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San Giuseppe: le tradizioni di un tempo devono resistere almeno nella memoria

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Quest’anno la Festa del papà (19 marzo) è passata in sordina dal punto di vista commerciale e consumistico. Così come non è stato ricordato, salvo qualche eccezione e non poteva essere altrimenti, l’anniversario di San Giuseppe (San Jusêf), falegname e padre putativo di Gesù, una ricorrenza alla quale in Romagna si legavano tante usanze, credenze e tradizioni popolari, prima fra tutte, la fugarena (la focarina).

Su questi aspetti scrivono Nivalda Raffoni e Radames Garoia (nella foto), cultori di storia locale: “Già negli ultimi tre giorni di febbraio e nei primi tre di marzo si accendevano fuochi per fare ‘Lom a mèrz’, lume a marzo, per propiziarsi la buona stagione. Il fuoco è un forte simbolo di rinascita e le grandi focarine si facevano per svegliare la vita della campagna dopo il lungo letargo invernale, per rabbonire gli spiriti maligni del freddo e per placare marzo pazzerello. Era una invocazione e una raccomandazione al Cielo per un raccolto sicuro ed abbondante. Questa usanza riviveva poi per San Giuseppe (19 marzo, ma qualcuno la faceva la sera della vigilia) e per la festa della Madonna (25 marzo), ‘la Madona di garzò’.

Un tempo, continuano i due studiosi, ai bambini era affidato il compito di trovare la legna per la focarina ed in occasione di quelle fatte a San Giuseppe, le bambine venivano incoraggiate a fare altrettanto: andate a raccogliere legna, San Giuseppe vi regalerà un bel seno, dicevano maliziosamente i più grandi. Le più timide arrossivano e abbassavano il viso, le più ardite si mettevano dritte col seno sporgente per far notare che loro già ne avevano un po’. Poiché di donna di scarso seno si dice che il falegname S. Giuseppe vi è passato con la pialla, ingraziarsi il santo vuol dire allontanare questo pericolo; di qui il curioso detto “la fugarena grosa la fa crèssar al tèti” (la focarina grossa fa crescere i seni); perciò porta legna abbondante al falò. In alcuni posti si dice alla ragazza con poco seno: ‘T’an è fat i fug ad San Jusêf, e San Jusêf u t’è pasé sora cun la piala!’ (non hai fatto i fuochi a san Giuseppe, e san Giuseppe ti è passato sopra con la pialla!)“. Se l’emergenza coronavirus ha annullato ogni manifestazione materiale non c’è però giustificazione per non ricordare.

Gabriele Zelli