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Rossi: «La valutazione scolastica a distanza è anticostituzionale e antidemocratica»

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«Chi ha i mezzi tecnologici, il Wifi, lo smartphone, i genitori laureati che aiutano va avanti. I “meno abbienti”, quelli con genitori che hanno la scuola media o che lavorano 12 ore al giorno e non arrivano a fine mese… si arrangino? Magari il vicino “abbiente” gli presta un pc…! Affermare, in un momento come questo, che senza valutazione il lavoro dei professori nella Dad (didattica a distanza) non ha senso, significa alterare completamente la funzione sociale che la scuola dovrebbe avere: quella di crescere, attraverso un percorso e un rapporto, ogni ragazzo in ogni situazione, di stimolarlo e abituarlo a pensare autonomamente e criticamente, di passargli conoscenze fondamentali per affrontare il mondo ed avere un ruolo nella collettività. Una funzione sociale della scuola, troppo disattesa negli ultimi anni, che appare oggi più necessaria che mai e che va rivendicata a gran voce.

Sono d’accordo che in qualche modo velocemente si dovesse trovare il modo di continuare a far studiare i bambini e ragazzi. Ma non si può pretendere di equiparare la didattica scolastica a quella a distanza dicendo che si valuterà come se fosse uguale. Non tutti hanno a disposizione le stesse tecnologie, nè gli stessi aiuti familiari per svolgere le attività. Non si può dire che il programma scolastico sarà svolto lo stesso e portato a compimento, non si può pensare che tutti saranno in grado di capire e di esser aiutati. L’idea stessa che chi rimane indietro perché non ha i soldi, l’ambiente giusto, il supporto informatico, debba arrangiarsi va contro ogni principio dell’art. 3 della Costituzione. La scuola pubblica dovrebbe tener conto di tutti e tutte le situazioni. E non si sta facendo».

Valentina Rossi consigliere comunale e capogruppo Potere al Popolo nell’Unione dei Comuni della Romagna forlivese