Asilo Santa Rosa: il cielo dimenticato

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Il 2 giugno, si sa, è festa nazionale ma io ho partecipato ad un’altra festa perché voluta e organizzata dalle Suore Orsoline di Maria Vergine Immacolata di Gandino a Predappio che, dall’inverno 1929, gestiscono l’Asilo Santa Rosa. La festa è stata voluta perché, per tante ragioni, dopo novant’anni esatti, le “suorine” sono state costrette a lasciare l’attività educativa e pastorale che svolgevano a Predappio per salutare così la comunità predappiese.

La cerimonia di commiato ha anche visto momenti di commozione e di forte dispiacere perché la decisione delle suore costituisce uno strappo doloroso per la comunità predappiese essendo l’ultima e unica istituzione che non mutò ragione e metodi dimostrando che esiste altro, forse superiore, alla terrena attività politica ed economica sia stata essa una dittatura, una campanilistica e ideologica amministrazione o, più semplicemente, una democrazia in continua evoluzione. Infatti, l’attività svolta dalle suore per pura vocazione, cui si unisce un’impegnativa dedizione, rimaneva l’unica testimonianza a dimostrazione che è possibile andare oltre le dittature e le guerre con la forza della coerenza, rimanendo fedeli al carisma originario delle Orsoline che le contraddistingue nel campo educativo delle giovani ragazze, poi aperto anche ai maschi.

Le cose, però, cambiano, come cambiano i sindaci poiché alle ultime trascorse elezioni amministrative ha vinto, dopo più di settant’anni, Roberto Canali espressione del centrodestra, e i due accadimenti non sono affini e correlati fra loro perché non sono il frutto di una condivisa pianificazione ma, nei fatti, rappresentano una congiuntura cabalistica particolare e senza precedenti.
Però, la mia presenza a Predappio non era solo dovuta alla volontà di partecipare alla festa delle Orsoline o per salutare Suor Teresa e Suor Giusy, cui vanno tutta la mia stima e il mio affetto, le ultime due suore rimaste nell’asilo, ma perché, assieme a Franco D’Emilio, abbiamo allestito, poi inaugurato, la mostra su Rosa Maltoni Mussolini che le suore ci hanno chiesto di organizzare.

Così, dopo la messa e i saluti di commiato, Franco ed io abbiamo alternativamente commentato i nove pannelli installati all’interno della chiesa di Santa Rosa, illustrandone i contenuti. Nell’esporre la storia di Rosa Maltoni, i documenti che la riguardano ma, anche, il raccontare dell’asilo e della chiesetta, la cosa che più mi ha stupito è che molti predappiesi ci hanno rivelato che molte cose le apprendevano per la prima volta e che in pratica nessuno era a conoscenza del fatto che le pareti della navata della chiesa, ora di colore verdastro, erano e sono, in realtà, di un color azzurro intenso costellato da stelle dorate. Altro fatto sconosciuto ai più è che la statua di Santa Rosa da Lima contenuta all’interno della chiesetta, opera lignea del noto scultore Bernardino Boifava, fu regalata dai fratelli Mussolini, Benito, Arnaldo ed Edvige, nel 1929, quale memoria della madre Rosa Maltoni.

Alcuni attempati predappiesi che frequentarono l’asilo prima degli anni sessanta, ricordano l’interno della chiesa stellato e azzurro ma fu poi ricoperto dalla tinta verdastra che oggi è visibile; non ho trovato chi lo fece e neanche quando né perché ma, tant’è, così andarono i fatti. Anche Suor Teresa e Suor Giusy, tempo fa, rimasero stupite nello scoprire che il vero colore delle pareti della navata è azzurro perché nei ventisette anni di permanenza di Suore Teresa, nessuno mai glielo aveva rivelato. Senza troppo indagare, è facile verificare quale sia il vero colore di sfondo perché il distacco di alcune parti della verdastra pellicola, ha messo a nudo il brillante azzurro di fondo, come facilmente leggibile nella foto pubblicata e scattata recentemente.

Mi piacerebbe assistere al restauro della navata centrale e vedere la chiesa nella sua versione originale perché l’Asilo Santa Rosa, in origine Asilo Rosa Maltoni Mussolini e Chiesa di Santa Rosa da Lima, è indubbiamente l’edificio più prezioso e decorato dell’intera Predappio e unico sia per le sue linee architettoniche moderne che per il suo carattere dai lineamenti dichiaratamente dal sapore romano. Fu progettato dall’architetto Florestano Di Fausto nel 1927 e completato in sua prima veste nel 1928 ma paventata l’ipotesi della gestione concessa alle Suore Orsoline, fu predisposto un ampliamento per il refettorio, le stanze dormitorio e una straordinaria terrazza belvedere, il tutto completato, nella parte retrostante, nel 1929.

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Forlivese (1965), architetto, laureatosi all’Università degli Studi di Firenze con una tesi su "Piani urbani e forma della città - Forlì e la realizzazione di viale della Libertà", rivelando, già allora, il suo vivo interesse verso gli sviluppi dell’architettura contemporanea dalle avanguardie ai giorni nostri. Docente a contratto per oltre dieci anni all’Università degli Studi di Bologna, Facoltà di Architettura “Aldo Rossi” di Cesena, affianca all’attività, ormai ultraventennale, di libero professionista, quella di ricercatore storico nel campo dell’architettura e dell’urbanistica. Ha contribuito alle seguenti pubblicazioni: Laura Tartari, "Gli oltre sette secoli degli Orfanotrofi di Forlì. Storia e memoria di una realtà locale (1999)"; Ulisse Tramonti e Maria Cristina Gori (a cura di), "Palazzo Morattini un tesoro nascosto (2006)"; di quest’ultimo edificio ha curato il progetto di restauro, relativo al piano nobile. Nell’ambito dell’attività di restauro, risanamento conservativo e ristrutturazione ha progettato e coordinato il recupero della ex Casa del Fascio a Pievequinta di Forlì, lavoro che gli è valso la Menzione d’Onore alla “Festa dell’Architettura Forlì-Cesena 2014”, organizzata dall’Ordine degli Architetti della provincia forlivese. Su tale intervento di restauro ha pubblicato anche il volume "Il restauro della ex Casa del Fascio a Pievequinta di Forlì (2015)" con introduzione curata dal prof. arch. Giorgio Muratore dell’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Nel 2017 ha curato e pubblicato con Franco D’Emilio il volume "Predappio al tempo del Duce - Il fascismo nella collezione fotografica Franco Nanni", raccolta di immagini, recentemente riconosciuta dallo Stato di interesse storico nazionale. Il 2018 lo vede pubblicare il volume "Predappio. Il racconto di un progetto compiuto, 1813 - 1943", che rappresenta lo studio analitico-documentale della nascita e sviluppo del nuovo centro urbano pedemontano, per come oggi possiamo visitarlo.

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