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Il bosco di Ladino luogo di interesse naturalistico

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Dopo aver descritto la zona di Ladino con la Pieve, la villa Paulucci e il bosco invitando, passata l’emergenza Coronavirus, a farne una meta sia per lo straordinario fascino che emana sia per l’importanza storica e naturalistica. Nello scritto che segue si prenderà in considerazione la zona boscata per la sua valenza ecologica e per l’interessante presenza di flora e di fauna. Infatti il bosco di Ladino merita di essere descritto per prendere contezza delle sue caratteristiche. Per farlo ci vengono in aiuto pubblicazioni molto aggiornate e di ottima qualità scientifica della Regione Emilia-Romagna e il suo sito web, nonché alcuni siti dello stesso ente, e di studiosi forlivesi come Saverio Simeone con il suo libro “Il verde a Forlì. L’albero, l’uomo, la città”, edito nel 2006.

Il sito, localizzato nell’alta pianura forlivese a ridosso della prima collina, comprende il lembo residuo di bosco planiziale di querce noto come Selva di Ladino, la striscia boscata ripariale del fiume Montone dal parco fluviale di Castrocaro fino all’altezza di Rovere e il caratteristico borgo fortificato di Terra del Sole, che ospita importanti colonie di pipistrelli nei sotterranei dei cinquecenteschi, grandiosi e labirintici bastioni. L’eterogenea presenza di queste emergenze naturalistiche nobilita la conoide del Montone allo sbocco della pianura romagnola, in un paesaggio intensamente antropizzato (nonché prossimo agli ambienti urbani di Forlì), adagiato su terrazzi fluviali quaternari di natura sabbiosa diffusamente coltivati a seminativi e frutteti (circa 60%), con prati e incolti (10%) di interesse floristico e ornitologico. Boschi e arbusteti non superano complessivamente il 20% del sito, tuttavia incidono significativamente sull’importanza di quest’area, vicina ed ecologicamente collegata da un lato alle rupi supramediterranee dello “Spungone”, dall’altro ai residui forestali planiziari mesofili di Farazzano, la Monda e Scardavilla, comprendendo però anche ambienti umidi ripariali simili a quelli di Magliano sul parallelo fiume Ronco, in una rete ecologica complessa e ricca di sfaccettature.

I pipistrelli di Terra del Sole trovano nei vasti sotterranei dei bastioni un ambiente di rifugio e svernamento del tutto analogo a quello delle grotte sul vicino Spungone, e “convivono” con gli abitanti del borgo in modo davvero originale, con reciproci vantaggi legati al mantenimento degli orti e di un uso nullo o consapevolmente limitato delle antiche fortificazioni, peraltro abbandonate e di non facile accesso. Sette habitat d’interesse comunitario (due prioritari) investono complessivamente circa un quinto della superficie del sito, con prevalenza per tipi ripariali e forestali.

Per quanto riguarda la vegetazione la Selva di Ladino, così come la chiamano gran parte dei forlivesi, già pesantemente ridotta ed alterata, conserva aspetti della primigenia selva planiziaria a querce e latifoglie meso-termofile. Dominata dalla Roverella probabilmente con ibridi (Rovere), conserva qualche bella Farnia lungo il Montone, là dove il bosco diventa ripariale e abbondano olmo campestre, pioppi, salici e ontani. A una certa distanza dal fiume, come si può desumere dal sito web della Regione Emilia-Romagna, permangono i caratteri termo-acidofili dovuti alla calciocarenza del terreno su terrazzo fluviale e sotto il querceto compaiono Erica arborea, Serratula tinctoria, Cistus salvifolius. La Selva presenta analogie floristiche col vicino Bosco di Scardavilla, come variante più asciutta e mediterranea. E’ rilevante la presenza di alcune orchidee (Orchis provincialis, Limodorum abortivum, Serapias vomeracea, Spiranthes spiralis, Cephalanthera rubra, Epipactis helleborine) e del raro Erithronium dens-canis, anche se manca un elenco floristico aggiornato rispetto alle numerose e purtroppo datate segnalazioni di Pietro Zangheri (1966). Gli ambienti boschivi ripariali limitrofi al Montone, pur se abbondantemente invasi da specie avventizie come la Robinia, fanno parte “di fatto” di un parco fluviale pressochè continuo esteso da Castrocaro a Forlì, con importante funzione di corridoio ecologico. Merita un cenno la flora degli spalti di Terra del Sole, con caratteristici orti sopra e sotto le mura fatte di vecchi mattoni e conci di pietra, composta prevalentemente di specie naturalizzate quali Alloro, Ligustro e Cappero.

Anche la fauna presente è di grande interesse, come chiaramente è messo in rilievo dal sito web regionale. Di assoluto rilievo la presenza di colonie riproduttive e siti di riposo e svernamento di Chirotteri legati ad habitat di grotta, così bene simulati dai sotterranei dei bastioni di Terra del Sole. Si contano almeno quattro specie di interesse comunitario (Miniottero, Vespertilio smarginato, Vespertilio maggiore, Rinolofo minore), più il Serotino ed altre specie. Tra gli altri mammiferi presenti, è segnalata la Puzzola (Mustela putorius) e, ormai diffuso su tutta la collina romagnola, l’Istrice (Hystrix cristata).

L’avifauna annovera specie tipiche degli ambienti di campagna e ripari della pianura e della fascia pedecollinare: Martin pescatore, Succiacapre, Ortolano, Averla piccola e Bigia padovana (Sylvia nisoria) sono nidificanti; la presenza di quest’ultima specie è di particolare interesse in quanto divenuta rara e con distribuzione frammentaria in Regione. Rilevante è la presenza lungo le sponde erose del fiume Montone di colonie di Topino (Riparia riparia). Le acque del Montone ospitano cinque specie ittiche di interesse comunitario: Barbo (Barbus plebejus), Barbo canino (Barbus meridionalis), Lasca (Chondrostoma genei), Vairone (Leuciscus souffia) e Cobite comune (Cobitis taenia). Tra gli Insetti, è presente il Lepidottero Ropalocero Zerynthia polyxena.
Decisamente un luogo da conoscere, apprezzare, tutelare e valorizzare ulteriormente.

Gabriele Zelli