradizioni passate e alla salvaguardia dei naturali cicli biologici della pianta, senza ricorrere a forzature o a moderne tecniche invasive.
Naturalmente è sperabile che si ritorni a piantare ovunque rose insieme ai vigneti e in via Maglianella si conservino quelle presenti, così come i tulipani che impreziosiscono ulteriormente la zona. Senza dimenticare che i due fiori hanno un loro linguaggio. La rosa è il fiore da donare per eccellenza e ogni varietà porta con sé un messaggio diverso. Da secoli è il simbolo di amore, devozione, ammirazione, bellezza e perfezione. Simboleggia, inoltre, il segreto e lo svelare con delicatezza. Il bocciolo ben chiuso incarna anche la castità femminile, mentre la rosa sbocciata rappresenta bellezza giovanile. Il tulipano è uno dei fiori simbolo della primavera. Ha origini persiane e nel 1500 veniva già largamente coltivato in Turchia. Per la sua somiglianza con il “tulbend”, il turbante indossato da uomini turchi, prese il nome di tulipano. Esistono diverse varietà di tulipani e di colori, per questo il significato del tulipano, che generalmente simboleggia una dichiarazione d’amore, assume accezioni diverse in base al colore. Per il popolo persiano, il tulipano era un’offerta che il giovane innamorato faceva alla sua amata. Donando un tulipano si dichiarava di essere “infuocati dall’amore”.

La siepe di biancospino tutelata
Proseguendo lungo la strada la seconda caratteristica che colpisce è la presenza di una siepe molto antica a delimitazione di una parte del podere “Valle”, via Maglianella 26, caratterizzata dal biancospino comune (Crataegus monogyna), tutelata in base alla legge regionale n. 2 del 24 gennaio 1977 che salvaguarda, oltre agli alberi monumentali, i filari e le alberate di particolare pregio paesaggistico, monumentale, storico e culturale. Un tempo il biancospino veniva utilizzato, in diverse regioni italiane, come essenza costituente delle siepi interpoderali, cioè per delimitare i confini degli appezzamenti. In ragione delle spine e del fitto intreccio dei rami la siepe di biancospino costituiva una barriera pressoché impenetrabile. Attualmente l’esigenza di non rendere difficoltosa la circolazione dei mezzi agricoli meccanici ha determinato la quasi totale scomparsa delle siepi con questa funzione. È però un vero peccato perché nella storia dell’agricoltura le siepi hanno sempre avuto un ruolo molto importante per la creazione di un organismo agricolo equilibrato. Negli ultimi sessant’anni, ovvero da quando la meccanizzazione agricola ha sostituito molta parte della manodopera fornita dai braccianti, sono andate via via scomparendo le alberature e le siepi che era normale ritrovare ai bordi dei campi.
Nella storia dell’agricoltura le siepi avevano (ed hanno) una multifunzionalità spiccata. Sono innanzitutto una barriera fisica alla penetrazione delle correnti d’aria, riducendo la presenza di malattie dovute allo stress delle piante sottoposte a flussi d’aria continui, o alle malattie che si sviluppano a partire dalle micro ferite provocate dalle particelle di terriccio che si staccano in seguito a folate di vento.
La funzione principale di una siepe è però quella di offrire un luogo di riparo e di conservazione-riproduzione per predatori e parassiti di organismi che, a loro volta, sono parassiti delle colture messe a dimora dall’uomo. Il numero e la varietà degli organismi che trovano riparo nella siepe (e che svolgono questa funzione “insetticida”) è veramente incredibile. Vi sono infatti specie appartenenti a praticamente tutti i regni viventi: batteri, virus, funghi, animali; un vero e proprio habitat di biodiversità.

Gli alberi monumentali
Il podere “Valle” è anche caratterizzato dalla presenza di alberi monumentali tutelati dalla legge regionale n. 2 del 1977. Si tratta di un Gelso Bianco (Morus alba), di due tigli (Tilia L.) e un gruppo di querce (Quercus). Rientrano nella tutela della legge perché alberi di alto fusto isolati o facenti parte di formazioni boschive naturali o artificiali ovunque ubicate, considerati rari esempi di maestosità e longevità (per età o dimensioni) o di particolare pregio naturalistico (per rarità botanica e peculiarità della specie) o di riferimento relativamente a importanti eventi o memorie storiche, culturali, documentarie o legate alla tradizione locale. A questo punto si è arrivati alla chiesa di Magliano da dove si ripartirà con la prossima tappa.

Gabriele Zelli