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L’ira acida della sindaca Deo

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Ultimo aggiornamento:

Davvero difficile scrivere questo pezzo, c’è da piangere e incazzarsi, eppure a me, incredibile, vien da ridere! Se fossi protagonista di un fantasioso cartone animato, direi alla mia penna di continuare a scrivere da sola, confidando nella possibilità transitiva dei miei pensieri dalla testa al pennino graffiante sul candido foglio: rido, mai mi sono divertito tanto, leggendo e rileggendo più volte su ForlìToday il pezzo di ieri “Elezioni regionali, Elisa Deo e le preferenze annullate: C’è chi ha giocato sporco”.

Tutto nasce dal tonfo della sindaca alle ultime regionali emiliano romagnole, quale candidata della lista civica pro Bonaccini, una sorta di frullato, davvero poco gustoso, del movimento di Pizzarotti, sindaco di Parma, con gli scarsi fermenti renziani di Italia Viva, localmente rappresentati da un incolore parlamentare, la cui notorietà sfida quella di Carneade. Solo 782 le preferenze complessive della Deo nel suo collegio, davvero pochine per soddisfare l’ambizione di saltare a piè pari in consiglio regionale, lasciandosi, magari, alle spalle l’impiccio delle tante incompiute della sua attuale sindacatura, come la rotonda di Pianetto, il nuovo ponte-passerella sul Fosso Mercatale, il parco archeologico e via dicendo.

E di queste risicate 782 preferenze soltanto 120 sono state quelle attribuite dagli elettori di Galeata, il Comune, appunto, affidato incautamente alla prima cittadina Deo che nel giudizio dei galeatesi è così crollata dagli oltre 360 voti della sua elezione a sindaco, poco meno di due anni fa: 240 voti in meno su un elettorato di 1767 cittadini sono il segnale evidente che la sindaca Deo ha deluso, non convince più, insomma muove più l’aria e le parole piuttosto che la fattiva concretezza amministrativa.

Peccato che, però, la sindaca Deo non voglia convincersi di aver perso rovinosamente, non ammetta la frana del suo consenso, ma, addirittura, addebiti il suo flop a giochi sporchi della politica locale e all’inavvedutezza di certi elettori, quasi quest’ultimi fossero cittadini sprovveduti con l’anello al naso: lo stile seta e paillettes è davvero caduto miseramente con queste recriminazioni che addebitano colpe agli altri per fuggire dalle proprie, ma soprattutto da un personale esame di coscienza. La sindaca Deo non sa perdere, si rosica dentro, stizzita e livorosa, mena fendenti collerici, fortunatamente a vuoto, usando, fra l’altro, un tono ed espressioni che certo non si addicono alla sua persona e al suo ruolo istituzionale in rappresentanza di una comunità di cittadini. Le prova tutte la sindaca Deo per giustificare la sua collera.

Punta sulla compassionevole comprensione altrui per gli avvenimenti che l’hanno tenuta in apprensione nei suoi sentimenti filiali, stato d’animo che comprendiamo, ma non possiamo accogliere a giustificazione del suo risentimento: tutti abbiamo o attraversiamo momenti difficili, ma nessuno pretende di farli pesare sul prossimo. Giunge, persino, a sostenere l’annullamento di 60 preferenze a suo favore perché espresse “tutte a fianco di un simbolo sbagliato: guarda caso quello del PD.”: peccato che, in proposito, nulla risulti dall’esito ufficiale del voto regionale a Galeata, come su quello del ministero certificato dal Ministero dell’interno che su 1201 votanti su 1726 aventi diritto ha registrato solo 16 schede nulle e 6 bianche. Dunque di cosa discutiamo, aria fritta e fischi per fiaschi?

Non solo, la sindaca “giubilata” dal dissenso elettorale (per evitare l’accusa di sessismo da parte dell’interessata uso un termine aulico al posto di quello solito per designare gli sconfitti) tira in ballo pure il Partito Democratico di Galeata, reo di aver giocato contro di lei, indicando ai suoi sostenitori “di barrare il simbolo PD e scrivere Deo. In questo modo il voto al PD è rimasto valido e la mia preferenza annullata”.

Amici di Galeata, che patetica arrampicata sugli specchi! Fortuna che le unghie scivolino, al massimo graffiando la stizza di chi si ritrova a terra, oggi prima cittadina, sì, ma solo con 120 sparuti votucci del suo paese. Diverte il fatto che la Deo, forse nostalgica e con rimpianto oppure convinta di un presunto diritto, rampogni i piddini galeatesi, quasi quasi mi diventano simpatici, addirittura augurandosi che il PD provinciale intervenga per cacciarne “certi soggetti a calci in culo”. Per ora è la gentile sindaca ad aver conosciuto nel fondoschiena una significativa pedata elettorale!
Desista la sindaca Deo dai suoi piagnistei acidi: le elezioni regionali le hanno sbattuto la porta in faccia, resta aperta quella di primo cittadino con appena 120 sostenitori, davvero striminziti per continuare ad alzare la voce dell’arroganza.