2020. E così abbiamo sfangato due decenni del secolo XXI. Rispetto all’avvio del secolo XX, molto meglio. Non abbiamo avuto una grande guerra, ma solo una crisi economica che ci è costata come una (media) guerra. L’Italia, da questo conflitto economico perduto, non si è ancora rialzata. Arranca. I governi galleggiano per lo più, cercando di vendere come possono mercanzie passate di moda.
Fubini questa mattina, sul “Corriere”, scrive che tutto il quadro politico, giovane o vecchio, guarda indietro: parole d’ordine, pretese soluzioni, proposte, sanno tutte di stantio. La decozione delle infrastrutture batte il ritmo della nostra fragilità psicologica: siamo argillosi, friabili, infiltrabili dall’acqua e dai liquami. Eppure, sono convinto che il Paese abbia risorse ancora insondate, falde incontaminate alle quali attingere per risollevarsi. Forse non ci serve un politico, “capo”, “capitano” o “professore” che sia. Forse basterebbe un buon rabdomante. Tanta serenità a tutti!
Un Presidente del Consiglio che si candida a Presidente della Repubblica, con garbo, in occasione della conferenza stampa di fine anno, non l’avevamo mai visto. Gli anni Venti ci riserveranno, penso, ben altre sorprese; ragion per cui rubricherei quella di Conte, in fondo, fra le più naïves e quindi fra le meno nocive all’Italia attuale.