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Wabi Sabi: design d’arredo dal Giappone

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L’ultima frontiera del design è il Wabi Sabi, un arredo di ispirazione giapponese in cui unisce un gusto vintage a un’eleganza poco ostentata: l’usato è bene accetto, anche se usurato, e alcuni grandi marchi di arredamento hanno sviluppato il concetto, come si evince dagli e-store importanti come arredamentopari.com.

Pronunciare Wabi-Sabi suona come uno dei tanti scioglilingua senza senso creati per migliorare la compitazione e la pronuncia, ma in realtà si tratta dell’ultima frontiera del design d’arredo. Un vero e proprio stile che unisce eleganza dimessa alla bellezza del vintage. Dopo l’hygge danese e il lagom svedese grazie a questo trend proveniente dal Giappone che, in realtà, è una vera e propria filosofia nata più di 600 anni fa, per opporsi al consumismo e alla perfezione ad ogni costo. 

La parola wabi significa semplicità, mentre “sabi” si riferisce alla bellezza degli oggetti segnati dallo scorrere del tempo, quindi usurati. Un po’ come succede con gli stili vintage e industrial. Chi vuole seguire questo filone nel campo dell’arredo. Tale filosofia consiste nell’apprezzare le cose semplici e lontane dalla perfezione. Ogni graffio, spaccatura, difetto racconta una storia ed esprime l’unicità di ogni pezzo di arredo, allontanando l’idea che sia un prodotto di massa. 

Numerosi rivenditori online e non, uno tra tutti arredamentopari.com, ha già sdoganato il concetto di pezzo unico, visto che rivende mobilio di grandi marche e di artigiani italiani. Un po’ si possono intuire le varie caratteristiche di questa sorta di stile nipponico, essendo similare al vintage ma con uno studio più approfondito. 

Gli interni Wabi-Sabi dovrebbero rispecchiare il modo di essere del proprietario, la sua naturalezza. Questo significa un arredo semplice, senza fronzoli e lontano da inutili sfarzi e ornamenti. Tutto deve essere ridotto all’essenziale, in quanto si dovrà tenere tutto ordinato.  Sono quindi banditi definitivamente gli oggetti inutili, sì invece a quelli indispensabili e quelli che hanno segni evidenti di usura. 

A differenza degli altri stili, i segni sono considerati delle medaglie al merito: pareti ruvide con la vernice ingiallita o la carta da parati scollata, magari abbinati a mobili graffiati e segnati, si inseriscono perfettamente in quanto è un ulteriore raggiungimento della piena autenticità e minimalismo. Il vantaggio di applicazione del Wabi-Sabi sta nella libertà di espressione, senza preoccuparsi di eventuali carenze e, soprattutto, della simmetria. 

I materiali naturali come il legno e le sue venature, la pietra non lavorata, oppure i vimini sono ben accetti. La vera protagonista però è la ceramica, soprattutto quella riciclata e con i pezzi rotti. Per quanto riguarda i tessuti, sono importanti i tappeti intrecciati a mano, segno evidente che quell’ambiente è unico. I colori da usare fanno riferimento ai toni dei materiali usati, quindi la palette cromatica si comporrà di bianco, grigio e marrone con sfumature date da nuance pastello o toni spenti del rosso, dell’arancione o del verde.

Traendo spunto dalla dottrina del Buddismo Zen, lo stile può essere riassunto con tre verità essenziali, ovvero nulla è duraturo, nulla è perfetto e nulla è finito. C’è da dire che, almeno nel design di interni, c’è sempre la tendenza ad avvicinarsi sempre a degli stili minimal: arredi scarni, essenziali e funzionali. Un po’ perché forse ci stiamo poco tempo a casa e, senza ingombri e suppellettili inutili, le operazioni di pulizia e riordino risultano molto più veloci e l’ambiente sembra più arioso invece che claustrofobico. Dimentichiamoci le tipiche case della nonna, con ninnoli ovunque che lei spolvera minuziosamente ogni giorno. Attenzione, però: il Wabi-sabi non promuove la sciattezza e il disordine, solamente che le imperfezioni devono essere accettate, perché la bellezza sta negli oggetti che hanno una loro vita e che rispecchiano il nostro essere. 

Per arredare in stile, la semplicità è il fulcro fondamentale, quindi un oggetto fuori posto non crea disordine, bensì esprime il concetto di vissuto. La penombra è l’illuminazione ideale, in quanto le luci dirette fanno risaltare troppo, e una luce fioca è evocativa di ricordi del passato. I colori da usare derivano tutti dalla natura, così come i tessuti da preferire. Lino, cotone e canapa sono i più gettonati, mentre il legno e la pietra non lavorata, insieme alla ceramica, sono i materiali più usati. Parola d’ordine è riciclare sedie, sgabelli, piatti o ciotole vecchie, mai buttare via qualcosa che si può riutilizzare.